Perini, l'eroe torna in riga

Perini, l'eroe torna in riga Trascinò Bugno al trionfo iridato, ora riprende la sua strada di gregario Perini, l'eroe torna in riga «Dopo il Tour e il Mondiale, tantissimi complimenti Ma soltanto la Zg mi ha offerto un discreto contratto» «Certo che ci ho pensato. Sono in forma motociclistica, vado a prendere quei quattro e poi tento di vincere. Mai una vittoria e che faccio, divento addirittura campione del mondo? Sogni. C'è Bugno con me, io al massimo mi piazzo quarto, lui può vincere. Stai al tuo posto Giancarlo Perini, lavora per il capitano. Che ne dici Mirko?». Mirko ha dieci mesi, porta una maglietta con su scritto «Sono amico di Perini», ascolta e, attualmente, si astiene dall'esprimersi. Giancarlo Perini, 32 anni, gregario era e gregario rimane. Che cosa resta del protagonista del Tour e dell'eroe che ha trascinato Bugno sul traguardo di Benidorm? «Un contratto con la Zg Mobili Bottecchia, qualche soldo in più di quanto mi aveva offerto la Carrera. Avrei continuato volentieri con la Carrera, non hanno ritenuto che meritassi quanto chiedevo. Manifestazioni d'affetto tante, tante parole, fatti pochi. Bravo, sei forte, vai come un treno, ciao ci sentiamo. Un'offertina dalla Gatorade di Bugno, bel gruppo, un piacere pedalarci in mezzo, ma ho trentadue anni, non posso mica aspettare gli aumenti di merito. E così corro per una squadra che oltre alle strette di mano si sforza di venirmi incontro». Non è che le sue imprese abbiano ottenuto molto. «Dai tifosi ho ottenuto moltissimo. Ah, gli abbracci del mio paese. E' nato un club per me, un club come per i campioni. Quando ritornai a Carpaneto c'era la festa della coppa, ma nessuno mangiava la coppa, erano tutti intorno a Perini. Ero commosso, ma dai non ho fatto nulla. Come non hai fatto nulla?, hai fatto vincere Bugno, è per Perini che siamo campioni del mondo. Mia madre aveva la faccia di una che ha il figlio astronauta appena rientrato dalla Luna. La Pro loco mi ha messo al petto la medaglia d'oro; lei si guardava intorno: visto il mio pelatone che ti combina? E la gioia sincera dei compagni di squadra, chi la dimentica. Bei giorni. Passati. Adesso si rimonta in sella per la Milano-Torino e il Giro del Piemonte». Dodici anni di professionismo e nessuna vittoria, anche lei ha il suo record. «Che destinaccio. Non ho rimpianti, è andato tutto bene, ho sgobbato, mi considero un corridore onesto con un'onesta carriera, ma una vittoria, una sola, essere finalmente primo, quanto mi manca. Fughe, lunghissime fughe, il traguardo quasi raggiunto, sfinito e ancora pieno di speranza, questa volta non ti prendono, e il vantaggio diminuisce, diminuisce, guardo l'ammiraglia e hanno smesso di agitare i pugni, non mi incitano più, gli avversari sono là dietro. E ci riprovo, con un'ansia, un desiderio di riuscire che mi arrostiscono. A una tappa del Giro d'Italia dico: ci siamo, sono troppo lontani, se ti acchiappano significa che hanno preso l'automobile. Com'ero stanco, facevo l'elenco di tutte le persone che avrebbero gridato ha vinto, Giancarlo ha vinto, da mia madre a mia sorella Carmen che fa la bidella ma non ha il posto fisso, a mia sorella Luisa che aiuta mia madre nell'azienda agricola che ci ha lasciato papà. Mio padre è morto sette mesi fa, e mai che mi abbia visto vincere. Forza Perini, non mollare. Il gruppo m'è calato addosso come un mattone su un pollo alla diavola». Ma che importa, Perini. Al Tour lei era il magnifico condor, se lo rammenta? Rammenta cosa dicevano e scrivevano di lei in Francia? L'attacco del terribile condor pelato. «Be', condor pelato non è che fosse un gran complimento. E ad ogni modo continuavo a non vincere. Però in che razza di forma ero, mi sentivo le ali addosso e le ali le avevo ancora al Mondiale. Una sorpresa arrivata a trentadue anni. Perini, ma che cosa ti succede? E che ne so, volo. Sono sceso in terra, pressap¬ poco con lo stipendio di prima. Noi sì che siamo ricchi. Un campionato del mondo vinto, trecento milioni da dividere in quattordici. Sai che invidia Van Basten». E l'ambiente, Perini, dove lo mettiamo? Il ciclismo, l'aria aperta, il paesaggio. «E il cuore che ti salta in gola, la stanchezza che ti spezza, la pioggia, la neve, e pedala, pedala. Vita dura, sacrifici, le mie sorelle Carmen e Luisa a ballare e io la sera a letto alle dieci. Perini dorme, domani si allena. Neanche il ciclismo è nei paraggi del paradiso». Gianni Ranieri li Giancarlo Perini: «A 32 anni inseguo ancora il sogno di una vittoria»

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