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«A noi uno spot su 4» «A noi uno spot su 4» Viale Mazzini replica alle accuse Fininvest ROMA. Continua la polemica fra Rai e Fininvest, e questa volta tocca i nuovi vincoli all'«afiollamento» degli spot pubblicitari sul piccolo schermo. Giovedì accendeva la miccia una nota diffusa dalla Fininvest, nella quale si affermava che «l'abolizione del tetto pubblicitario per la Rai mina l'equilibrio di tutto il sistema». Ieri la Rai ha risposto con un suo comunicato, per fare notare che, a suo dire, «l'abolizione del tetto monetario è totalmente ininfluente. Essa, infatti, non provocherà alcuna conseguenza né sull'affollamento pubblicitario delle tre reti Rai né sulle tariffe degli spazi pubblicitari venduti dalla Sipra», la società concessionaria. «Infatti - rileva la Rai - dall'entrata in vigore dei limiti di affollamento (legge 223) sono questi ultimi a determinare sia per noi sia per la Fininvest la quantità di pubblicità che è possibile trasmettere. Spetta poi al mercato stabilire il prezzo della pubblicità secondo la legge della domanda e dell'offerta». Secondo la nota aziendale, i limiti di affollamento per la Rai ammontano al 4 per cento settimanale e al 12 per cento orario; mentre per la Fininvest equivalgono al 15 per cento giornaliero e al 18 per cento orario. «Questo comporta che il numero degli spot trasmessi dalle reti Fininvest - si aggiunge in viale Mazzini - è quattro volte superiore al numero di comunicati trasmessi dalla Rai». Lo conferma anche una fónte non sospetta (Marketing tv service), secondo la quale i secondi di pubblicità e sponsorizzazioni trasmessi dalle reti di Berlusconi nel primo semestre '92 sono stati quattro volte superiori a quelli delle reti Rai (6.575.707 Fininvest, contro 1.651.540 Rai). «La sola novità di rilievo del decreto del governo sulla pubblicità - conclude la nota - è l'innalzamento del limite delle sponsorizzazioni dal 2 al 3 per cento. Esso penalizza la Rai il cui contenitore pubblicitario è quattro volte inferiore a quello della concorrenza». [Ansa]