Il vento beffa la galleria d'arie di Antonello Trombadori
Il vento beffa la galleria d'arie Roma, una raffica ha mandato in frantumi una scultura di Fausto Melotti Il vento beffa la galleria d'arie «Sfondata» la porta blindata di sicurezza Nei mesi scorsi era sparita un'opera di Cézanne ROMA. Il sibilo del vento, una porta che si spalanca, e un tonfo. A terra in mille pezzi una scultura di Fausto Melotti. Così, ieri, è andata distrutta una delle opere dell'artista veneto custodita nella Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Un incidente che sembra incredibile, e la cui dinamica non è ancora del tutto chiara. Secondo le prime ricostruzioni dei due ispettori inviati sul posto da Francesco Sisinni, direttore generale del ministero dei Beni Culturali, Maurizio Bonocore Caccialupi e Anna Barbaro, l'opera sarebbe caduta dopo essere stata investita da una raffica di vento durante la tempesta che si era abbattuta in mattinata sulla capitale. La cosa ancora difficile da spiegare è come il vento abbia potuto aprire la pesante porta di sicurezza della veranda che proteggeva le sculture. Sisinni, oltre ad esprimere il rammarico per l'incidente e per la perdita della preziosa opera, ha detto: «Spero che ciò che è accaduto non turbi gli ottimi rapporti instaurati con la famiglia Melotti, la quale si accinge a donare alla Galleria altre importanti sculture». La Galleria Nazionale di arte moderna, già da mesi, si trova al centro di aspre critiche e di un'inchiesta giudiziaria per la scomparsa di un doppio acquerello di Cézanne, e recentemente per la richiesta da parte della Corte dei Conti alla direttrice della Galleria, Augusta Monferini, di risarcire lo Stato per la scomparsa dell'opera. Storia, quest'ultima, che non si concluderà certamente in tempi brevi, visto che la dottoressa Monferini ha di¬ chiarato battaglia e ha confidato nei giorni scorsi ai giornalisti: «Non faccio il poliziotto, sta al magistrato e alle forze dell'ordine accertare come sia misteriosamente scomparso il Cézanne». Un ennesimo caso, questo, che ha aperto il dibattito sulle strutture pubbliche per l'arte, da tempo all'ordine del giorno nel nostro Paese. «Siamo all'emergenza», commenta Roberto Conforti, che guida il comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico. E prosegue: «I furti di oggetti artistici garantiscono da sempre discreti guadagni alla piccola criminalità. Ma ora anche la grande criminalità ha scoperto nelle opere d'arte la possibilità di un investimento certo e che poco risente della svalutazione». Gli esempi di spogliazione sistematica e continuata dell'inestimabile patrimonio artistico italiano certamente non finiscono qui. Ancora è impresso nella memoria di tutti il furto avvenuto il 24 gennaio 1992 nella Galleria Estense di Modena, dóve furono rubati la «Madonna con Bambino» del Correggio (500) e il «Ritratto di Francesco I d'Este» di Diego Velazques (1639). Oppure il ritiro dal cortile di villa Reale a Milano dell'opera «Il grande miracolo» di Marino Marini, da parte della moglie, per il «cattivo trattamento che il Comune gli riservava». Tra il 1970 e il 1990, tra dipinti, sculture, monete e reperti di antiquariato, sono stati sottratti in Italia 301.576 oggetti, contro i 110.772 recuperati dalle forze dell'ordine. [p. m.] «mLoarvocqndnfzdrditl Sopra il ministro Ronchey. Di fianco la Galleria d'arte di Roma Di fianco l'onorevole Antonello Trombadori
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