I serbi si prendono un'altra fetta di Bosnia

I serbi si prendono un'altra fetta di Bosnia EX JUGOSLAVIA Cade Bosanski Brod, le truppe di Belgrado controllano tutto il Nord. Centinaia di morti, migliaia in fuga I serbi si prendono un'altra fetta di Bosnia L'Onu vota all'unanimità la Commissione sui crimini di guerra ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO E' stato l'atto finale della tragedia di Bosanski Brod. Mercoledì, alle 3 di notte, una violenta esplosione ha fatto saltare in aria il ponte sulla Sava che collegava questa città della Bosnia settentrionale con la sua gemella croata, Slavonski Brod. Poche ore prima, dopo mesi di feroce assedio, le truppe serbe erano entrate in città seminando morte e terrore. Per un gioco del destino, in quegli stessi momenti, a New York, il Consiglio di sicurezza dell'Onu votava la risoluzione per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui crimini di guerra compiuti in Bosnia. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Boutros Ghali, deve nominare al più presto un gruppo di esperti che analizzeranno tutti i dati raccolti sui massacri, sull'epurazione etnica, sulle mostruose torture dei civili. Anche se non si parla ancora di un tribunale internazionale, tutto lascia intendere che per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale verrà istituita una nuova Norimberga. «Se ci sarà bisogno di mostrare più denti, li aggiungeremo» ha dichiarato ai giornalisti l'ambasciatore russo presso l'Onu Juri Voroncov. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha votato una seconda risoluzione che riguarda il ritiro definitivo dell'esercito jugoslavo dalla Croazia, e in particolare dalla penisola di Prevlaka che dev'essere smilitarizzata entro il 20 ottobre. Ai caschi blu è stato affidato il compito di controllare la ritirata. Ma i soldati e i miliziani serbi, che con l'aiuto dei cetnici stanno saccheggiando e dando alle fiamme Bosanski Brod, non sembrano dare molto peso alle risoluzioni del Consi¬ glio di sicurezza dell'Onu. Dalla città, dove non cessano le esplosioni, s'innalzano grandi colonne di fumo nero. Il fuoco sta divorando la raffineria e le fabbriche della zona industriale. Bruciano interi quartieri. Prima della ritirata le forze bosniache hanno fatto evacuare in Croazia 8 mila abitanti della città, croati e musulmani.- «Abbiamo perso una battaglia, ma questo non si¬ gnifica che abbiamo perso la guerra per la Bosnia indipendente e sovrana» dice un comunicato diramato dal Consiglio della difesa croato. Intanto però le truppe serbe hanno praticamente conquistato tutta la Bosnia settentrionale, assicurandosi il controllo del corridoio strategico che collega la Serbia con la cosiddetta Repubblica serba della Bosnia e la Krajina, la regione occupata dai serbi in Croazia. Resistono ancora le città di Gradacac e di Maglaj. Ma i cacciabombardieri di Belgrado, malgrado l'ennesima promessa del leader serbo Karadzic di interrompere i voli, bombardano senza tregua le due città a maggioranza musulmana. Decine di razzi aria-terra, bombe a cassetta e ordigni vari sono stati sganciati ieri sul centro di Maglaj. L'offensiva serba continua anche a Sarajevo, dove nelle ultime ventiquattro ore sono morte 12 persone mentre 80 sono rimaste ferite. Le trattative tra serbi e musulmani e croati sulla smilitarizzazione della capitale bosniaca che doveva iniziare ieri sono saltate. «Ho ucciso personalmente centinaia di uomini. Li ho anche torturati. Ma non è vero che ci sono migliaia di prigionieri. Non disponiamo di mezzi per trasportarli nei campi, per questo li uccidiamo tutti. Proprio come fanno dall'altra parte i croati». L'agghiacciante testimonianza è di Sinisa Vucinic, uno dei capi delle bande serbe che combattono in Bosnia. Nell'intervista pubblicata dal settimanale tedesco Der Spiegel, Vucinic confessa uno dei tanti massacri contro i croati, compiuti nello scorso luglio a Nevesinje, in Erzegovina: «Ne abbiamo uccisi 640 in un solo giorno». Ingrid Badurina .■■■:->w,»>:<-:'>7':<'»:,:'w Un uomo e un bue sul ponte danneggiato sulla Sava tra la Croazia e Bosanski Brod (Bosnia), ieri occupata dai serbi [fotoap]