Mani pulite, prime condanne

Mani pulite, prime condanne Mani pulite, prime condanne Pene «patteggiate» e condizionale per 3 ex amministratori delVlpab MILANO. I loro nomi si perdono ormai nelle nebbie di Tangentopoli, ma ieri sono tornati in primo piano. Tre ex amministratori dell' Ipab e otto imprenditori sono stati infatti i primi condannati nell'inchiesta sullo scandalo-tangenti. Tutte pene «patteggiate», quindi inferiori ai due anni (al massimo un anno e quattro mesi), quindi con la condizionale. Quindi nessuno andrà in carcere. E sono pene definitive: per queste persone l'esperienza a Tangentopoli finisce così, deludendo la «voglia di manette» suscitata in parte dell'opinione pubblica da questa inchiesta. Qualcuno, è vero, aveva assaggiato San Vittore: un giorno al massimo, giusto il tempo per un «ripensamento». Poi la confessione, che assieme alle altre è andata a riempire le migliaia di fascicoli di questa inchiesta. Poi, mesi dopo, l'arrivo in un'aula di giustizia. Un incontro breve e riservato, poiché il patteggiamento permette di evitare il pubblico processo. E così, a porte chiuse, davanti al gip Italo Ghitti, c'è stata la proposta di pena, che lui ha accettato salvo lievissime variazioni. Eccole, le condanne: Patrizio Cavenaghi e Sandro Ghelfi hanno avuto otto mesi e 15 giorni; Marco Ardenghi ed Egidio Proverbio un anno e un mese; Bruno Lasagni, Aldo Massari, Gennaro Moia e Alessandro Scotti un anno e 4 mesi. Questo per quanto riguarda gli imprenditori, tutti accusati di corruzione. Gli ex amministratori dell'Ipab, che si sono visti trasformare il reato da corruzione a ricettazione, hanno avuto quanto segue: otto mesi Gabriele Bonatti, undici mesi Abdon Chiarini, un anno e un mese Enrico Besozzi. Più colpiti saranno i portafogli: i condannati infatti hanno già sborsato 700 milioni alle parti civili, cioè l'Ipab, il Comune di Milano e la Regione Lombardia. E potrebbe non essere finita: il pubblico ministero, al termine dell'udienza, ha infatti chiesto la trasmissione degli atti per un'eventuale applicazione del decreto Martelli sul sequestro dei beni a corrotti e corruttori. L'inchiesta sul troncone Ipab, l'ente comunale di assistenza, era cominciata in aprile, con l'arresto di Matteo Carriera, socialista, ex presidente dell'ente, e di Francesco Scuderi, segretario generale. Loro saranno invece processati, il 7 gennaio, assieme a Bruno Cremascoli, ex consigliere e loro complice nel giro delle bustarelle, e a Luigi Bruschi ed Emilio Berti, che avevano l'incarico di portare all'estero i soldi delle tangenti. Parecchi soldi: circa sei miliardi in dieci anni, pagati dagli imprenditori che dovevano eseguire gli appalti nelle varie strutture dell'ente, in particolare l'istituto geriatrico «Redaelli». Soldi finiti' in larga parte in Svizzera, dove Carriera si è ritrovato con un conto miliardario, che ha promesso di far rientrare in Italia per risarcire l'ente di cui è stato per anni il presidente-padrone, attorniato da amministratori o complici o comodamente miopi. Mentre si emettevano le prime condanne un altro gip era impegnato a discutere per un'altra inchiesta gemella, quella sui corsi-fantasma alla Regione Lombardia. Argomento: le reali condizioni di Michele Colucci, l'ax assessore socialista attualmente all'ospedale di Niguarda in stato di detenzione. I suoi legali hanno chiesto gli arresti domiciliari: forse oggi la decisione. Sul fronte dell'inchiesta, intanto, è emerso qualche particolare sulla posizione di Gianfranco Troielli, latitante: a tirarlo in ballo sarebbe stato Gianfranco Petazzi, ex consigliere di amministrazione delle Ferrovie Nord, il quale avrebbe spiegato che al psi «spettava» il tre per cento di tangente sugli appalti delle «opere tecnologiche», mentre le altre opere erano appannaggio della de. ts. mr.]

Luoghi citati: Comune Di Milano, Italia, Lombardia, Milano, Svizzera