ITI GEOMETRI di R. Se

ITI GEOMETRI ITI GEOMETRI Giuro se la chiappo ci ficco due la faccio copia fino a Pasqua B: RUNO Gagliardi, del 1946, . laureato in scienze politi' che (lavorando), tre figli, responsabile marketing servizi finanziari e vita alla Sai, ha mandato la foto della IV D, anno scolastico 1963/64 all'istituto tecnico per geometri del Sommeiller, che oggi si chiama Castellamonte. «Dopo 25 anni - dice - mi è venuta la voglia di rimettere insieme i vecchi compagni di scuola e a forza di ricerche ne ho rintracciati 30. A cena l'anno scorso agli Imbianchini eravamo in 25. Incredibile, sembrava di nuovo di essere al Somme, tanti facevano le stesse battute di allora, anche se diventati padri di famiglia. Comunque dopo la prima esperienza positiva abbiamo deciso di trovarci ogni anno, il primo giovedì di marzo. «In classe eravamo più di una trentina, ma solo dieci di noi sono stati insieme per tutti i 5 anni di corso: Banchio, Falletti, Ferrando, Musso, Nivoli, Polselli, Serra, Vico, Torcitto ed io. I ricordi più vivi sono forse più da cuore che da libro Cuore. Alcuni sono legati agli insegnanti: per esempio il Porciani, detto il rosso volante,-un livornese dai capelli rossi, professore di Agraria ed Estimo che diceva: "Io sono una carogna e le carogne rosse sono le peggiori" ed anche, testualmente, "Se la chiappo ci ficco due, la faccio copia fino a Pasqua! Stia attento, io ci ho tre materie, le faccio pèrde l'anno", anche se poi, non era così gramo. «Padre Mucaria, che non era un prete, ma un insegnante di topografia, così battezzato per i "tombini" che ci faceva: ci amava di amore paterno. Erano guai se ci presentavamo alle sue lezioni in maglione, più di ima volta sono andato in un'altra classe a farmi prestare una giacca. Altro personaggio singolare il Bolatto; in fondo, un brav'uomo, anche se con un modo di essere tutto particolare. Anche lui ingegnere, forse non molto portato per l'insegnamento e per la gestione di unatreritina di scalmanati (noi), quando in classe il brusio superava il livello di guardia, per ottenere il silenzio batteva la cattedra con un tondino di ferro da cemento armato che portava in cartella. C'era il capobidello Cesare, che commerciava in pizzette è panini, Moby Dick, l'assistente di chimica così battezzato perché piuttosto... abbondante e sempre in camice bianco; Montecristo, l'insegnante di italiano barbuto e patito come il personaggio di Dumas, l'architetto Mondino professore di costruzioni, un fenomeno che disegnava alla lavagna utilizzando contemporaneamente le due mani e con risultati eccezionali. Altri ricordi sono legati ai compagni. Miranda, un atleta, in palestra saliva le còrde con le gambe a squadra con la sola forza delle mani. Falletti detto "senza testa" perché se avesse dovuto farsi un cappello avrebbe dovuto farselo confezionare su misura data la dimensione del capo. Exodus Nivoli, che non riusciva a restare più di una settimana senza cambiare posto. Barbera Bussone, che veniva da Cesana, purtroppo uno dei quattro che non sono più con noi. Banchio, il "compagno", che veniva da Nichelinogrado. Tarantino, l'africheno, dal colorito non proprio nordico come, del resto Andalù Salerno, a cui un giorno imboscammo le scarpe, tolte a viva forza dai piedi. E poi gli sportivi: Torcitto Ù rugbista, Musso il ciclista, Alladio il canottiere, Ferrando il nuotatore. E ancora Vico otto e mezzo, il più bravo della classe, sempre disponibile ad aiutare tutti; Mauro Vallinotto otto (oggi fotografo professionista a Milano), un po' meno disponibile», [r. se]

Luoghi citati: Cesana, Milano, Salerno