La lira tiene, ma la bufera continua di Stefano Lepri

La lira tiene, ma la bufera continua Padoa Schioppa: lo Sme non potrà più essere lo stesso, eppure l'unione europea va accelerata La lira tiene, ma la bufera continua Ciampi: con Amato buoni rapporti e accordo sui ruoli ROMA. Si spera in una svolta: sui mercati valutari molti si attendono un calo dei tassi di interesse. Forse addirittura in Germania, forse negli Stati Uniti e in Giappone; probabilmente, anche se modesto, in Italia. E' pur vero che «le turbolenze monetarie non si sono ancora spente», come ha avvertito in un discorso a Londra il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Tommaso PadoaSchioppa; ma c'è chi fa i suoi conti su una vera schiarita. Se finalmente la Germania ribassasse i tassi in modo più significativo di quanto ha fatto la domenica in cui la lira svalutò, nel mondo e in Europa un poco di ottimismo tornerebbe. Sarà davvero per domani, nella quindicinale riunione del direttivo Bundesbank? O, in caso di buon esito del vertice europeo di Birmingham il 16 e 17, per la successiva, il 29? O per metà novembre? Chi conosce bene i responsabili della moneta tedesca resta scettico. Questa volta, con alcuni vaghi accenni, sono stati loro stessi ad alimentare le aspettative: ma forse strumentalmente, chissà. In Italia, le basi dell'attesa sembrano più solide: un modesto ribasso del tasso di sconto dall'attuale 15% avverrà forse in ogni caso. Ciampi, Amato, la lira. Intanto, un colloquio del governatore Carlo Azeglio Ciampi con il quotidiano britannico Financial Times sanziona una ritrovata concordia tra il governo Amato e la Banca d'Italia: «I rapporti sono buoni, con pieno accordo sul confine che divide le decisioni politiche dal ruolo della banca». Nelle stesse ore, il presidente del Consiglio ammetteva di «non essere stato sincero» in tv la sera del 13 settembre, quando presentò a tinte rosee, quasi come un bene, la svalutazione. Quel giorno, fu notata l'assenza di Ciampi dalle riunioni di Palazzo Chigi: e pare proprio che non fosse casuale, ma ispirata dal dissenso su quel messaggio rivolto al Paese. Ora, il capitolo è chiuso. La linea da seguire nel prossimo futuro sembra tracciata. Tra i due possibili obiettivi della politica monetaria in questo momento, riportare la lira a una parità compatibile con il ritorno nello Sme e abbassare i tassi di interesse troppo alti che strozzano l'economia e appesantiscono il bilancio dello Stato, si distingue forse una leggera priorità per il secondo. La lira continua a migliorare, ma è sempre troppo svalutata (877,96 ieri sul marco tedesco, circa il 16% rispetto alle parità precedenti la bufera) rispetto al recupero di competitività che la Banca d'Italia ritiene necessario o che gli altri Paesi sarebbero disposti a concedere per un rientro nello Sme. «Potevamo evitarlo». Dice Ciampi: «La crisi del mese scorso avrebbe potuto essere evitata se i Paesi membri del Sistema monetario europeo avessero colto l'occasione rappresentata dalla proposta tedesco-italiana del 12 settembre per un riallineamento generale delle parità tra le valute», invece di lasciare che la lira svalutasse da sola. Il governatore è convinto che nel caso di un riallineamento generale il ribasso dei tassi tedeschi sarebbe stato maggiore rispetto allo 0,25% poi effettivamente deciso il 14 settembre; così le successive turbolenze sarebbero state assai meno violente. Una tesi simile è stata sostenuta ieri in un'intervista alla tv inglese da uno dei principali consiglieri economici del can¬ celliere tedesco Kohl, il sottosegretario Horst Koehler. Ma continua a negare il governo britannico, che due giorni dopo aver deciso di difendere la parità della sterlina fu costretto a farla uscire dallo Smè. «Non ci è stata fatta alcuna proposta di riallineamento che riguardasse specificamente la sterlina; e non abbiamo saputo nulla fino alla sera di sabato 13», dichiara il cancelliere dello Scacchiere (ministro del Tesoro) Norman Lamont, rispondendo a Koehler e anche a Ciampi. Il futuro delle monete. Di chiunque sia la colpa, passata la tempesta non si potrà continuare come se nulla fosse successo. Ferma restando l'intenzione di riportare la lira nel Sistema monetario europeo appena possibile, la Banca d'Italia è dell'opinione che lo Sme «non potrà più essere lo stesso». Non occorre cambiarne le regole afferma il vicedirettore genera¬ le Padoa-Schioppa - ma farle funzionare in modo più efficace. Non dovrà essere più elastico, anzi più rigido; non si dovrà tornare a svalutazioni e rivalutazioni frequenti, si dovrà anzi evitarle perché accrescerebbero la divergenza fra i tassi di inflazione dei vari Paesi. Nel prossimo futuro, secondo Padoa-Schioppa, «urge maggiore cooperazione tra i Paesi della Cee nel quadrilatero costituito da tassi di interesse, interventi sui mercati, gestione della griglia della parità e politiche reali (di bilancio, dei redditi)»; ovvero, non si possono tenere i cambi pressoché fissi senza uno stretto coordinamento delle politiche economiche dei governi. In prospettiva, però, «l'unica vera soluzione ai problemi attuali sta nell'accelerare il passo verso l'unione economica e monetaria», nella speranza beninteso - ma non nella certezza che questo passo sia in grado di tenerlo anche l'Italia. Le attese in Italia. Il tasso dei «pronti contro termine» (ossia le operazioni di rifinanziamento che la Banca d'Italia compie con le banche a cadenza molto frequente) ieri è sceso per la prima volta lievemente al di sotto del tasso di sconto: 14,97%. E' il livello più basso da agosto. L'interbancario overnight (da un giorno all'altro) è al 15,3750%. Questi sono gli elementi su cui si fonda l'attesa di un leggero ribasso del tasso di sconto, che è al 15% dall'inizio di settembre. Non viene considerato preoccupante l'esito dell'asta di ieri dei Bte (Buoni del Tesoro in Ecu): solo 1271 miliardi assegnati agli operatori, e 30 alla Banca d'Italia, su 1500 offerti, rendimento netto 11,97%. Alle quotazioni attuali della lira, investire in Ecu non pare vantaggioso. Stefano Lepri