Cina, cadono i vecchi dei dall'Olimpo del partito di Fernando Mezzetti

Cina, cadono i vecchi dei dall'Olimpo del partito Al congresso del pc dominato da Deng Cina, cadono i vecchi dei dall'Olimpo del partito Dimessi dalpolitburo 8 membri su 14 E il rimpasto più ampio del dopo Mao PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Mandarini e fegatose canizie escono di scena in nuovi assetti di vertice, che dovrebbero garantire nella transizione il passaggio alla liberalizzazione dell'economia voluta dall'anziano Deng Xiaoping, 88 anni, monarca solitario e senza eredi. Al congresso del partito comunista apertosi lunedì, e che dovrebbe concludersi domenica, otto membri su 14 dell'attuale Politburo, tutti vicini o oltre gli 80 anni, si sono dimessi dal supremo organismo chiedendo di non essere rieletti. Di essi, cinque sono schierati sulle riforme con Deng, tre sono noti per il dogmatismo e la dura opposizione. I cinque dovrebberoessere rimpiazzati da personaggi sulla stessa linea, ma più giovani; dei tre, due fanno parte del superpolitburo, cioè il suo comitato permamente composto di sei persone: resta da vedere chi li sostituirà, e se avranno le stesse posizioni. Si tratta di uno dei più vistosi cambi di dirigenza dalla fine di Mao: esso segna il rafforzamento della linea di Deng Xiaoping verso la liberalizzazione economica conservando l'autoritarismo politico. Il congresso è stato chiamato a sostenerla dopo che Deng stesso è riuscito nei mesi scorsi a neutralizzare in parte la fazione dei duri e puri facente capo a Chen Yun, 87 anni. Anche questi, ora presidente della commissione dei consiglieri che riunisce i vegliardi, perde ogni carica formale perché questo organismo sarà dissolto. All'ombra della Città Proibita il congresso prosegue a porte chiuse avendo ammesso la stampa solo all'apertura. Deng continua a restarne assente, facendo proprio per questo sentire ancor più il suo peso. Fuori da ogni carica formale, l'anziano monarca rimane decisivo e, pur non toccata dal congresso, la questione della sua successione è centrale. Nella segretezza che circonda lui personalmente e il convegno, sembrano rivivere le lotte di corte intorno a imperatori al tramonto. Non si intravede la figura svettante di un erede per Deng, Orientale Saturno che divora i propri figli, avendo liquidato nell'87 Hu Yaobang e nell'89 Zhao Ziyang dal vertice del partito pur avendoveli messi lui stesso. Per la transizione si sta delineando una struttura composita, marcatamente riformista. Il capo del partito, Jiang Zemin, e il premier Li Peng, entrambi nel superpolitburo, dovrebbero restare ai loro posti, ma condizionati dal rafforzamento riformista. Tra i dimissionari vi è l'attuale capo dello stato, Yang Shangkun, 84 anni, che lascerà anche questa carica a primavera con la sessione dell'assemblea del popolo; tra coloro che verranno elevati dovrebbero esservi dei militari, proclamatisi ««muraglia armata a difesa delle riforme»», e uno stretto collaboratore di Zhao Ziyang. In mancanza di erede, si esalta Deng mettendolo sullo stesso piano di Mao, ma senza delirante culto, e le sue teorie, cioè il primato della pratica sull'ideologia. Il Quotidiano del popolo ricorre a questo scopo al fascino arcano dei numeri per esaltare la svolta verso la liberalizzazione dell'economia che il 14° congresso sta varando. ««E' il congresso del doppio 7, e i messaggi della storia sembrano talvolta dettati dal caso. Ma dietro il caso vi è sempre qualcosa di ineluttabile. Il settimo congresso fu quello della linea di Mao Zedong per portare il popolo al potere. Il 14° è quello di Deng Xiaoping per portare il popolo alla ricchezza»». Il richiamo al VII congresso, svoltosi nel '45, implica per la nomenclatura molte altre cose. Fu allora che ««il pensiero di Mao»» fu assunto nello statuto come base teorica, su iniziativa di Liu Shaoqi, che da Mao sarebbe poi stato nel '66 distrutto, anche fisicamente; fu il congresso della lotta contro la destra, rappresentanta dal gruppo dei «27 bolscevichi» di formazione sovietica, in nome della realtà cinese, diversa dalla visione di Mosca; e fu allora che Deng entrò nel Comitato centrale. Se al VII avverine tutto questo, al suo doppio, al 14°, è la metafora matematica del Quotidiano del Popolo, si stanno assumendo nello statuto le teorie di Deng sul ««socialismo dalle caratteristiche cinesi»». Fernando Mezzetti Il segretario del partito comunista Jiang Zemin parla ai delegati durante la cerimonia d'apertura del 14° congresso del pcc a Pechino [FOTO AP]

Luoghi citati: Città Proibita, Liu Shaoqi, Mosca, Pechino