Tra campi e industria patto anti-inflazione
Tra campi e industria patto anti-inflazione ACCORDI Tra campi e industria patto anti-inflazione BARILLA si accorda con i produttori di cereali per riconoscere loro la migliore qualità e tutti ne prendono atto per trarne buoni auspici in ordine all'applicazione della normativa Gee 2081-2082/92 sulle indicazioni geografiche protette (Igp) e le denominazioni di origine (Dop). Sinora gli sforzi compiuti nel comparto della carne (Doc) e del latte (legge 169) non hanno sortito risultati capaci di produrre effetti consistenti sul piano del miglioramento dei ricavi e della collocazione del prodotto. La domanda è rimasta fiacca e il volontarismo dei produttori esce scoraggiato per gli scarsi risultati ottenuti. L'agrindustria sembra non rendersi conto che senza la materia prima nazionale, bestiame e latte, il rischio di uscire dalle produzioni esiste. L'accordo Barilla ripropone l'attenzione sugli accordi di filiera, intesa quest'ultima come via obbligata per un'equa distribuzione del valore aggiunto della lavorazione, trasformazione e commercializzazione del prodotto. La produzione (dati Ismea) riceve oggi il 32%, cioè 53 mila miliardi dei 167 mila che il consumatore paga per consumare i prodotti dell'agricoltura italiana. Con i costi dei fattori produttivi che tendono a salire, accentuando le condizioni negative in cui si trova ad operare l'agricoltore italiano rispetto al collega europeo, va da sé che una più equa distribuzione del valore aggiunto, come risultato di accordi interprofessionali in grado di assicurare un prezzo che tiene conto della qualità e il ritiro del prodotto, costituisca la chiave di volta, per affrontare e risolvere uno dei problemi che affligge la campagna. Dove, nonostante la nostra cronica deficenza produttiva, i prodotti restano senza domanda o ricevono offerte che quando vengono accettate non significano remunerazione ma perdite certe. Le aie piene di cereali invenduti diventano sempre più frequenti, mentre frutta e bovini senza acquirenti finiscono all'Aima, a prezzi avvilenti. La cooperazione e le associazioni dei produttori, come rileva l'indagine Nomisma, non sono in grado di soddisfare a questa esigenza in misura adeguata a casua della dipendenza delle I cooperative da imprese che I operano a valle. Il collega-Pietro Badila mento è quindi parziale perché all'anello finale della «filiera» la cooperativa arriva per via mediata. La seconda conseguenza è che, come tutte le attività a debole valore aggiunto, sono costrette ad assumere dimensioni maggiori e ciò incontra notevoli ostacoli. Scontate quindi le difficoltà nazionali, a cui si aggiungono quelle comunitarie, con l'abbandono di Mac Scharry dalla guida politica dell'agricoltura Cee, le misure di riforma si stanno trasformando in regolamenti, e il calo dei prezzi anticipa e conferma le conseguenze negative previste. Il ministro Fontana alle prese con Bruxelles per portare a casa una conclusione accettabile per l'adeguamento della quota latte e il superamento della multa e con il Parlamento per conseguire, a tempi brevi, la proroga della «201/91», quindi a difendere all'interno della finanziaria i mezzi per garantire continuità agli interventi in agricoltura, ha promesso, a breve, un progetto, un piano agricolo fondato su azioni di sostegno precise, concordate col mondo agricolo. Come Francia e Germania, l'una col piano di accompagnamento e l'altra con la difesa dei 5 punti straordinari di Iva (totale 13%) concessi dalla Cee anni fa per compensare la rinuncia agli importi compensativi, l'Italia deve avere e perseguire una sua politica agricola e questa politica deve avere tra gli obiettivi primari la collocazione dei suoi prodotti, accompagnata da misure di sostegno mirate a portare i costi di produzione a livelli Cee e a dare efficenza all'Aima e alla burocrazia delle istituzioni pubbliche, perché sia in grado di gestire le nuove integrazioni comunitarie in tempi accettabili. Per ciò che attiene la collocazione dei prodotti le azioni debbono incoraggiare gli accordi di filiera con ogni mezzo consentito, e nello spirito della stessa legge 88/88 che incoraggia gli accordi interprofessionali, vigilarne l'esecuzione, avendo presente tra l'altro che con questa scelta si sostiene la produzione nazionale e il suo consumo in perfetta aderenza con l'imperativo dettato dalla crisi valutaria, cioè contenere le importazioni per non alimentare l'inflazione. Fortunato Tirelli elli | Pietro Badila
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