La scelta di Meryl: viva le rughe

La scelta di Meryl: viva le rughe La Streep è a Roma per «La morte ti fa bella» di Zemeckis, con Goldie Hawn La scelta di Meryl: viva le rughe «Non solo gli attori, ma anche ipolitici fanno il lifting Io non ho paura d'invecchiare, ero grande a 10 anni» ROMA. Che Meryl Streep, la più famosa attrice del cinema americano contemporaneo, non fosse una diva era cosa nota. Che non fosse neanche una anti-diva, invece, è una scoperta. Dopo dieci anni in cui ha rifiutato ostinatamente qualunque giro promozionale per i suoi film, arriva, a questa che è la prima conferenza che tiene in Europa dai tempi di «La donna del tenente francese», con un abito opinabile mezzo da sera e mezzo da mattina, ma fin dalle prime battute si capisce di essere davanti a una donna autentica, una che dice quel che pensa anche se non fa tendenza, non sbalordisce, non rassicura, non sta a destra coi conservatori né a sinistra con i radicali. Bella non è bella: gli occhi di un colore che non c'è, i fianchi larghi di chi ha messo al mondo quattro bambini, il naso marcato non corretto da alcun intervento chirurgico. Ma ha guance alte e infantili, una pelle luminósa e compatta più giovane dei suoi quarantaquattro anni, e un sorriso, il suo straordinario sorriso cinematografico, che sparge intorno piccole rughe d'umanità. E poi si muove, si muove continuamente: la testa di qua e di là per seguire ogni parola, i piedi avanti e indietro contro il tavolino, le mani unite e disgiunte per dar forza ai discorsi. Una partecipazione attiva a tutto ciò che le accade intorno che sorprende e lusinga, ma che è anche la testimoninaza più esplicita della ragione del suo successo. A Roma è arrivata per parlare di «La morte ti fa bella», una commedia nera di Bob Zemeckis, quello di «Ritorno al futuro», con Goldie Hawn, Bruce Willis e Isabella Rossellini, un'operazione straripante di effetti speciali, con lei che recita con la testa girata sulla schiena e le mani torte intorno ai polsi, ma anche una satira acida sul mito dell'eterna giovinezza, della bellezza a tutti i costi, della preservazione del proprio corpo oltre ogni cura logica, ogni sano precetto, ogni dieta usata con moderazione. Belli e giovani per obbligo, un imperativo che HoUywood pare imporre a tutti: che ne pensa, signora? «Perché Hollywood? Non è solo il cinema a chiedere agli attori di essere sempre belli e giovani. Ho conosciuto imprenditori costretti a fatiche orrende per mantenere un aspetto giovanile nella paura di perdere il lavoro. Sono stata a Washington per parlare con alcuni senatori e a parte il fatto di aver trovato in Senato solo due donne, ne ho visti molti che s'erano sottoposti al trapianto dei capelli, avevano fatto il lifting per correggere imperfezioni, s'erano infilati aghi di collagene sotto la pelle per spianare le rughe. Uno era addirittura più truccato di me. Il mito dell'eterna giovinezza l'ha cantato Goethe col "Faust". Non è una novità. La novità è che da mito è diventato un'imposizione». E' per questo che ha accettato di recitare in un ruolo per lei tanto anomalo? «No. E' perché il copione mi ha fatto ridere molto. In realtà allora cercavo un film drammatico perché avevo recitato in tre, quattro commedie di fila. Poi è arrivata questa proposta e l'ho presa per avidità. Il film che volevo lo girerò adesso. E' "La casa degli spiriti" dal libro di Isabel Allende. Con me ci saranno Perniila August, Jeremy Irons, Glenn Close, mentre il regista è Billie August». Passare i quarant'anni per un'attrice può essere un momento di crisi. «Non so. Io non mi sono mai sentita giovane. Ero grande a dieci anni perciò non ho paura di invecchiare. Guardo mia madre, mia nonna: il loro esempio m'incoraggia così come vorrei che il mio incoraggiasse i miei figli a fare scelte autonome. A me non è mai fregato niente di quel che fanno gh* altri, ma se qualcuno dopo essersi sottoposto a una plastica facciale si sente meglio, non mi scandalizzo affatto». Anche il sesso al cinema la lascia indifferente? «Detesto solo il dilagare sullo schermo della violenza sulle donne». Per impegno civile? «No, come impegno civile ho scelto di battermi contro l'uso smodato di pesticidi in agricoltura. Si deve sempre scegliere». L'amareggia che nel cinema i ruoli femminili siano sempre di meno? «Mi colpisce di più il fatto che, a parità di prestazioni, una donna sia sempre pagata meno di un uomo. Non lo capisco. Anche una bambina che fa pubblicità guadagna meno di un bambino. E' una svalutazione del sesso femminile assolutamente immotivata». L'ha divertita recitare in un film costruito sugli effetti speciali? «No. C'erano scene in cui dovevo tenermi in testa un cappuccio blu perché sulla pellicola la mia faccia non risultasse affatto e ho recitato senza vedere niente anche se gli assistenti sostenevano che avrei dovuto vederci benissimo. No, non mi sono divertita perché in questo genere di pellicole la vera star è la macchina da presa: a noi viene richiesto solo di ubbidire e di esser molto precisi, un compito che non so eseguire». Simonetta Robiony «Non mi piacciono gli effetti speciali, in quei film la star è solo la cinepresa. Ora girerò "La casa degli spiriti" di Isabel Allende» Foto grande: Meryl Streep. Qui a fianco e sotto due immagini de «La morte ti fa bella» con Goldie Hawn e Bruce Willis

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