«A morte il mostro di Mosca»

«A morte il mostro di Mosca» Oggi la scontata sentenza, e lui sfida i giudici sventolando un giornale porno «A morte il mostro di Mosca» Ha ucciso 52 volte e mangiato i cadaveri MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il dottor Lecter, protagonista de «Il silenzio degli innocenti», al suo confronto è un simpatico intellettuale, educato e galante. Mai si sarebbe permesso i gesti volgari di Andrej Chikatilo, il «mostro di Rostov», come ad esempio sventolare in faccia ai disperati parenti delle sue 52 vittime, al di là delle sbarre della gabbia in cui attende il verdetto, un giornale pornografico. «Sono uno sbaglio della natura, una bestia pazza», aveva detto all'apertura del processo. Ma la giuria non gli ha creduto, lo ha giudicato sano di mente, e dopo averlo riconosciuto colpevole, oggi si appresta ad emettere la sentenza. Una pallottola nella nuca (così vengono eseguite in Russia le sentenze di morte), metterà con tutta probabilità la parola fine alla storia di questo cannibale omicida. Per ben 12 anni, a partire dal 1978, Chikatilo ha impersonato un incubo per gli abitanti di diverse regioni dell'Ucraina, della Russia e dell'Uzbekistan. La polizia sembrava impotente a fermare il massacro. Un primo presunto colpevole, accusato dei suoi primi delitti, si tolse la vita in carcere per la disperazione. Un secondo innocente incarcerato tentò il suicidio, ma fu salvato. Un terzo fu addirittura messo a morte, perché ingiustamente riconosciuto colpevole del primo omicidio di Chikatilo. Ma la carneficina continuava. Perché la polizia ha impiegato 12 anni a fermare questo massacratore? «In tutti questi anni non ha lasciato neanche una traccia, ad eccezione del proprio sperma, che lasciava intenzionalmente sui corpi», ha detto il giudice Leonia Akubzhanov. Proprio sfruttando lo sperma, gli inquirenti risalirono al pre¬ sunto gruppo sanguigno dell'omicida. Ma Chikatilo si è rivelato uno dei rarissimi casi umani in cui le tracce fornite dallo sperma non corrispondono al gruppo sanguigno. Quando finalmente fu preso, nel 1990, negò ogni accusa, ma nei 16 mesi passati in un carcere del «Kgb», lo psichiatra Aleksandr Bukhanovskij riuscì pian piano a convincerlo ad aprirsi, facendosi raccontare la sua terribile storia personale: un fratello mangiato dai contadini durante la grande fame che colpì l'Ucraina nel 1933, un padre mandato in campo di concentramento da Stalin perché preso prigioniero dai tedeschi durante la guerra, un'infanzia di miserie e violenze, da «figlio di un nemico del popolo». Bestia selvaggia o vittima tra le vittime, chi è in realtà Chikatilo? Come sempre in questi casi, la risposta non può essere univoca, e nella mente del «mostro di Rostov» convivono probabilmente più personalità. Ex insegnante, 57 anni, iscritto al partito comunista, i compa- gni di lavoro lo descrivono come un buon diavolo, incapace di prendere un'iniziativa. In casa, recita il verdetto, «svolgeva un ruolo secondario, ed era dominato dalla moglie. Persino i figli lo trattavano con sufficienza». Fuori casa e fuori dal lavoro l'ex maestro, divenuto commesso viaggiatore, si trasformava però in un feroce cannibale. Nei 12 anni della sua carriera 21 tra bambini e ragazzi, 14 bambine e ragazze, e 17 donne finirono massacrati, la maggior parte nei boschi lungo i 150 chilometri della ferrovia che da Rostov sul Don conduce a Zverevo. Chikatilo «torturava le sue vittime vive, mangiando loro la lingua, strappando i loro organi sessuali e sventrandole», si legge nel verdetto. La lettura del giudice, ieri, ha provocato scene di panico. Mentre Akubzhanov elencava uno ad uno i 52 omicidi, con ogni particolare, una delle parenti non ha retto all'emozione, ed è scoppiata in alte grida: «non posso respirare la sua stessa aria! Non posso vivere sulla terra se lui vive! La fucilazione è poco per lui. Datelo a me, e lo farò a pezzi con le mie stesse mani». Chikatilo, assente, ha continuato a sorridere, mostrando ai fotografi il suo cranio rasato. Fabio Squillante Per il tribunale è sano di mente e va condannato I parenti in aula «Dovete darlo a noi e ci faremo giustizia da soli» Il cannibale Andrej Chikatilo tra due poliziotti al processo. Ha detto ai giudici: «Sono uno sbaglio della natura, una bestia pazza»

Luoghi citati: Mosca, Russia, Ucraina, Uzbekistan