Papa Roncalli disse: faremo in fretta

Papa Roncalli disse: faremo in fretta Ma i lavori dell'Assise dei vescovi che rivoluzionò la Chiesa durarono oltre tre anni Papa Roncalli disse: faremo in fretta Gravemente malato, aprì il Concilio della svolta CITTA' DEL VATICANO. Trent'anni fa, l'I 1 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II, l'avvenimento più esplosivo della storia della Chiesa di questo secolo. Papa Roncalli, già sofferente per il male che lo avrebbe portato alla tomba nel maggio dell'anno seguente, era convinto che le assise del mondo cattolico sarebbero durate pochi mesi. E' una testimonianza inedita del card. Silvio Oddi, allora nunzio a Bruxelles e molto amico del confidente di Papa Giovanni, il card. Gustavo Testa. «Testa disse al Pontefice che il Concilio sarebbe potuto durare anni - ci ha raccontato il porporato - e il Papa rispose: "Ma che anni! per l'Immacolata, tutti a casa". Pensava che le 72 "proposizioni" preparate dalla Curia sarebbero state approvate subito, o leggermente modificate, ci sarebbero stati applausi, una bella processione in San Pietro e poi tutto finito. Invece...». Invece le «proposizioni» furono bocciate, e per oltre tre anni, fino all'8 dicembre 1965, San Pietro fu teatro di una storica battaglia fra le varie anime della Chiesa, in un confronto dialettico che mise alla prova le più belle teste teologiche del momento: Congar, Chenu, Schillebeeckx, Feiner, Ratzinger, Danielou, Kung, Weber, Garrone, Siri, Koenig. Per non citare che alcuni fra i protagonisti. Molti sono scomparsi, altri - allora sullo stesso fronte - hanno percorso strade divergenti, nella convinzione di seguire con coerenza le tracce del cammino segnato allora. Ma sia pur «entusiasta», come lo ricorda il card. Oddi, Papa Roncalli era lucido nell'analisi. «Dobbiamo lasciare la Chiesa in balia dei flussi?», disse al card. Tardini, in un colloquio ricordato dal suo segretario, mons. Loris Capovilla. «La Chiesa è come una grande nave che solca il mare del mondo. Sbattuta come è dai diversi flutti di avversità, non si deve abbandonare ma guidare». Mons. Capovilla ci offre altri dettagli della febbrile vigilia del Papa. A mezzanotte volle recarsi nella cappella del suo appartamento, per recitare il «Veni Creator Spiritus». «Poi prese il discorso che avrebbe dovuto pronunciare per l'apertura del Concilio, e lo depose sull'altare. Lo riprese la mattina seguente, prima di recarsi alla Cappella Paolina per guidare la processione solenne». Il «fiume bianco» dei vescovi si snodò nella piazza e confluì in San Pietro, davanti all'altare dedicato all'apostolo. E Giovanni XXIII pronunciò la sua confessione di fede in una Chiesa aperta al mondo, libera da paure e complessi. Papa Roncalli prese posizione contro coloro che amavano una Chiesa arroccata nella lode del passato: «Nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pur è maestra di vita, e come se al tempo dei Concili ecumenici precedenti tutto procedesse in pienezza di trionfo dell'idea e della vita cristiana, e della giusta libertà religiosa». E poi il passaggio che ha segnato un'epoca: «A noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura». Un «manifesto programmatico», e da quelle parole gli inno¬ vatori trassero vigore. E il Papa? Rimase coinvolto nelle emozioni di quella giornata, tanto che si scordò il programma approvato. Nel pomeriggio, mentre si strovava nel suo studio, piazza San Pietro si illuminò di torce dell'Azione Cattolica, in attesa di una benedizione e di un saluto. Racconta Capovilla: «Tagliò corto, mi disse: per oggi basta, non conviene che il Papa tomi a farsi vedere e parli per una seconda volta». Poi si lasciò convincere e improvvisò un discorso umanissimo. «A lungo: tirava vento, faceva freddo, era malato, avevamo paura per lui». Tornò sulla poltrona, affaticato, ed esclamò: «Io veramente tanta consolazione non me l'aspettavo, mi sarei accontentato di averlo annunciato, il Concilio, e il Signore mi ha dato la grazia di avviarlo». Ma non di chiuderlo. Il Concilio durò ben oltre i due mesi preventivati, vide molte battaglie. Ma queir 11 ottobre esse erano ancora lontane. «Concludiamo una grande giornata di pace», confidò il Papa a mons. Capovilla. Marco Tosarli

Luoghi citati: Bruxelles, Citta' Del Vaticano