Roma scontro aperto tra i vescovi

Roma, scontro aperto tra i vescovi L'anziano cardinale critica il successore: il Papa voleva un maggiore impegno pastorale Roma, scontro aperto tra i vescovi Potetti attacca Ruini al «sinodo» dei parroci ROMA. La vecchia nomenklatura della Chiesa di Roma sta preparando un attacco a Ruini? L'interrogativo corre in questi giorni tra i 1200 delegati al Sinodo romano che sabato hanno assistito all'intervento del cardinale Ugo Poletti, fino all'anno scorso alla guida della diocesi. 78 anni suonati, un pensionamento digerito malvolentieri nonostante i superati limiti di età, l'anziano porporato non ha perso un'occasione unica: davanti alla platea dei parroci e dei laici del Sinodo Romano, vale a dire il massimo momento collegiale della diocesi del Papa, ha accusato indirettamente Ruini sottolineando che «il Papa voleva un Sinodo più pastorale». Nodo del contendere la diversità degli stili di lavoro, emersa nel nuovo testo-base dei lavori del Sinodo voluto da Ruini e che ha fatto piazza pulita di quello di Poletti. Quest'ultimo aveva preparato un documento in cui si parlava dei «mali di gestione» di una città dove «i diritti diventano favori e non contano i meriti ma i legami di comparaggio politico». Il nuovo testo stilato da Ruini, dal gennaio 1991 a capo della diocesi, precisa che le «vie privilegiate di impegno» per i cattolici sono «l'annuncio del Vangelo», «il pellegrinaggio alle tombe degli apostoli», «l'ascolto dell'insegnamento del Papa». Tuttavia in un anno e mezzo Camillo Ruini ha dato ai lavori un grande impulso coinvolgendo le realtà culturali e politiche della città, con un piglio deciso che a Poletti non è piaciuto ed ha scelto le prime battute della fase finale del Sinodo (si concluderà a maggio) per esternare la sua insoddisfazione. Nei corridoi dei Palazzi Lateranensi gli strali dell'anziano porporato sono equivalsi a un fulmine a ciel sereno. Tra i parroci e i delegati l'atmosfera è più calma. «Si tratta soltanto del pensiero del cardinale - spiega don Maurizio Bevilacqua, parroco ai Parioli - e da parte mia non ho sentito un'intenzione critica ma piuttosto uno stimolo ad arrivare a conclusioni valide per la realtà cittadina. Certamente lo stile del cardinale Poletti nella gestione della Chiesa romana era diverso da quello del cardinale Ruini, ma è anche vero che questa fase finale è appena iniziata e venerdì è stato il primo approccio per tutti. Semmai è importante non deludere le aspettative di quanti, tra i fedeli e tra i partecipanti, guardano al Sinodo co¬ me ad un'occasione di presenza della Chiesa a Roma». L'ufficio stampa del Sinodo ribadisce, abbottonato, che «l'apertura è stata un successo» e non per la presenza di Poletti quanto piuttosto perché dai lavori devono scaturire le linee dell'impegno della Chiesa. Più esplicito è il parere di un «sinodale» laico, Flavio Mucciante, professione giornalista, che partecipa come esperto di comunicazioni sociali. «Da un anno a questa parte - spiega - il Sinodo ha avuto un nuovo impulso e certo per merito di Ruini. Tra i parroci l'intervento di Poletti. non mi sembra sia stato recepito come una critica o un segno di divisione ma come un invito ad andare avanti sulla strada tracciata». . I 1200 delegati sono l'avanguardia di uno schieramento invidiabile: 319 parrocchie e quasi cinquemila sacerdoti presenti in maniera capillare dal centro storico alla periferia. La sfida ha dimensioni epocali: vincere il malessere della capitale, quel degrado sociale che portò il Papa nel 1989 a denunciare la presenza di «angoli da Terzo Mondo». Sandro Berrettoni

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