«Ma il mio schermo era innocente » di Ettore Bernabei

«Ma il mio schermo era innocente » IL RITORCO DI UN «BIG» «Ma il mio schermo era innocente » Bernabei: la tv del focolare contro la spazzatura OROMA UANDO la tv era innocente. Ricordate? Anni Sessanta: non c'erano insulti né parolacce, Giuliano Ferrara aveva appena finito le scuole elementari, Vittorio Sgarbi giocava con le figurine. C'era Carosello, Alighiero Noschese faceva le imitazioni dei politici senza volgarità, i ragazzi guardavano Lassie e Rin Tin Tin, Febo Conti li istruiva con Chissà chi lo sa? Era la tv pulita. La «tv-focolafe», come la chiama Ettore Bernabei, il padre-padrone della Rai Anni Sessanta, che dopo un lunghissimo periodo di silenzio ha deciso di uscire allo scoperto. La tv-focolare contro la tv-spazzatura. La tv pulita contro la tvpattumiera rivendicata da Ferrara nell'ultimo spot. Un lungo saggio sull'ultimo numero della rivista Studi Cattolici. Il titolo: «La tv: cattedra, pulpito & focolare». Quattro pagine. Una raffica di accuse. Perché tanta volgarità? Perché tanta «informazione giacobina» alla «perenne ricerca di vittime per la ghigliottina da offrire al pubblico?» E i ragazzi? Che cosa facciamo vedere ai ragazzi? «Quelli che trent'anni fa andavano a letto con Carosello alle 20,30 sono diventati genitori e nonni: i loro figli e nipoti hanno ormai preso l'abitudine di andare a dormire tra le dieci e le undici di sera e quindi di vedere la televisione dei "grandi"». Con quali risultati? Allora, nei primi Anni Sessanta, la televisione dei «grandi» era ben diversa. Il castigato Giardino d'Inverno con Gorni Kramer e il Quartetto Cetra in prima serata, la serie western di Bonanza con i quattro Cartwright e la loro fattoria, il soporifero Mulino del Po, Mastro Don Gesualdo e, nel '64 il gettonatissimo La Cittadella con Albero Lupo. «Per molti anni - scrive Bernabei - la Rai non ha accettato i bassi pro¬ fili delle emittenti degli altri Paesi, lanciando, quasi unica nel mondo, tipi di programmi di intrattenimento (come gli sceneggiati), che hanno contribuito al miglioramento culturale e civile di tutta la popolazione». Laurea in filosofia, direttore del quotidiano della de II Popolo dal '56 al '60 quindi direttore generale della Rai dal '61 al '74, Bernabei, che oggi ha 71 anni, è un cattolico/orte. Ha in biblioteca le opere del beato Josemaria Escrivà, il fondatore dell'Opus Dei, cita nel suo saggio il filosofo Augusto Del Noce, scrive che la tv è ormai diventata una «onnicomprensiva baby-sitter» che educa al nulla. «E' doveroso chiedersi: che tipo di umanità si formerà su questi modelli televisivi?» La tv innocente era decisamente meglio della tv di Blob. Raitre ha da poco mandato in onda le trasmissioni di Lascia o raddoppia o del Musichiere. L'Italietta di fine Anni Cinquanta. Il giovane Mike Bongiorno e Mario Riva, concorrenti timidi, vincite di poche migliaia di lire, educazione, decoro, il maestro Gorni Kramer e la valletta Edy Campagnoli. Era l'Italia che faceva commuovere Pasolini. Che cosa dice Bernabei? Che indietro non si torna. Che la libertà di espressione è sacrosanta, ma che senza regole non si può continuare e che i ragazzi vanno protetti. «Negli Stati UniI ti, il Congresso, ha di recente : stabilito che gli spettacoli televi] sivi che contengono scene di ! violenza o di sesso debbano essere trasmessi solo tra la mezzai notte e le sei del mattino». Conclusione: «Se venisse adottata una disposizione del genere in Europa - scrive Bernabei -, le televisioni, dalle sei del mattino alla mezzanotte, dovrebbero trasmettere solo documentari sulle piante o sugli animali». Ridateci la «vecchia» tv dei ragazzi. Ridateci Rin Tin Tin, il caporale Rusty e il tenente Rip Master. Ridateci Avventure in elicottero e Ivanhoe. Quando il giovane Roger Moore combatteva per re Riccardo. Mauro Anselmo Ettore Bernabei

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