«Tedeschi, anche Brandt era profugo» di Emanuele Novazio
«Tedeschi, anche Brandt era profugo» Esule in Norvegia sotto il nazismo, è morto mentre in Germania tornano lugubri fantasmi «Tedeschi, anche Brandt era profugo» Berlino, grida tra la folla ai funerali BERLINO DAL NOSTRO INVIATO La cerimonia ufficiale è appena finita, il presidente Richard von Weizsaecker scende la gradinata del Reichstag alla sinistra di Brigitte SeebacherBrandt, la vedova dell'ex Cancelliere morto di cancro l'8 ottobre scorso, a 78 anni. Accanto, vicini a Helmut Kohl e al presidente del «Bundestag» Rita Suessmuth, i tre figli di Brandt, Peter, Mathias e Lars insieme con Ninja, nata dal primo matrimonio. La banda d'onore della «Bundeswehr» saluta il feretro, portato a braccia da otto ufficiali, con una marcia dolente, «Ich hatt' einen Kameraden», avevo un compagno: al di là delle transenne le bandiere rosse della socialdemocrazia e uno striscione, «Willy ci manchi». All'improvviso un grido, «Anche Brandt era un Asylant, giù le mani dalla Costituzione». E' un attimo appena, una sospensione brevissima, ma coglie di sorpresa anche gli otto ufficiali che scendono la gradinata al ritmo dell'inno funebre: per un momento lunghissimo, la cerimonia d'addio sembra diventare una dimostrazione politica. Per un momento il prato del Reichstag, con mille persone che guardano i mille ospiti venuti da tutto il mondo, diventa il segno di una vita esemplare e di un intero Paese: lo spec¬ chio di quella Germania che Brandt - costretto a emigrare in Norvegia negli anni del nazismo - vedeva di nuovo assediato dal rischio dell'intolleranza, dalla violenza, dalle dispute politiche aspre per la modifica del diritto d'asilo. Poi tutto si scioglie, la tensione ridiventa emozione composta, il coro della gioventù socialista intona «Fratello per la libertà»: fa freddo, il sole c'è solo a momenti, la bara avvolta nella bandiera tedesca passa davanti al picchetto d'onore di trecento soldati e si avvia al cimitero di Zelhendorf per «l'addio privato», quello dei famigliari. Ma neanche l'omaggio del mondo - aperto col primo movimento dell'«Incompiuta» di Schubert diretta da Abbado - è stato soltanto rituale: non foss'altro che per una particolarità suggerita proprio dal cerimoniale. Davanti a Michail Gorbaciov, a Francois Mitterrand, al principe Carlo, al segretario generale dell'Orni Boutros Ghali, hanno fatto l'elogio di Brandt - l'uomo che per ventitré anni ha guidato il partito socialdemocratico - soprattutto politici democristiani. Il presidente federale von Weizsaecker, il cancelliere Kohl, che di Brand è stato un avversario netto, il presidente del «Bundestag» Rita Suessmuth. A loro, soprattutto, è toccato riassumere una personalità politica e umana complessa ma ricca di «ricadute» sulla storia e sulla politica d'oggi. Quella che von Weizsaecker forse ha colto meglio di tutti, guadagnandosi un cenno di gratitudine da Brigitte Seebacher: «Con tutte le sue contraddizioni, Willy Brandt era un uomo vero». Per loro, Brandt è stato «l'uomo che ha segnato la storia tedesca e che ha vinto le sue scommesse con la Storia», perché sapeva che «la Germania è una patria difficile», come l'ha definito Kohl. E' stato l'uomo che «ha costruito ponti sui Muri e sulle staccionate, ponti verso i nostri vicini orientali, ponti fra il Nord e il Sud». L'uomo che, mentre la violenza xenofoba e razzista si spande nella Germania tornata unita, impone la sua eredità e la sua attualità: l'uomo che «ci costringe a difendere con tutte le nostre forze la libertà contro l'esclusione, la diffamazione e il razzismo», come ha detto Rita Suessmuth. Quando la bara arriva a Zehlendorf - dove Brandt aveva chiesto di venire sepolto accanto alla tomba del primo borgomastro di Berlino, Ernst Reuter - mancano pochi minuti alle quattro. Centinaia di persone sono qui da ore, molte vengono dai quartieri dell'Est, qualcuno ha con sé una foto dell'ex Cancelliere. Nella cappella dove il vescovo evangelico Kruse dà la benedizione ci sono mazzi di gerbere rosse, crisantemi, gladioli bianchi. Fuori, la gente aspetta in silenzio, qualcuno piange mentre ci si avvia alla fossa circondata da sei candelabri e dalle corone del Presidente, del Cancelliere, dell'Spd. La più vicina ha una fascia viola, dice «Con amore, Brigitte». Accanto, una piccola lapide, le parole che Brandt aveva chiesto per essere ricordato: «Ho fatto il possibile». Emanuele Novazio |j$ Gorbaciov e Raissa al funerale con il borgomastro di Berlino Eberhard Diepgen A destra il presidente tedesco Von Weizsaecker pronuncia l'elogio funebre davanti a una gigantografia di Willy Brandt (FOTO AP)
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