Bordate danesi sul vertice Cee di Fabio Galvano

Bordate danesi sul vertice Cee Oggi «summit della fiducia» a Birmingham, ma Copenaghen ripete i suoi no Bordate danesi sul vertice Cee // premier Schlueter insiste per uno statuto speciale Riesplode un problema «dimenticato» per cinque mesi BIRMINGHAM DAL NOSTRO INVIATO" Sono bastate poche parole del primo ministro danese Poul Schlueter, che ha chiesto uno «statuto speciale» per il suo Paese nell'Europa del futuro e che ha ribadito il no di Copenaghen alla moneta unica e alla difesa comune, a turbare il «vertice della ritrovata fiducia» (definizione di Jacques Delors) con cui la Cee vorrebbe lasciarsi alle spalle le paure del referendum francese e il terremoto monetario delle ultime settimane. Le sue parole sembrano confermare che quello di oggi a Birmingham, convocato quando pareva che l'Europa dovesse frantumarsi e voluto dai Dodici per rilanciare lo spigoloso processo di ratifica del Trattato di Maastricht, resta anche il «vertice della grande paura»: esame di coscienza per chi avesse dimenticato i rischi corsi o le difficoltà da superare. Il capitolo danese, infatti, non è il solo a poter guastare il grande show di unità dei Dodici; e tale pericolo è stato anche affrontato, ieri sera, in un turbinio di colloqui bilaterali. Fra l'altro Major ha cenato con Kohl e ha ricevuto Amato. Un portavoce inglese ha riferito che, nell'incont-o, il presidente del Consiglio «ha fornito notevole appoggio sul principio della sussidiarietà» (il ricorso a norme comunitarie soltanto quando quelle nazionali non sono state in grado di risolvere un problema) e ha illustrato «moite buone idee sulle questioni in discussione». Ma le continue perplessità britanniche, che hanno provocato una grave spaccatura all'interno del governo Major, impongono un dibattito da cui la consegna dell'ottimismo potrebbe emergere compiutamente solo nella forma e non nella sostanza. E' attorno a metodi e regole di sviluppo comunitario, quali una maggiore trasparenza e il latente principio della sussidiarietà, che il dibattito rischierà momenti di tensione, tali da compromettere il rilancio che è nelle intenzioni. Ecco allora che l'atteso appuntamento dei Dodici nel modernissimo e splendente Centro per le Convenzioni rischia di venir meno alle speranze più concrete. Abbandonato da tempo il desiderio britannico di utilizzare il vertice per avviare una sostanziale riforma del sistema monetario europeo, Major si è visto costretto a relegare a una breve discussione durante la colazione i temi di cooperazione monetaria. Ma non appare chiaro neppure come la Cee, rilanciato il summit in chiave politica soprattutto dopo le voci già smentite di uno studio bruxellese per una «piccola Europa» formata dai Paesi in grado di procedere rapidamente, possa dare nuovo slancio al Trattato di Maastricht. Per cinque mesi, dopo il «no» di Copenaghen, l'Europa ha fatto finta che quel problema non fosse determinante. Ora esso riesplode; e in assenza di una vera soluzione, a parte uno sforzo per evitare che altri Paesi (come l'Inghilterra) cadano nelle stesse sabbie mobili, i Dodici non potranno che tentare un esercizio di relazioni pubbliche. Nella lettera con cui ha illustrato ai partner il programma dei lavori, Major ha insistito su punti precisi: maggiore trasparenza del processo decisionale, più attenta consultazione sulle nuove norme europee, rispetto più rigoroso delle identità nazionali e, come corollario, precisi parametri sul principio di sussidiarietà. Sarà quello il nucleo del dibattito; e non sarà un compito facile. Delors, parlando mercoledì al Parlamento europeo, ha provocatoriamente offerto 200 mila Ecu, circa 340 milioni di lire, «a chi riuscirà a formulare in una sola pagina una definizione compresa da tutti». Il presidente della Commissione Cee presenterà uno studio di Bruxelles, primo passo verso le decisioni di Edimburgo, a dicembre. Ma poi !a discussione andrà oltre. Toccherà l'impasse registrata nel negoziato Gatt sulle tariffe doganali e sui commerci internazionali, dal cui successo potrebbe in parte dipendere il rilancio economico della Cee. Ma l'opposizione di Mitterrand a una «svendita» che danneggerebbe gli agricoltori francesi sembra compromettere fin d'ora qualsiasi reale progresso su quel tema. Qualcosa, invece, potrebbe emergere sulla Jugoslavia: l'inverno s'avvicina, i pericoli per la popolazione appaiono tremendi e Major intende discuterne a fondo. Fabio Galvano hzÀ Il presidente del Consiglio Amato A sinistra i controlli' anti attentati di un agente nel centro che ospita il vertice di Birmingham [FOTO ANSA)

Persone citate: Delors, Gatt, Jacques Delors, Kohl, Mitterrand, Poul Schlueter