«Prepariamo il Vaticano Terzo» di M. Tos.
«Prepariamo il Vaticano Terzo» «Prepariamo il Vaticano Terzo» Il filosofo Buttiglione: rischi di nuove eresie CITTA' DEL VATICANO. Un nuovo tradimento minaccia il Concilio Vaticano II: i teologi che sposano la tesi del «relativismo etico» prevalente nel mondo occidentale. L'allarme viene da Rocco Buttiglione, uno degli studiosi di problemi e vita della Chiesa più vicini a Giovanni Paolo II. La morte del marxismo ha fatto giustizia dei tentativi di coniugare lotta di classe e cattolicesimo, ma non per questo si sono concluse le letture distorte dei testi del Vaticano II. Dopo trent'anni, il bilancio fra successo e cattiva interpretazione di quell'avvenimento per Buttiglione si equivalgono. «Subito dopo il Concilio accadde che coloro che l'avevano fatto per buona parte furono come tentati di continuare ad affermare le loro idee di prima. Nacque l'idea del documento conciliare non come una sintesi, ma come un compromesso. Ognuno cercherà di spostare a suo favore i termini del compromesso. Questo ha portato per un lungo periodo a opporre alla lettera del Concilio un preteso spirito del Concilio, che ognuno poi interpretava nel modo che più gli piaceva». Erano gli anni del confronto, e il Concilio e quelli che volevano metterlo in atto, pensavano di parlare all'«uomo moderno». Ma talvolta capita che «i preti che pensano di parlare all'uomo di oggi, in realtà parlano all'uomo di ieri». Quello marxista «forse è l'uomo dell'altro ieri». «Adesso c'è un'altra auto-interpretazione, a mio parere falsa, dell'uomo moderno, centrata sul relativismo radicale. L'uomo moderno visto come senza certezze, uomo democratico dove la democrazia è vista in alleanza al relativismo etico». Relativismo che Buttiglione definisce «variante filosofica già in declino, che sta andando in pezzi nell'Italia di oggi». «I teologi sono tentati di prendere per uomo moderno una certa autointerpretazione che alcuni intellettuali danno dell'uomo moderno, e la Chiesa è spiazzata, questo non le dà spazio». L'attacco viene dall'interno, da chi non capisce che «la violenza più grande è pretendere che non dire la verità sia rispettare la libertà». «C'è una certa mentalità secolarizzante che non capisce che la Chiesa non vuole imporre un confessionalismo; però vuole porre sulla piazza la questione della verità dell'uomo, e la verità di Cristo. E' disumano dire: non abbiamo bisogno di una piazza in cui si cerca la verità. La Chiesa vuole una città in cui ci sia una piazza, e nella piazza una croce come segno di contraddizione». Ma a dispetto dei pericoli ancora presenti, e della parte «caduca», il Concilio è stata «un'impresa immane», grazie al quale la Chiesa «è entrata nel cuore della storia, anche se pagando dei prezzi grandissimi». E non solo in quella religiosa: «Ha avuto già un'enorme influenza nel mondo. Non possiamo pensare il crollo delle dittature comuniste, o la caduta dei regimi di sicurezza nazionale in America Latina, senza il rinnovamento conciliare. E' la Chiesa che sposa la causa della libertà umana e che vede questa libertà come la condizione prima della fede e non come un nemico da temere. E' uno dei fattori decisivi mobilitanti delle energie che hanno portato a questa trasformazione planetaria che stiamo vivendo. Senza il Concilio sarebbero impensabili Solidarnosc e Walesa, o i grandi movimenti per i diritti umani in America Latina. Non che li abbia fatti solo la Chiesa, ma sarebbe mancato un pezzo tutt'altro che secondario». Ci sono state lacune nel Concilio? «Sì, più d'una. L'ottimismo sulla facilità di condurre il dialogo con il mondo, per esempio». E' pensabile un Concilio Vaticano III? «Tutta la Chiesa è diventata più conciliare. Questo Papa governa con i vescovi. Ma tutta questa attività forse prepara materiali per un nuovo grande Concilio». [m. tos.]
Persone citate: Buttiglione, Giovanni Paolo Ii, Rocco Buttiglione, Walesa
Luoghi citati: America Latina, Citta' Del Vaticano, Italia
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