Martelli ai giudici; «Indagate!» di Pierluigi Battista
Martelli ai giudici; «Indagate!» Martelli ai giudici; «Indagate!» Il ministro sospetta reati. Miglio: mi ricordi il Duce ROMA. E' arrivato il turno dell'ex delfino? Toccherà anche a Claudio Martelli, così come è successo al Capo ripudiato, la malasorte di essere effigiato con stivaloni, camicia nera e mascella volitiva? A scorgere una vaga somiglianza, politica beninteso, tra il duce e il ministro di Grazia e Giustizia è il professor Gianfranco Miglio. «La "buonanima" torna ad aleggiare sullo sfondo di Martelli», dice infatti con un sorriso sardonico il giurista della Lega. Bossi, a sua volta, rincara la dose. E Martelli gli risponde a muso duro. E tra insulti, appelli alla magistratura e sarcasmi feroci, prende così una brutta piega la guerra dei Bot. Tutto comincia con un dispaccio d'agenzia: «Fonti del ministero di Grazia e Giustizia» confermano che Claudio Martelli avrebbe segnalato ai procuratori della Repubblica di Roma e Milano le esortazioni di alcuni esponenti della Lega a non sottoscrivere i Bot. Non è che per caso in quelle dichiarazioni i giudici potrebbero ravvisare i reati di aggiotaggio e turbativa del mercato finanziario ed economico? E già che c'era, aggiungono le «fonti del ministero», Martelli avrebbe anche rispolverato l'eventualità di «reati fiscali» a proposito delle minacce di «sciopero delle tasse» ripetutamente brandite dai leghisti. Ricevuta la cattiva novella, Miglio non perde tempo e subito accusa Martelli di essere un pessimo imitatore del capo del fascismo. Forse per aver voluto invocare l'intervento dei giudici al fine di reprimere un legittimo dissenso politico? Neanche per idea. L'ideologo della Lega parla invece di un Martelli prigioniero di una cultura «autarchica», tardo emulo delle battaglie campali con cui il fascismo cercò di persuadere i buoni patrioti a «comprare italiano». La decisione di Martelli «è un invito all'autarchia», dice infatti Miglio. E poi aggiunge: «Mussolini, quello sì che chissà cosa avrebbe fatto per convincere gli italiani ad investire anche nelle scarpe». E mentre il procuratore della Repubblica di Milano Saverio Borrelli conferma a sua volta di aver ricevuto la segnalazione ministeriale e di averla trasmessa alla questura perché conduca i suoi accertamenti, Gianfranco Miglio prende lo spunto per offrire un saggio della sua cultura non-autarchica: «Ora ditemi che cosa significa il Mercato comune se non libertà di circolazione di persone, mezzi e capitali». Per concludere, tra il minaccioso e lo spavaldo: «Martelli si provi a farlo e poi vediamo cosa succede». «Martelli deve dedicarsi di più a prendere i mafiosi e quelli che hanno fatto pagare le tangenti al Paese. Lasci stare la Lega che è pane troppo duro per i suoi denti», tuona Umberto Bossi. La replica di Martelli è tutt'altro che tenera: «Io non ho bisogno di dimostrare di voler perseguire mafiosi e tangentomani, mentre Bossi deve ancora dimostrare di conoscere Tabe della responsabilità politica che non può consistere nell'incitare all'evasione fiscale e nel mettere a repentaglio i risparmi di milioni di cittadini». Pierluigi Battista Da sinistra Claudio Martelli e Gianfranco Miglio Ieri tra i due è divampata la polemica
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