Vaudeville per fare l'operina
Vaudeville per fare l'operina Cerchio & Ferrerò Vaudeville per fare l'operina ALESSANDRIA. Ha avuto successo la prima esecuzione assoluta di «Alcassino e Nicoletta», il «vaudeville» con musica di Bruno Cerchio su libretto di Piero Ferrerò rappresentato a cura del Laboratorio Lirico di Alessandria: e se lo merita, questo successo, perché l'opera è graziosa, versificata da Ferrerò con molto spirito, musicata da Cerchio con mano leggera e divertita sensibilità per la rielaborazione, la citazione, l'allusione a musiche del passato. Il soggetto è tratto dal poemetto anonimo del Xm secolo: il cristiano Aucassin e la musulmana Nicolette, riescono, dopo prigionie, persecuzioni, rapimenti, a realizzare il loro amore, superando mille ostacoli, tra battaglie, tempeste, piccole e grandi catastrofi. Alla fine si sposano: «E questo matrimonio - conclude Alcassino - non fa certo dispetto né al nostro Gesù Cristo, né al vostro Maometto». E il sultano: «Siate felici allora. Su, datevi la mano: vi benedico anch'io giurando sul Corano». Questo per dare un saggio dei versi martelliani che Piero Ferrerò ha adottato nei dialoghi parlati, offrendo al compositore arie, duetti e concertati altre soluzioni sempre sorridenti, poeticamente sciolte e teatralmente accattivanti. Così l'opera alterna recitazione e canto secondo un modello che guarda, certo, al vaudeville ottocentesco ma ricorda più immediatamente il Singspiel mozartiano: si pensa a «Bastiano e Bastiana» ed anche al «Ratto dal Serraglio», suggerito dalla presenza di personaggi e ambienti orientali. Com'è la musica di Bruno Cerchio? Racchiusa in piccole forme, punta alla facilità, alla cantabilità ed alla comunicazione immediata. Il suo stile è quello di un garbato eclettismo che, entro ritmi sovente ballabili e una cantabilità diffusa, convoglia le allusioni più varie: non sono solo Beethoven e Mozart ad esser presenti, il primo con la citazione dell'«Eroica», il secondo con il rifacimento di un' intera aria delle «Nozze di Figaro»: si sentono Rossini, Schubert, Weber, persino Wagner, Bizet, Ciaikovski, Rimski Korsakoff e via spigolando nella storia della musica sino al Ragtime, a Joplin, al Folk. Il tutto in chiave postmoderna, senza l'ombra di quel corrosivo sarcasmo che di solito caratterizza lo stile neoclassico. Non che questa musica, intendiamoci, giunga a creare personaggi o veri effetti drammatici: essa coglie però con efficacia la tenuità quasi infantile della vicenda, quel tono di filastrocca e di teatrino popolare che, tra tenerezze e moti di spirito, conduce in porto il sorridente lavoro. A quest'armonia di fondo, sottolineata dallo spettacolo di Mauro Avogadro, con scene di Carmelo Giammello e costumi di Susanna Buzzi, va attribuito il successo dell'altra sera che ha coinvolto tutti gli interpreti: Roberto Bencivenga, Liliana Oliveri, Paolo Speca, Enrico Masserano e gli altri che, sotto la direzione di Guido Guida a capo dell'Orchestra Filarmonica italiana, hanno reso bene le variopinte figure di questi pupazzetti operistici e lo spazio vivo del loro teatro. Paolo Galiarati
Luoghi citati: Alessandria, Cerchio
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