Il delitto a Venaria il fermato è tossicodipendente

Uccisa in casa dall'amico Il delitto a Venaria, il fermato è tossicodipendente Uccisa in casa dall'amico L'omicida ha infierito con il pugnale Ha agito per gelosia o era drogato? Una giovane rappresentante, Patrizia Piva, 36 anni, è stata uccisa l'altra sera a Venaria, nell'appartamento ammobiliato dove viveva da alcuni mesi, in corso Matteotti 55/C. Si ipotizza che il movente del delitto sia la gelosia, oppure un improvviso raptus provocato da una dose di eroina. Sulla vittima sono state trovate molte ferite provocate con un'arma da taglio, ma il magistrato Luigi Marini - che ha imposto un fitto riserbo sulla vicenda - non esclude che possa essere stata uccisa con altri mezzi (avvelenata o strangolata) e attende gli esiti dell'autopsia, fissata per oggi. Nella caserma dei carabinieri in stato di fermo c'è un giovane amico della donna, Enrico Cappellino, 26 anni, abitante a Torino in via Sospello 173/4, che negli ultimi tempi si recava spesso a trovarla fermandosi anche a dormire. Oggi verrà nuovamente interrogato dal giudice, appena saranno consegnati i risultati della perizia necroscopica. Il corpo della donna è stato scoperto grazie ad una telefonata anonima giunta alla guardia medica: «C'è stato un tentativo di suicidio». Ma il medico, subito accorso, è sembrato mi omicidio. Poche ore dopo e i carabinieri sono arrivati a Cappellino. Il giovane sarebbe stato convinto a costituirsi da parenti andati a trovarlo nella casa al sesto piano dove vive con la madre. «Quando i carabinieri lo hanno caricato in macchina sotto casa sua - spiega un inquilino del piano di sotto - si vedeva che Enrico era completamente fuso. Gli parlavano, lo scuotevano e lui ciondolava la testa e basta». Riserbo sull'esito dell'interrogatorio fatto dal magistrato. Enrico Cappellino da quattro anni aveva ripreso a bucarsi, dopo che la moglie lo aveva lasciato e dopo aver perso il posto di lavoro in banca. «Enrichetto negli ultimi tempi aveva perso la testa per la mia Patrizia, la conosceva da quand'erano ragazzi - racconta la madre della giovane, Silvana Piva Benenti, 57 anni, nel suo alloggio di via Baracca 61 a Torino -. Si era ag grappato a lei che nei primi tempi era convinta di poterlo salva re dalla droga. Ma gli sforzi era no stati inutili, e aveva deciso di lasciarlo. Enrichetto però conti nuava ad assillarla». Una conoscenza e una fre quentazione sempre più assidue finché la giovane ha lavorato nel magazzino di materassi di via Natale Palli 20, di proprietà della zia, Adriana Lambii, 66 anni. «A fine luglio ho chiuso l'attività - racconta la sorella della mamma di Patrizia - mia nipote ha trovato subito lavoro come rappresentante». «Certo, come tipo Enrico piaceva a mia figlia - aggiunge stavolta la mamma - ma non vivevano insieme. Mia figlia non si drogava. Proprio ieri Enrichetto avrebbe dovuto entrare in una comunità per disintossicarsi. Dev'essere andato da mia figlia per salutarla e chissà che cosa è successo». Che il giovane fosse roso dalla gelosia è un fatto noto anche in via Piossasco 10, a Torino, dove negli anni passati Patrizia aveva convissuto con il suo ex fidanzato, Giovanni Lorello, 46 anni, pregiudicato, alle spalle un arresto per un furto miliardario, attualmente ricoverato in ospedale. «La notte di Natale - racconta un vicino di pianerottolo - c'era stata una lite furiosa tra Gianni e un giovane che era venuto per portare via Patrizia». Aggiunge Gianni Netti, che abita al primo piano dello stesso palazzo, amico di vecchia data di Patrizia e Gianni: «Si erano messi assieme quando lei aveva 16 anni. Dopo tanto tempo era rimasta l'amicizia. Gianni è solo, ora è in ospedale. Lei lo andava a trovare tutti i giorni e veniva ogni tanto con Lulù, il suo cagnolino, a dare aria alle stanze. Ci siamo parlati alcuni giorni fa. Lei si lamentava di quel giovane: "Troppo geloso, non mi fa vivere"». Ivano Barbiere In alto, la casa dove è avvenuto il delitto in corso Matteotti 55 a Venaria. A destra, la vittima Patrizia Piva, 36 anni A fianco, la madre della donna, Silvana Benenti «Sono certa, mia figlia non si drogava, era convinta di salvare il suo amico dall'eroina»

Luoghi citati: Torino, Venaria