Sanità, le lacrime dei privati

Sanità, le lacrime dei privati Cancellati molti esami e analisi in regime di convenzione, laboratori in crisi Sanità, le lacrime dei privati / centri: «La Regione ci abbandona» L'assessore: «Mi spiace, è il mercato» Sorpresa: anche i laboratori privati piangono. E' proprio un autunno caldo per la sanità. Mentre la struttura pubblica lamenta un po' ovunque un progressivo disimpegno dello Stato nei suoi confronti, e i sindacati denunciano i timori di una strisciante privatizzazione del servizio, a Torino i centri convenzionati accusano un forte calo di lavoro: meno 30 per cento. Incredibile. «Ma vero e documentabile», assicurano gli aderenti all'Anisap (Associazione nazionale istituzioni sanitarie private). E giù con l'elenco delle lamentele. Punto primo: le Usi si ostinerebbero a ignorare l'articolo 3 della legge 12/82. Prevede che, se le strutture pubbliche non sono in grado di rispondere entro quattro giorni alla richiesta di prestazioni del medico specialista, i pazienti hanno il diritto al nulla-osta che li autorizza a rivolgersi agli ambulatori convenzionati. Punto secondo: da un paio di mesi la Regione Piemonte non riconosce più, nel quadro dell'assistenza specialistica convenzionata, una serie di prestazioni «aggiuntive» a quelle presenti nel prontuario nazionale. Si tratta di test «minori», ma anche di esami di primaria importanza, come per esempio l'ecografia. All'assessorato alla Sanità allargano le braccia: «Comprendiamo il disagio, ma non possiamo intervenire: la nuova normativa impedisce alle Regioni di dotarsi di un proprio prontuario». E il mancato rispetto dei quattro giorni? In Regione quella legge viene interpretata in senso restrittivo: «Vale solo per gli esami urgenti». All'Anisap preparano le contromisure. Proteste. Ricorsi. Ma anche avvisi agli utenti affissi nella sala d'attesa di molti laboratori: «Consapevoli che per alcune prestazioni gli enti sanitari pubblici non sono in condizioni di effettuare un efficiente e tempestivo servizio, abbiamo deliberato di praticare alla clientela tariffe politiche le quali coprono in pratica i puri costi». Tanto per restare all'esempio dell'ecografia, il costo si aggira sulle 70 mila lire sia presso ospedali e Usi, sia nei centri privati. Eppure il calo resta, le entrate diminuiscono e la crisi avanza, sempre più nera. I direttori dei laboratori se la prendono con la Regione: «Qualche anno fa ci ha obbligati alla messa a norma delle sedi e all'acquisto di costosissime apparecchiature. Un investimento enorme, che oggi si sta rivelando fallimentare». L'assessore piemontese alla Sanità, Eugenio Maccari, la butta sul politico. E nella sua replica si scaglia contro la mentalità («tutta italiana») di mungere sempre e comunque dall'odiato-amato servizio sanitario nazionale: «E no, basta, Per troppo tempo il pubblico è stato sinonimo di sperpero e il privato di buona gestione. La Regione tenta di affermare una logica imprenditoriale nelle sue strutture. I privati protestano perché alcune prestazioni non sono più in regime di convenzione? La logica del mercato deve valere per tutti». Al di là delle dichiarazioni politiche, resta però un dubbio: adesso che non esiste più il prontuario regionale, riusciranno gli ambulatori pubblici a soddisfare tutte le richieste di esami e analisi? Dal palazzo di corso Regina Margherita, sede dell'assessorato alla Sanità, i funzionari giurano che l'opera di razionalizzazione sta dando «ottimi risultati». Cioè? Dati certi non ne esi¬ stono. Ma si sa che per una ecografia il tempo di attesa è grosso modo di una settimana: quasi il doppio del termine indicato dalla civilissima legge 12/82. E c'è dell'altro. Come se la scomparsa del prontuario regionale e il contenzioso sui quattro giorni non bastassero, i rimborsi ai laboratori sono sospesi dallo scorso luglio. Mancanza di fondi? Macché: Regione e Usi se li palleggiano in una partita infinita che si gioca sotto gli occhi del Tar. Si tratta di somme ingenti, miliardi: «Siamo al punto che non sappiamo come pagare gli stipendi ai dipendenti». Gianni Armand-Pilon

Persone citate: Eugenio Maccari, Gianni Armand-pilon

Luoghi citati: Piemonte, Torino