Arricchitevi, ordine di Deng di Fernando Mezzetti

Arricchitevi, ordine di Deng Il vecchio leader ha già imposto la sua linea al partito, ultima strategia per evitare una nuova Tienanmen Arricchitevi, ordine di Deng Si apre il congresso della svolta «capitalista» PECHINO DAL NOSTRO INVIATO «Dobbiamo scegliere tra capitalismo catastrofico e catastrofe capitale. Io ho perduto un mondo che voi dominavate ma non possedevate, e solo diventando imperatore potevo liquidarlo»». I barbari sono alle porte e l'ultimo monarca parla ai suoi avversari interni: «Siete moscerini che avete finora danzato intorno alla mia luce, ombre che svaniranno quando io non brillerò più»». Con battute come queste, è in scena in questi giorni «Romolo il grande», di Durrenmatt, sulla fine dell'impero romano, mentre oggi si apre il XIV congresso del partito comunista. La metafora è fin troppo trasparente, col parallelismo tra Romolo Augustolo e un Deng Xiaoping accomunati dalla lucida visione di imperi condannati alla fine; e uguale è l'atmosfera da fine di un'era, che qui sotto l'incubo sovietico ha posto scelte decisive: o rinchiudersi e decomporsi, o prevenire il crollo sbaraccando per ricostruire. L'impero dell'ideologia si dissolve così in un Paese oggi vibrante, lanciato grazie a riforme capitalistiche in una spettacolare crescita economica, con un balzo del livello di vita delle sue immense masse. E Romolo Augustolo-Deng Xiaoping, solitario monarca, prima di uscir di scena vorrebbe che la liquidazione diventasse irreversibile. I circa duemila delegati sono chiamati a varare una seconda fase di radicali riforme, su cui i grandi vecchi si sono confrontati duramente nei mesi scorsi. Tra gennaio e febbraio, Deng, 88 anni, che era rimasto a lungo appartato, ha rilanciato l'offensiva con un viaggio a Sud per esaltare il successo delle riforme, osteggiato dagli oppositori al centro capeggiati da Chen Yun, 87 anni. Per mesi, la propaganda ha ignorato il suo viaggio coi discorsi di elogio delle tecniche del capitalismo; oggi infine esaltati, dopo che già i militari si sono schierati con lui. proclamandosi «guardia armata delle riforme». Il Paese ò stato nelle ultime settimane inondato di pubblicazioni documentari e videocassette su quel viaggio attraverso le fortune del capitalismo. Al congresso, le «teorie di Deng»» saranno integrate nel programma del partito sullo stesso piano di Mao. Nessuno può sapere se la sua politica gli soprawiverà, malgrado egli abbia fatto impegnare il partito stesso con un documento che proclama: «Non cambiare la linea per i prossimi 100 anni». Ma per molti versi questo congresso potrebbe essere l'ultimo di un partito che pur al potere come autoritaria struttura politica e di comando, già oggi ha poco a che fare sul piano economico col comunismo quale è storicamente conosciuto. Il tema dominante è la sostituzione dell'economia di piano con «l'economia socialista di mercato», espressione in cui l'aggettivo è l'ultima foglia di fico. I giornali non fanno che esaltale gli imprenditori privati; fioriscono il mercato borsistico e immobiliare. In agosto, nella zona economica speciale di Shenzhen, vicino a Hong Kong, oltre un milione di persone hanno fatto a botte per acquistare azioni di alcune imprese. Dei 51 milioni di iscritti al partito, decine di migliaia sono imprenditori; tra loro spiccano rampolli dei più alti dirigenti, anche dei più ortodossi. Il mese scorso, uno di loro si è dimesso da capo dell'ente turistico di Pechino per aprire la propria agenzia di viaggi. Il partito vanta una forte crescita anche dopo la strage di Tienanmen dell'89: si è sempre più sicuri con la tessera in tasca per fare affari. L'iniziativa privata e l'apertura riaffermata da Deng con maggior vigore negli ultimi tempi dopo lo choc della Tienanmen, ha operato sulla Cina e sui suoi 800 milioni di contadini in breve tempo una trasformazione di secoli. Solo quest'anno, la crescita del prodotto interno lordo è del 12 per cento, della produzione industriale del 18 per cento. Su queste cifre nazionali pesa il ritardo di vaste zone dell'interno. Nelle regioni costiere il tasso di sviluppo supera il 15 per cento. A fine anno, il surplus commerciale verso gli Usa sarà di 20 miliardi di dollari, con un accumulo di riserve per 60 miliardi. Mentre l'Europa dell'Est langue per investimenti che non arrivano, in Cina c'è la coda per investire montagne di capitali. Quest'anno sono in corso diecimila progetti a partecipazione straniera, per circa 10 miliardi di dollari. A questi ritmi, la sfida per l'Europa e il resto del mondo presto non sarà più il Giappone, ma una Cina nella quale oggi l'industria privata conta solo per il 10 per cento, e che dovrebbe arrivare entro pochi anni al 30 per cento. Esplodono i consumi, mentre in imprese individuali o collettive datesi al profitto, c'è anche un capitalismo selvaggio, con sfruttamento del lavóro minorile, nessun sistema di sicurezza sociale. Non è che nelle fabbriche di Stato e nelle comuni del popolo le condizioni fossero migliori, ma è comunque un pedaggio pesante; che non cancella però un positivo quadro generale in cui il partito ormai è solo interessato a mantenere il potere politico: non guida, ma reagisce. Su questo sfondo il congresso varerà la nuova fase di riforme, con un parziale rinnovamento della dirigenza. Jiang Zemin, l'incolore segretario generale, dovrebbe restare, ma affiancato da due vice, carica di nuova istituzione, più innovatori e vicini a Deng, con promozioni di altri riformisti. Mutamenti al vertice statale si avranno tra pochi mesi, con la sessione dell'assemblea del popolo. Si ritirerà Yang Shangkun, 84 anni, presidente della Repubblica che secondo la stampa di Hong Kong potrebbe essere sostituito da Li Peng: un modo per metter fuori gioco, promuovendolo, il primo ministro della Tienanmen. Sulla quale, l'altro giorno, il Comitato centrale è tornato per proclamare conclusa, senza annunziare sanzioni, l'inchiesta a carico «del compagno Zhao Ziyang». Segno che Deng ha voluto chiudere il capitolo, confermando la condanna politica del suo exprotetto, ma senza concederne fino in fondo la testa agli avversari, se lo fa chiamare ancora compagno. Fernando Mezzetti Ifigli della nomenklatura guidano il boom dell'economia di mercato Den Xiaoping in una foto scattata dal figlio Deng Li nel 1991. A sinistra un manifesto in cui il leader incita a proseguire sulla strada delle riforme [FOTO AFPJ

Persone citate: Chen Yun, Deng Xiaoping, Durrenmatt, Jiang Zemin, Mao, Romolo Augustolo, Xiaoping, Yang Shangkun, Zhao Ziyang