Vuole riavere la figlia venduta

Vuole riavere la figlia venduta Il tribunale ha respinto la richiesta della profuga albanese di patteggiare la pena Vuole riavere la figlia venduta Ma prima la donna dovrà essere processata Voleva chiudere una volta per tutte i conti con la giustizia, lasciare dietro di sé le sofferenze e le umiliazioni subite da quando era arrivata in Italia in fuga dall'Albania, tornare dalla sua bambina che nel marzo scorso era stata costretta a cedere per non perdere il posto di lavoro. Per questo Valentina Mimani, 28 anni, ieri ha chiesto al tribunale di patteggiare la pena: un anno e mezzo di carcere con la condizionale. I giudici della quarta sezione (presidente Quaini) hanno risposto di no: la profuga albanese sarà giudicata il 19 novembre. Con lei saranno processati Calogero Renna, titolare del ristorante «Les Routiers» a Borgone di Susa e i coniugi Liborio Cravotta e Giovanna Spena, di Sommatino (Caltanissetta) ai quali la bimba, di appena 10 giorni, era stata ceduta. Per tutti l'accusa è di alterazione di stato civile. Valentina Mimani è arrivata in tribunale accompagnata da una suora. Da mesi è ospite di un istituto religioso. Non ha voglia di parlare con nessuno, guarda appena la gabbia nella quale c'è Calogero Renna (difeso dall'avvocato Gabri) che è stato messo in libertà alla fine dell'udienza. I coniugi Cravotta, non sono venuti in aula. Valentina Mimani, diplomata in agronomia, separata, senza figli, era sbarcata a Brindisi nel maggio '91 ed era stata destinata a Susa. Cercava lavoro e Renna le offrì un posto di cameriera nel suo locale. Ma, assieme al lavoro, dovette accettare le sue attenzioni. Ha raccontato agli in¬ quirenti: «Avevo il permesso di soggiorno, ma senza mezzi di sostentamento potevo essere espulsa. Cercai di sottrarmi a quella situazione. Incontrai Simon, un camionista jugoslavo che andava in Francia e scappai con lui. In cambio dell'ospitalità che mi offrì presso una famiglia jugoslava a Grenoble ebbi rapporti anche con lui». In maggio Valentina Mimani si rese conto di essere incinta: «Calogero Renna mi rintracciò e mi fece sapere che il posto per me c'era sempre. Così tornai a Borgone di Susa. Non ero sicura se il padre fosse lui o Simon. Calogero mi disse di abortire, ma poi cambiò idea e mi parlò di una coppia di amici siciliani che non potevano avere figli e che si sarebbero presi cura della bambina». In agosto Renna portò Valentina a conoscere i futuri genitori del bambino che doveva nascere. Il 20 febbraio, cinque giorni dopo la nascita della piccola, in municipio Valentina Mimani dichiarò che Maria Pia era figlia naturale di Liborio Cravotta arrivato di corsa dalla Sicilia con la moglie. Testimone fu Calogero Renna. Secondo il consulente di parte, quando dichiarò il falso in municipio la donna era in stato di soggezione psichica, incapace di decidere. Il tribunale non ha accolto questa tesi: la profuga non era in una situazione psichica così fragile, né pesantemente condizionata. Quindi, nessuna attenuante né patteggiamento. Nino Pietropinto L'ex convivente le presentò coppia siciliana Scarcerato ieri Calogero Renna sarà processato con Valentina Mimani e i coniugi Liborio Cravotta e Giovanna Spena

Luoghi citati: Albania, Borgone Di Susa, Brindisi, Caltanissetta, Francia, Italia, Sicilia, Sommatino, Susa