Liedholm, settanta cin cin tra i vigneti del pallone
Liedholm, settanta cin cin tra i vigneti del pallone La simpatica confessione di nonno Nils che oggi compie gli anni: il football rimane ancora la mia vita Liedholm, settanta cin cin tra i vigneti del pallone CUCCARO DAL NOSTRO INVIATO «Peccato tutta questa pioggia, è difficile vendemmiare. Si affonda tra i filari. Ma il vino sarà ancora buono. Ci conto, un bicchiere fa bene. Lo dicono anche i medici americani, aiuta la circolazione e il cuore». E' sempre stato un ottimo sponsor di se stesso e del suo lavoro, Nils Liedholm. Festeggiò i sessant'anni cominciando (ma non lo sapeva ancora...) la stagione dello scudetto giallorosso con 43 punti, quattro di vantaggio sulla Juve. Ne sono passati altri dieci, di anni. I settanta li tocca oggi, in famiglia, con amici attorno, fra le vigne di Cuccaro, nella splendida casa di campagna. Perché Villa Boemia? «Perché il padrone era un commerciante di cristalli, e volle ricordare dove li comprava». Non ha panchine, la domenica, ma non è uscito dal football. «Non posso. Ho cominciato a quattordici anni, a diciotto ero già bravino, a 24 giocavo nel Norrkoeping, a 27 arrivavo al Milan. Si apriva la mia seconda vita, la carriera italiana». Ribadisce quanto, per i sessant'anni, disse a Lietta Tomabuoni: «In Italia ho vissuto intensamente, anche se pare sempre che dorma in piedi. Questo è il più bel posto del mondo. Nostalgia per la Svezia non ne ho provata mai». Ma a Waldemarswik, dove è nato, torna ogni anno: «Una cittadina di tremila anime, una volta centro europeo del cuoio, adesso piena di fabbriche di mobili, un settore in crisi. C'è mia sorella, è lei il legame». Con lui, arrivarono al Milan sia Nordahl che Gren. «Divertimmo la gente, e ci divertivamo noi. Prima da centrocampista quindi da libero ho vinto quattro scudetti. Mi sentivo ancora forte nel '62 quando mi fermai come di colpo, le gambe non erano più quelle». Nell'ultima stagione in rossonero gli appiccicarono la prima etichetta: Liedholm balia di Rivera. «Ricordo quando misero il giovanissimo Gianni fra noi marpioni nel secondo tempo di una amichevole a Linate. C'era anche Schiaffino, ci stupimmo di come fosse facile scambiare il pallone con quel ragazzino. Gipo Viani bluffò, dicendo: Peccato che sia così piccolo. Pepe ed io andammo in sede per dire che non si lasciassero scappare una promessa così strabiliante. Ci risero in faccia, Viani lo aveva già bloccato... Così nel mio ultimo campionato nel Milan, l'ultimo in Italia, c'era proprio Rivera al mio fianco. Finimmo secondi dietro la Juve». Per Nils, subito, la strada dell'allenatore. «Sarei morto fuori dal calcio, mi salvò il lavoro nel settore giovanile rossonero». Prestissimo, stagione '63-64, la panchina della prima squadra e per tre campionati. Poi Verona, Monza, Varese, Fiorentina (due annate), quindi la Roma '73. Cominciava il palleggio fra la capitale giallorossa e la Milano rossonera. Al Milan per lo scudetto del '79, di nuovo alla Roma per il tricolore '83. Altra etichetta: Nils Liedholm inventore della zona. «Storie, la zona la praticavamo già nel Norrkoeping. In Italia allenatori come Rocco e Frossi predicavano altro calcio, la marcatura a uomo in difesa se non a centrocampo. Quando giocavo con Viani, però, fui il prime libero con licenza di andare dove volevo, sul campo. Alla Roma ho solo rinfrescato vecchi concetti. Sia chiaro, i calciatori sono sempre più determinanti del tecnico che può solo insegnare qualcosa e tenere unito lo spogliatoio. Con Vierchowod grandissimo marcatore. Di Bartolomei libero intelligente, quell'asso di Falcao e Ancelotti a centrocampo, Bruno Conti e Pruzzo davanti, quello scudetto fu facile. Che squadra, quella Roma. Quando all'Olimpico si sentiva la canzone di Venditti, alla gente venivano i brividi». E adesso?. «Adesso sono felice di essere ancora in salute, e di poter seguire ancora il football». Molti dicono che quello d'oggi è fesso, con così tanti gol... «Fesso no, diciamo divertente con qualche allegria di troppo». Settant'anni in bellezza, comunque. «Diciamo così. Sono sempre in moto, mangio pochissima carne, bado a me stesso come quando ero calciatore. Ho un fisico bene allenato, dalle basi. Ragazzino, facevo molti sport parallelamente al calcio. Soprattutto il bandy, che battaglie. Campi lun- ghi centodieci metri intrisi d'acqua che gelava, noi a correrci sopra rincorrendo con la mazza una palla di legno avvolta da corde. Se la prendevi addosso faceva male». A 14 anni i primi calci. Nils Liedholm festeggia quindi oggi 56 anni di pallone. E' stato un grande giocatore e un tecnico saggio e furbo. Ne ha visti di campioni attorno a sé e dalla panchina. Gli chiediamo noi un regalo, adesso. Ci dia i nomi della sua squadra ideale del calcio italiano, dal dopoguerra ad oggi. Allarga le braccia. «Questo è un tradimento, chissà quanti ne dimentico... quanti nemici mi faccio». Cita più nomi, più epoche, ruolo per ruolo. «Zoff più regolare e concreto, Albertosi capace di numeri acrobatici. Prima Buffon, favoloso. Baresi perfetto libero della zona, Scirea grandissimo dietro e davanti ad una difesa a uomo. Falcao e Platini, due super. Ancelotti, Tardelli, Rijkaard gli indispensabili in un centrocampo. Come Benetti. Fra Parola e Nordahl che battaglie. E il Grande Torino, scomparso così. Bruno Conti e Causio, che uomini da fascia e da cross. Con loro Claudio Sala e prima Domenghini. E Gigi Riva? Ma io non scordo Pruzzo ed i suoi gol. E Maradona? Dovrei fare una squadra apposta per lui... Insomma, come faccio a dire undici nomi?». Ha ragione, è un piccolo tradimento la squadra che tiriamo fuori dalle sue numerose citazioni. Ma Liedholm ci perdonerà. Alziamo un bicchiere di grignolino. Auguri, grande Nils. Chi ha dato così tanto al calcio italiano? «L_4 Bruno Perucca «Capii in fretta che Rivera era un genio e mi divertì allenare laRomadiFalcao. Com'è il calcio oggi? C'è troppa allegria» LA SQUADRA IDEALE DEGLI ANNI ITALIANI DEL BARONE Nella foto grande un momento esaltante della lunga carriera di Nils Liedholm: a Marassi la Roma ha appena conquistato lo scudetto 1983 e I tifosi lo festeggiano in campo. Sotto: un'Immagine del Barone svedese nella casa di campagna a Cuccaro
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