Varese esulta, cresce la rabbia contro Roma di Ugo Bertone

Varese esulta, cresce la rabbia contro Roma Varese esulta, cresce la rabbia contro Roma Gli industriali: «La gente è stanca, ipartiti rischiano grosso» VARESE DAL NOSTRO INVIATO Si vota, si vota. E a Varese, la culla della Lega, si respira un'aria di orgoglio, di soddisfazione. «Me l'aveva detto il prefetto in mattinata. Guardi che si può ancora votare a dicembre». Parla così Antonio Bulgheroni, presidente della Unione industriali varesotti, la terza d'Italia, dopo Milano e Torino. Ma l'indiscrezione non aveva fermato la collera degli industriali. «E' generalizzato - aveva detto in mattinata Bulgheroni il sentimento di chi avverte di avere subito una lesione del proprio diritto di andare al voto, dopo mesi di paralisi amministrativa e di fronte all'esigenza di un ricambio e di un rinnovamento della classe politica che a Varese, inconseguenza dello scandalo delle tangenti, è particolarmente avvertita». Già, questo rinvio non piaceva più proprio a nessuno, nemmeno, salvo poche eccezioni, ai cosiddetti «partiti romani». Troppa la rabbia della gente, troppa la tensione. Unanime la certezza che, in primavera, l'onda della protesta sarebbe stata ancora più alta, quasi inarrestabile. E adesso, invece, si profila la campagna elettorale più dura e nervosa di sempre, quella con la posta più aita. Varese, prima tra le città capoluogo, avrà il sindaco leghista? Bulgheroni, nome di battaglia Toto quando giocava a basket all'Ignis negli Anni Sessanta, risponde così: «Non lo so ma è possibile, anzi probabile. Ma non voglio esprimere il mio pensiero politico». Perché? «Quando, più di un anno fa, mi sono limitato a dire che i partiti rischiavano grosso con il loro comportamento, sono stato tacciato di leghismo». Ma come vi comporterete con un sindaco leghista, magari con l'avvocato Maroni? «Come ci siamo sempre comportati. Guardi, io non posso ignorare che la Lega qui raccoglierà più voti degli altri. Un varesino su due che incontro per strada è un elettore leghista...». E allora? «Allora ci confronteremo alla pari. L'industria rappresenta metà del reddito di Varese. E' evidente che qualsiasi amministrazione deve avere un rapporto con noi». Ma la secessione, Bulgheroni. Per Flavio Sottrici, che l'ha preceduto all'Unione Industriale, è addirittura probabile... «Sottrici parla a titolo personale. Io non sono andato in tv, anche perché a invitarmi è stato Maroni, quello della Lega. Non il giornalista. E non mi piace il folclore. Io alla secessione non ci credo, non è una buona risposta ai problemi del Paese. Ma credo, questo sì, che l'unità d'Italia corra grossi pericoli». Ci va cauto, Bulgheroni. E come lui gli altri imprenditori: da Giorgio Orsi, presidente della Mazzucchetti, a Renzo Capanna, delle Officine Riva, a Achille Babini, già vice di Sottrici all'Unione. Tutti prendono le di¬ stanze da Sottrici, tutti, chi più chi meno, sentono il rischio di un ulteriore distacco da Roma, dalla capitale pronta a punire la capitale dei ribelli. Ma tutti convivono con una città in crisi, dove a fine anno, alla vigilia del voto, si dovranno fare i conti con 4500 posti di lavoro a rischio. Varese la ricca fa i conti con paure nuove o, almeno, dimenticate. E tutti, proprio tutti, hanno voglia di protestare. «E stupisce - dice una nota ufficiale degli imprenditori - che il governo abbia stanziato subito cento miliardi per la Liguria colpita dall'alluvione mentre Varese, colpita dal nubifragio a inizio giugno, attende ancora gli 8 miliardi già promessi». E' questo il clima che attende i «partiti romani»: un misto di rabbia, delusione, voglia di protesta. «Più che della protesta conclude Bulgheroni - dovrebbero preoccuparsi delle defezioni, del rischio che qualcuno perda la voglia di lavorare, di dar continuità all'impresa». Già, non stupisce che qui la corazzata di Umberto Bossi possa mirare a una vittoria clamorosa. A parole, di imprenditori leghisti se ne vedono pochi. Ma qui a Varese ormai va di moda un detto: i voti a Bossi non si vedono ma si contano. E lo sa anche Vito Gnutti, parlamentare leghista, imprenditore bresciano che pure a Varese ha i suoi amici. «No - dice un approccio tra imprenditori e Lega non c'è ancora. Anzi, quando è possibile, gli industriali sono pronti ad applaudire le grandi ammucchiate come a Brescia». Ma il programma? State preparando un programma per l'economia? «Sì, lo faremo. Ma le cose sono semplici e le sanno anche quelli degli altri partiti. Il problema è farle, le cose. L'economia va avanti così, senza dar retta né ad Agnelli né a Bossi». Ugo Bertone