La cura del caro estinto di Luciano Borghesan
La cura del caro estinto Per la barba 60 mila, 40 mila per i capelli e per vestirlo La cura del caro estinto Negli ospedali racket delle imprese La cura del «caro estinto» ha cifre fisse: 60 mila lire per la barba, 40 mila per i capelli, 40 mila per vestirlo, 200 mila per un'iniezione conservativa. Sono «mance» elargite dalle imprese funebri (e, a volte, raddoppiate dai familiari del morto) agli infermieri. E' così da sempre: a nulla è valso, sinora, che alcuni dipendenti delle Usi abbiano raccontato al giudice come sia stato stravolto il loro mansionario. L'indagine riposa da due anni negli uffici della Procura, ma è tornata d'attualità dopo che, quest'estate, commissariati di polizia hanno raccolto altra documentazione sui funerali «partiti» da alcuni ospedali. Dalla prima inchiesta era emerso che alcune imprese funebri retribuivano infermieri e addetti alle camere mortuarie «un tanto» al morto: il minimo è 100 mila lire - ma si è arrivati anche a offrire 500 mila - per cliente acquisito, cioè indirizzato all'impresa X, saltando quella di turno o, peggio, evitando che i familiari optassero per il servizio gratuito previsto dal Comune. Inoltre, c'è il già citato listino dei «servizi». Un fenomeno che non riguarda solo gli ospedali. E' capitato che le imprese funebri siano arrivate in casa del morto prima del medico legale. L'istruttoria ha ricostruito penosi episodi: parenti avvisati del decesso del congiunto dai necrofori; due ba- re per un solo defunto; vergognose scene di concorrenza («Siamo arrivati prima noi», «No, noi») davanti al dolore dei familiari. La piaga maggiore è negli ospedali. Dipendenti delle Molinette hanno raccontato alla magistratura di un giro d'affari di 15 milioni il mese, di imprese funebri che sborserebbero quelle cifre per mantenere il controllo del territorio, suddiviso per Usi. Si tratterebbe di decine di milioni il mese - in tutti gli ospedali - per pagare coordinatori, tecnici, addetti alle camere mortuarie dei principali ospe¬ dali. Non tutti, certo. Alcuni hanno svelato le regole di questo mercato che prosperava in passato, e che, affermano, c'è ancora oggi. «Sì, il traffico continua. Ho detto più volte ai responsabili che certi servizi non sono previsti nel nosto mansionario, ma nulla è cambiato» ammette un dipendente di un ospedale. Chi si rifiuta, chi non vuole la «mancia» è mal visto, controllato, se possibile trasferito ad altro incarico. Da 140 a 220 «morti» il mese alle Molinette. Un'attività funebre che garantisce forti fattura¬ ti. Chiara l'esigenza di talune onoranze di mantenere il loro budget. Anche qui, non tutte sono «compromesse». C'è l'addetto di turno concordato tra tutte le imprese per dare all'utente le informazioni necessarie, ma sotto sotto (a partire dai reparti fino alle fredde stanze delle camere mortuarie) si consuma un'agguerrita concorrenza, e perde chi non sa catturare le prestazioni di informatori e inservienti. L'assessore ai servizi demografici, Beppe Lodi, ha provato a combattere questo fenomeno prevedendo un albo delle imprese, concordando i costi dei funerali, rafforzando le informazioni sul servizio offerto gratuitamente dal Comune. Ha persino istituito un «telefono viola» (4367700) che 24 ore su 24 dà le risposte necessarie alle varie esigenze. Ma, in quei particolari momenti di dolore e di Sgomento per la scomparsa del familiare, spesso non si ha la lucidità, il tempo, la voglia di documentarsi prima di fare la scelta. Salvo, poi, scoprire incresciosi «trucchi», come quello della «marcia dei fiori»: mazzi che oggi ornano una camera mortuaria e domani, gli stessi, un'altra. Sono fiori che entrano al mattino, escono la sera e rientrano il giorno dopo. Pagati due-tre-quattro volte, finché non appassiscono. Luciano Borghesan L'attività funebre dà forti fatturati: le imprese cercano di controllare il mercato
Persone citate: Beppe Lodi
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