Un fiume di denaro sulle polizze vita di Giuseppe Alberti

Un fiume di denaro sulle polizze vita AssieunAzioNi Per le pensioni integrative 11 mila miliardi Un fiume di denaro sulle polizze vita Nel 1991 gli italiani hanno speso oltre 10 mila 580 miliardi in polizze sulla vita e capitalizzazione: mediamente, 180 mila lire a testa. Sempre nel 1991, l'incremento del giro di affari è stato, rispetto all'anno prima, dei 21,95%. Nel '92, le compagnie che esercitavano nel settore vita erano 86. La corsa alla pensione integrativa è, da sempre, dettata dall'incerto futuro che ci riserva la carente situazione dell'Inps e dalle incognite economiche del Paese. Ecco, quindi, la giustificazione dell'incremento della domanda assicurativa privata. Ma, secondo stime, la parte del leone in ordine alla richiesta assicurativa tocca ai ceti medio-alti e a quelli, sia pure per coppia di coniugi (entrambi con attività indipendente o subordinata), con un reddito familiare di 40 milioni l'anno. In pratica, chi è nelle condizioni economiche di destinare uno o due milioni l'anno alle forme pensionistiche private. Ora, con la riforma pensionistica e con i chiari di luna per quanto si riferisce al manteni¬ mento del posto di lavoro, i ceti sociali meno abbienti avranno non poche difficoltà per costituirsi in proprio una rendita integrativa per la vecchiaia. Infatti, facendo un esempio pratico, una polizza che possa fornire un certo interesse economico importa un versamento iniziale annuo di almeno 1 milione 200 mila lire (l'anno successivo 1 milione 300 mila e così di seguito fino alla scadenza della polizza). Ciò significherebbe destinare all'incirca una mensilità di stipendio alla compagnia assicuratrice. Quindi, la situazione non è rosea per questa categoria di cittadini. Si potrebbe facilitare l'operazione se, come avviene in non pochi Paesi esteri, esistessero delle forme di contribuzione al pagamento dei «premi»: in talune nazioni è previsto che il dipendente versi, poniamo, l'80 per cento del costo della polizza e la differenza sia a carico del datore di lavoro il quale, a sua volta, potrà includere la spesa nella denuncia dei redditi. Giuseppe Alberti