LE PIONIERE e la donna cominciò a volare

LE PIONIERE e la donna cominciò a volare Anteprima: da Margherita di Savoia in velocipede ad Anna Kuliscioff e alle regine dell'aria LE PIONIERE e la donna cominciò a volare LL'armi siam ginnaste, veliste, alpiniste, maestrine, libere professioniste! Ogni piccolo o grande passo è un salto nel vuoto provocazione. A Torino, ali di folla scandalizza- e una nel 1911 ta a piazza S. Carlo fiancheggiano l'ardimentosa ragazza che ha osato indossare la prima jupeculotte del Regno d'Italia, inaugurando la moda dei calzoni per donna. L'audace trova rifugio nella portineria di un palazzo mentre i poliziotti sciolgono l'assembramento. La forza pubblica è sempre pronta ad intervenire: la prima «travestita» (da uomo) agli albori del secolo XX viene arrestata. La quindicenne C. S. che passeggiava in abbigliamento maschile a Napoli nella galleria Umberto I, racconta a sua discolpa di essere scappata da San Severo di Puglia per sfuggire alle molestie sessuali a cui la sottoponeva il fratello e di aver scelto quei panni per trovare un lavoro. Nel 1909 sfiora la denuncia per oltraggio al pudore e rischia la galera persino la pioniera della cosmesi rivoluzionaria e del corpo «libero e bello»: Jeannette, esperta di «Consigli di bellezza e toeletta» del periodico femminile «Donna», quando consiglia al posto del rigido e costrittivo busto «uno di quei reggi-seno che arrotondano graziosamente il petto». Ma al suo fianco, schierato nella lotta contro le stecche di balena, c'è una celebrità, il dottor Costanzo Einaudi, medico e «femminista». Il new style femminile, la costellazione di novità che nell'ambito della moda, del costume, dell'istruzione, del lavoro, dell'eros dopo l'unità d'Italia investe spose, madri, sorelle, traccia una linea netta di demarcazione. Rimescola le carte tra socialisti e cattolici, tra progressisti e conservatori. A cercare di ricostruire l'identikit delle sconosciute pioniere che hanno varcato i confini riservati al «secondo sesso» ci ha pensato la storica Michela De Giorgio nel bel libro, che uscirà da Laterza, «Le italiane». La ricerca dell'uguaglianza non porta solo dolori: è fra grandi festeggiamenti che, nel 1913, Rosina Ferrario, «di distinta famiglia milanese», prende il brevetto di pilota alla Scuola d'Aviazione Caproni. L'unica ombra sulla sua felicità? Lo sconcerto di sarte e modiste a cui si è rivolta per farsi confezionare un «costume» comodo per le ore di volo. Ma per le automobiliste, allo spuntare del secolo, i modelli da indossare sono pronti. Ernestina Macchi Prola consegue in provincia di Torino la prima patente per auto nel 1908 (a Sud la prima patente femminile arriverà in provincia di Potenza solo nel 1953). Passano poco più di vent'anni e gli angeli del focolare rombano e sgassano nella più spericolata delle competizioni: la prima gara automobilistica con il gentil sesso al volante è nel 1927 e la vincitrice, signorina Pina Conti, sfiora nel giro di un'ora i 119 chilometri orari. Mentre ferve il pubblico dibattito se siano più audaci le aviatrici o le automobiliste, lo sparuto gruppetto delle appassionate del volo cresce, grazie all'arrivo delle aristocratiche, come Miriam Potenziani, la con¬ tessa Bonmartini, la contessa di Sanbuy e la contessa Carina Negrone di Cambiaso che nel maggio 1935 batte il primato femminile di altezza per idrovolanti. E' Mussolini in persona, però, che alla fine degli Anni 30 spegne gli ardori delle contessine con occhialoni e tuta da aviatore e in un telegramma all'Aero-Club di Bologna invita le donne «a pilotare molti figli... Perché il pilotaggio è una cosa molto seria e deve essere lasciata agli uomini i quali, in Italia, finora, non mancano». Nella capitale sabauda, culla dell'emancipazione femminile, nel 1867 viene istituito il primo corso magistrale di ginnastica riservato alle signore. E' vietato ogni tipo di «promiscuità»: per le squadre nazionali femminili che partecipano al Concorso di Venezia vengono predisposti alloggi separati negli alberghi al Lido, tribune speciali nel campo di gara, orari e treni off-limits. Nel 1913 a Torino arriva il primo stock di racchette per il law-tennis, detto anche pallacorda (costo di un completo 170 lire). Margherita di Savoia dà un regale esempio e lancia la moda del velocipede: a Lugo di Romagna si svolge la prima corsa, una «mista», a cui partecipa la marchesa Adelaide Vigo. Nel 1918 «sboccia» il Gruppo Alpino Femminile fondato dalla professoressa Rosetta Catone, sostenitrice delle «escursioni senza l'aiuto degli uomini». Diminuisce il numero delle prostitute bambine nel quindicennio dal 1902 al 1918 e cresce quello delle impiegate: nel 1921 le «signorine dattilografe», ragioniere o cassiere, superano le 100 mila unità. In loro onore taglia un nastro rosa a Milano la marchesa Anna Visconti Casati per inaugurare la prima «Casa-famiglia per impiegate». Il 1877 è una data fatidica: Ernestina Paper è la prima laureata del Regno d'Italia. Ma è nata ad Odessa da una ricca famiglia di commercianti ebrei. Un anno dopo segue un'altra laurea a Torino, quella di Velleda Maria Farne. Dieci anni dopo sarà la medichessa Anna Kuliscioff a mettere a rumore l'opinione pubblica poiché l'Ospedale Maggiore di Milano non accetta di farle fare pratica clinica. A Torino, nel 1888, la sedicenne Gina Lombroso frequenta il liceo ed è l'unica ragazza in una classe di tutti maschi. Nessuno osa mancarle di rispetto. Alla Regia Università di Torino, però, le giovinette, al loro arrivo in aula, sono state fischiate e prese a male parole. Bisogna aspettare il 1930 perché salga in cattedra una «filosofa»: Cecilia Dentice di Accadia vince il primo concorso a cattedre di filosofia per i licei riservato alle donne. Non solo le intellettuali, ma anche le bellone cercano di aprirsi una strada. A Roma, per i cinquantanni dell'unità, si elegge la prima e più contestata reginetta di bellezza della capitale. Contro la competizione si rivoltano le associazioni cattoliche e i socialisti: «Si comincia da regina per finire cocotte», scrive l'«Avantil». Vince Palmira Ceccani, «principessa di Trastevere», e^la candidata del quartiere CastroPretorio, Bianca Monti, si butta dalla finestra per lo sconforto. Ai primi del Novecento le donne vivono in media trentaquattro anni e le bambine muoiono più di frequente dei maschi: sono in arrivo le prime opere sulla sessualità, l'igiene, la conoscen¬ za del corpo. Va a ruba e vende più di 20 mila copie il primo manuale, tradotto nel 1910 dal tedesco, della ginecologa Anna Fischer Dùckelmann. La rivista «Margherita» apre un pubblico dibattito sulla menopausa e per la prima volta compare sulla bocca delle giovinette la parola «mestruazione». Si indaga con studi senza precedenti sul «vizio solitario» e sull'omosessualità femminile (praticata nei collegi dal 60 per cento delle allieve). La grande guerra vede al fronte aristocratiche e bei nomi della borghesia che indossano gli abiti da crocerossine e negli stessi anni spuntano i primi gruppi di Giovani Esploratrici. Entrambe le esperienze vengono bollate con parole di fuoco da Matilde Serao. Non sempre, dunque, le donne sono a fianco delle donne a sostenere la causa della parità. Ultimo dei desideri proibiti, che si realizzerà dopo molti anni, è il viaggio da sole: Paolina Leopardi, sorella di Giacomo, disse: «E' più facile che un asino riesca a volare». Riuscirà nel suo intento solo a 64 anni. Mirella Serri Professioniste o alpiniste: ogni piccolo passo avanti fu visto come provocazione Mussolini disse allepilote: «State di meno in aereo e date più figli alla patria» Anna Kuliscioff: non le fu permesso di far pratica in ospedale Margherita di Savoia (al centro) su un carrello ferroviario A destra: Paolina Leopardi e la contessa Carina Negrone