Ayala di A. P.
Ayala Ayala «Un camaleonte che si rinnova» D ARE protezione è una delle caratteristiche più significative dell'organizzazione mafiosa, è un modo per radicarsi sul territorio e per ottenere legittimazione sociale, però non ne è l'essenza», dice il giudice Giuseppe Ayala, collaboratore di Falcone e Borsellino, oggi deputato del pri. «La finalità della mafia è la ricerca del potere, in un circuito perverso: fare profitti per avere potere e usare il potere per fare profitti». Ma la mafia è un fenomeno di arretratezza o di modernizzazione? «Non sono un sociologo, né un tuttologo. Per la mia esperienza di giudice posso dire che la mafia non è avulsa dal contesto sociale: quando la società cambia, anche la mafia cambia. Il suo specifico è la capacità di adattarsi. Essa è camaleontica. Prima era agricola, poi è stata urbana. Negli anni del consumismo becero ha cercato i facili guadagni del traffico di droga. Ai giorni nostri, è la componente organica di un sistema di potere, in cui c'è chi la combatte, chi l'accetta e chi la favorisce. Oggi questo sistema è in crisi e la mafia ne risente, il che spiega gli omicidi di Lima e Salvo. Mentre all'interno della mafia si è imposta una centralizzazione, una dittatura: quella dei corleonesi. Hanno messo in opera una vera repressione del dissenso, che è costata non una decina ma centinaia di morti. Bisogna vedere quanto durerà o se non sfocerà in nuove guerre di mafia», [a. p.]
Persone citate: Ayala, Borsellino, Giuseppe Ayala
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