Amarcord in fabbrica

Amarcord in fabbrica Sessant'anni di storia in una mostra fotografica della Fiat Amarcord in fabbrica D'Annunzio, Tota e la Loren in tuta ET, TORINO " il 1916, scrive Gabriele d'Annunzio: «Fiat Fiat, la parola della volontà e del la creazione». Invece Totò, nel 1953, si fa ritrarre su una 1900 Granluce e firma la fotografia: «La Fiat Gran Luce è Divina». Oggi, il linguaggio pubblicitario, li chiamerebbe «testimonial». La loro enfasi è un pezzetto dei sessant'anni di vita dentro e fuori l'industria raccontati nella mostra Fabbrica e dintorni, la Fiat nelle fotografìe del suo archivio 1899-1960, che sarà inaugurata oggi al Museo dell'Automobile. L'ha ideata e coordinata Mario Verdun, direttore dell'archivio storico Fiat. Il curatore è Cristiano Boffa, con lui hanno collaborato Peppino Ortoleva e Antonella Russo. L'allestimento è di Giuseppe Raimondi. Già presentata in Brasile, la mostra viaggerà in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Turchia. A Torino rimarrà fino al 6 dicembre (tutti i giorni, lunedì escluso, dalle 10 alle 18,30). Non c'è nulla di autocelebrativo in Fabbrica e dintorni. Le immagini non raccontano semplicemente la storia della Fiat, ma la pongono al centro di un universo di lavorazioni, prodotti, uomini, realtà italiane e straniere, momenti della società industriale. Nei suoi 93 anni la Fiat ha prodotto un milione di fotografie, ora riordinate e catalogate. Ecco la fabbrica: 1916, lavoro femminile in officina, file ordinate di donne in grembiuli ottocenteschi; 1927, auto da corsa nella pista sul tetto del Lingotto, che entusiasmò Marinetti e Le Corbusier. Le immagini di quello stabilimento storico - oggi polo culturale - insistono sui tratti colossali di una struttura che rivoluzionava la produzione: da un lato l'ampliamento dell'azienda che passava da 4 mila a 40 mila dipendenti, dall'altro l'auto che nasceva al piano terreno e «cresceva» salendo, per uscire finita al quinto, pronta per il circuito. Poi venne Mirafiori. Le foto evocano le scuderie Gualino che occupavano quell'area, la loro demolizione, l'intreccio di binari, carrelli, andirivieni di operai che costruivano il gigantesco stabilimento. E a Mirafiori appaiono i lampi della promozione di sicura presa sulla gente: 1954, Coppi in visita alle linee di montaggio; 1955, Sofia Loren in officina. L'auto si fa spaccato sul mondo della celebrità, della politica o della religione, di mondi «lontani»: il senatore Agnelli in Vaticano per presentare la 525 a Pio XI; Beniamino Gigli sulla 1500; lo sceriffo di Bombay sulla 518. La fotografia industriale è fin dagli inizi attenta a non risolvere il suo compito nel primo piano del prodotto: ecco il contegno orgoglioso dei due uomini accanto alla mitica «Littorina» del 1933; o l'imponenza un po' in ombra del sommergibile «Dykkeren» prodotto nel '44 a La Spezia: operai e tecnici contegnosi, con le braccia conserte o la mano al risvolto della giacca, ritti sotto il possente sottomarino o in piedi sul suo metallo. Ecco il Brasile del 1916, con gli uomini in bianco su tettucci e cofani dei camion per la raccolta del caffè. Così nelle immagini sportive il personaggio (Vincenzo Lancia, nel 1906, sulla Fiat 28-40Hp) è protagonista quanto il mezzo, è lui l'eroe popolare. Nella raccolta di pubblicità storiche (dalla Balilla alla Topolino alla 500) le auto già si sposano con belle donne, fascino, eleganza. E' il 1924: due fanciulle in pelliccia cambiano una ruota alla Fiat 501 : al richiamo femminile, all'insinuazione del «desiderio», già si sposa un po' di femminismo, di emancipazione riconosciuta? L'Italia fuori officina sono i ciclisti del dopolavoro o i ragazzi alla colonia di Marina di Massa (1940), in costume da bagno, sullo sfondo la torre-albergo. Racconta un ex ragazzino: «Salimmo la rampa circolare che sostituiva la scala e ci spaventammo: avremmo dormito su letti inclinati? Credevamo che anche le stanze fossero in pendenza». Marco Neirotti E' il 1924, si lancia la Fiat 501 All'automobile già si sposa l'immagine femminile: bellezza, eleganza, oggetto del desiderio Ma anche emancipazione

Luoghi citati: Brasile, Cecoslovacchia, Italia, La Spezia, Polonia, Torino, Turchia, Ungheria