Così affonda l'Azienda-ltalia

Così affonda l'Azienda-ltalia Il rapporto di Mediobanca sulle 3106 principali imprese archivia un 1991 da brividi Così affonda l'Azienda-ltalia S'impennano i débiti, netto calo dei profitti MILANO. Netto calo dei profitti, aumento dell'indebitamento, che in cast come Tiri scatta a vette da brivido, qualche sorpresa nelle graduatorie (il fatturato Fininvest supera, seppure di poco, quello di Olivetti), alcune oasi di controtendenza (Barilla e Benetton), il vento in poppa per leasing e factoring, il difficile momento degli assicurativi. A pochi giorni dall'assemblea di Mediobanca, la tradizionale indagine dell'Uffico studi dell'istituto di via Filodrammatici sulle «3106 principali società italiane» a dati 1991, fotografa lo stato di crisi dell'economia. Una lettura non confortante, che fa correre brividi nella schiena al pensiero che, per il 1992, questo quadro non potrà che aggravarsi. Già dai dati 1991 le difficoltà dell'impresa emergono tutte quante. Nella pattuglia di testa dei gruppi industriali, gli utili scendono drasticamente. I profitti Fiat calano da 2130 a 1270 miliardi, quelli dell'Eni da 2070 a 1080, Ferfin scende da 740 a 460 miliardi, Fininvest da 220 a 104. Senza contare che Tiri passa da un attivo di 700 a un passivo di 670, Finmeccanica da 120 in più a 525 in meno, Pirelli da un guadagno di 104 miliardi a un deficit di 730. Poi c'è il buco nero di Enichem, con una perdita di 722 miliardi, alla quale vanno sommati i 400 miliardi di rosso del settore agricoltura, coperti da Agip e Snam. Per non parlare di Iritecna, neonata già oberata da un giogo negativo che, sommando il fondo di copertura, supera gli 870 miliardi. In controtendenza Barilla e Benetton: la prima aumenta del 60% l'utile (da 100 a 160 miliardi), la seconda sale da 146 a 176 miliardi, ed entrambe riducono i debiti. I quali, viceversa, salgono quasi ovunque, col solito picco dei 67.000 miliardi dell'Iri, e con alcune ristrutturazioni interne: Fiat mantiene altissima la liquidità (11.450 miliardi), Olivetti la riduce di 400 miliardi (da 4900 a 4500 miliardi). Il peso dell'indebitamento scende anche in Snia e, per un soffio (-5 miliardi), in Montedison. Crescono i debiti Fininvest da quota 2700 a 3900 miliardi, ma raddoppia - da 1000 a 2000 miliardi - anche la liquidità del gruppo Berlusconi. Sempre in tema di utili, bisogna segnalare Snam e Sip e, ovviamente, Stet. A dimostrazione che, alla crisi dell'industria, si contrappone il buon andamento dei monopoli di servizio e del terziario in genere, come si legge anche nella tenuta del settore «intermediazione finanziaria» e nella crescita di leasing e factoring. Nel leasing, i beni in locazione salgono da 54 mila a 67 mila miliardi, nel factoring da 24.800 a 28.000 miliardi. I dati qui elencati sono ovviamente tutti noti, ma messi a confronto fanno emergere spunti interessanti. L'incremento del fatturato globale è il più basso degli ultimi cinque anni, l'indice di indebitamento il più alto degli ultimi sette, la produttività è tornata ai livelli del 1988. Nella classifica per fatturato delle società industriali, Fiat resta in testa, seguita da Sip, Agip petroli e Snam; Ibm e Ulva guadagnano la quinta e la sesta posizione. Fiat Auto conserva una grossa posizione finanziaria attiva, e mantiene costante il costo del lavoro; il gruppo Smi balza dalla diciassettesima alla decima posizione per l'in- corporazione di Kabelmetall. La Rai è inchiodata al 18° posto. Sempre tra le singole società, la palma delle perdite è di Ecp (555 miliardi), seguita da Enichem agricoltura (468), Olivetti (450) e Ulva (408), mentre le società che pagano più imposte sono Ibm, Snam e Agip. Tra le finanziarie di partecipazione, vediamo Stet tallonare da vicino la Fiat, in testa solo per una decina di miliardi di giro d'affari in più, e vediamo apparire improvvisamente, al settimo posto in graduatoria, la Sci (la società che ha in portafoglio Enichem), con 4000 miliardi di partecipazioni, e 1200 miliardi di perdite. Tra le 70 principali finanziarie di intermediazione, le cose non sono andate, male, nonotante i ribassi della Borsa. La Sofid si aggiudica la prima posizione, la Sifa passa al numero due, San Paolo Finance è terza. Nette riduzioni di profitti per molte delle 175 società del settore assicurativo dove, per via della rivalutazione degli immobili (saliti complessivamente da 11.600 a 18.500 miliardi), cresce la voce «patrimonio». Per Ina e Toro, il calo degli utili significa dimezzamento. Responsabile il costo dei sinistri ( + 22%), cresciuto più dell'aumento dei premi ( + 17%). Valeria Sacchi ■mi ECCO LE CIFRE PIÙ' SIGNIFICATIVE, ESPRESSE IN MILIARDI, DEI PRINCIPALI GRUPPI ITALIANI NEL 1991 [tra parentesi i dati 1990] , , ,. Indeoilamento Disponibilila Groppo Fatturato Risultato lotale lordo finanziarie IRI 67.997 [61.760] -1595 [-161] 67.130(59.370] 4935(4924] FIAT 52.423 [53.513] 1114 [1613] 26.303(23.659] 11.451(11.132] ENI 50.883(50.034] 1007(2033] 29.926(28.363] 4030(3592] ENEL 26.820(24.321] 229(211] 31.955(29.465] 195(307] FERFIN 17.790(16.739] 115(248] 20.280(16.568] 4800(4429] PIRELLI 10.024(10.139] -622(100] 4584(4264] 803(1390] FININVEST 9712(7219] 61(191] 3908(2757] 2143(1083] OLIVETTI 8607(9037] -460(601 5165(5718] 4566(4933] Fon/e: Mediobanca dcspsslsioMceb Nella foto in alto Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca Illustrati qui accanto, i dati di alcuni grandi gruppi

Persone citate: Barilla, Benetton, Enrico Cuccia, Olivetti, Valeria Sacchi

Luoghi citati: Milano, San Paolo, Sip, Snam