«Ho il fisic du rolex, chiedo di essere assunto»

«Ho il fisic du rolex, chiedo di essere assunto» Il narcisismo, gli ossequi e le spiritosaggini dei candidati nel libro di due addetti alla selezione del personale «Ho il fisic du rolex, chiedo di essere assunto» L'esilarante «sciocchezzaio» di chi vuole far colpo sulle aziende re MILANO ONO bravo, sono bello, sono la persona che fa al caso vostro. Il curriculum vitae è la forca caudina al quale si sottopongono ogni anno milioni di candidati a un nuovo lavoro. Nelle richieste si mescolano speranze yuppistiche, illusioni infrante, frammenti scomposti dell'immaginario collettivo. Ai «biglietti da visita» più curiosi la Sperling & Kupfer dedica un'enciclopedia, una piccola Spoon River di castronerie, intitolata La mia azienda sta stirando le cuoia. L'hanno compilata due manager addetti da quindici anni alla selezione del personale in una grande azienda milanese, protetti dietro lo pseudonimo di Enza Consul (la prefazione è di Oreste del Buono). Ne risulta un divertente «formicaio» di sciocchezze, ma anche un manuale per imparare «come non rispondere a un annuncio di lavoro». Sulle scrivanie delle aziende piovono curricula di tutti i tipi. Si presentano ossequiosi Fantozzi: «Ecco la mia testa su un piatto d'argento»; grafomani che inviano decine di pagine; c'è la Salomò pronta a tutto: «Vi scrivo senza veli». Un figlio giustifica l'assenza del padre alla maniera della famiglia Addams: «Vi ringrazio per l'appuntamento di lavoro per mio papà, ma non ha potuto venire perché è deceduto proprio in quel giorno, per questo mi auguro possiate scusarlo». Sullo stato civile gli uomini fanno i galletti, insistono sul tasto «costretto mio malgrado a lasciare il celibato», o «in attesa di liberazione», «inguaiato». Le donne sono più romantiche, segnalano con orgoglio di essere «fidanzate», anche se la maternità per le aziende è come l'aglio per i vampiri. Compaiono briciole di eroismo: «Mio padre è stato ufficiale della Guardia di Finanza, che salvava più vite umane degli stessi medici e a rischio della propria». Qualcuno torna al Risorgimento: «Due miei bisnonni erano garibaldini». Con i dati fisici si scatena il narcisismo, si azzera l'autocritica. Quando le aziende richiedono bella presenza, non mancano le misure fisiche, le foto in costume. Uno confessa un piccolo difetto: «Ho un foruncolo sul naso e peso 160 chili». Un ragazzo sottolinea la sua avversione sessantottarda: «Non sono un lavativo, capellone, e non porto la barba, e non bevo il caffè». Per parlare della propria calvizie spunta il teologo involontario: «Sono caivino». Ma anche il contrario: «Non sono calvo, e ho il fisic du rolex». Una presunta Venere: «Sono alta 1,73, mora e grazie al cielo possiedo quella che comunemente viene definita "una bella presenza", anche se in famiglia mi chiamano Cita». La ragazza conclude: «Sono certa di meritare la vostra convocazione. Vedere per credere». Nelle note personali si scatena il surreale. L'elegante, nutrito di King, suggestionato da Boccasile: «Mi vesto solo in boutique grandi firme con iniziative sulle camicie». I telemaniaci: «Ho partecipato a un quiz di Mike Bongiorno»; «Sono sbianche stato a teatro del Maurizio Costanzo Sciò». Sulle professioni precedenti compaiono mestieri alla Bukowsky, da quello che aggiusta campane crepate al Barista (cioè cesello bare), dalla «Cameriera di calore» al «metto a posto e rad- drizzo banane nelle cassette del Super». I «condor» dell'ufficio personale vogliono spesso sapere se il candidato aveva un lavoro e perché intende cambiare. Alcuni si mantengono sul vago: «La mia può sembrare un'Odissea, ma Ulisse al confronto a me non è nessuno». Spesso le motivazioni sono più grottesche. Confessioni immediate: «Ho fatto una cappellata». Incompatibilità insuperabili: «Insidiata»; ((Allergia al pelo di montone»; «Proposta matrimoniale del capo»; l'impiegata di un'azienda farmaceutica: «So¬ no stanca di infilare le supposte ai cani». Pseudobibliche: «Qui vige l'occhio per occhio, dente per niente». Catastrofi ecologiche: «Alitosi insopportabili, aerofagia, fumo del mio vicino». Esaminandi, il catalogo è questo. Faceto e desolante. Ma gli autori assicurano che i curricula con scemenze sono in media il 10 per cento del totale. Per il resto si tratta di schede compilate con cura anche se gli «orrori» di ortografia sono notevoli, persino tra i bocconiani. Le ragazze in genere sono più grammaticate, articola¬ te e precise. Gli uomini più puntuali ai colloqui, meno volùbili e indecisi nelle scelte. Gli approcci professionali per il momento funzionano per lettera, su schede, su fogli colorati e disegnati, ma cominciano a piovere anche videocassette, con regie accurate. Il futuro passerà da lì, come sulle astronavi di Star Trek o nei porno annunci. Sarà più semplice per l'ortografia, ma nessuno potrà più vendersi per quello che non è. Brano Ventavoli Fantozziani: «Ecco la mia testa». Leali: «Ho un foruncolo e peso 160 chili» etti alla selezione del personale Disegno di Quino da «Né arte né parte», Bompiani

Persone citate: Addams, Boccasile, Bukowsky, Enza Consul, Fantozzi, Kupfer, Mike Bongiorno, Oreste Del Buono, Sciò, Ventavoli Fantozziani

Luoghi citati: Milano