La corte dei miracoli assedia il Potere di Filippo Ceccarelli

La corte dei miracoli assedia il Potere La corte dei miracoli assedia il Potere Stracci, insulti e trombette contro gli onorevoli m IL PARLAMENTO NEL MIRINO AROMA LLA Magliana! A Pomezia! O in qualche luogo sperduto nella grande pianura tra Roma e Civitavecchia! E certo, una volta deportati lì in periferia, 15, 20, 30 chilometri dal centro storico, lontani dai comodi alberghi, privati dei ristorantini e dei negozi di lusso che allietano l'attuale città politica, sarebbe più facile organizzare la difesa degli onorevoli. Che adesso - sorpresa - vengono insultati, fischiati e spernacchiati con sempre più rumorosa insistenza da dietro le transenne (perenni, ormai) di piazza Montecitorio. Alla Magliana!, perciò. E il bello è che hanno sempre risposto di no, i deputati, un no sdegnoso e sistematico a chi s'era permesso di proporre soluzioni di decongestionamento del centro: «Perché un Parlamento lontano dalla gente sarebbe al di fuori eccetera eccetera». Eccotelo il Parlamento vicino alla gente. E finché non volano i bulloni viene il dubbio che in fondo non sia necessariamente un male questo contatto tra il Potere e questa umanità dolente. Ieri i dipendenti giudiziari (imbattibili nel far confusione quelli di Napoli, che saranno duecento e sembrano tremila), ma prima ancora gli alluvionati, i terremotati, i licenziati, i cassintegrati, gli immigrati, quelli senz'acqua, quelli senza casa e così via. Come se poi il problema fosse davvero quello di spostare di qualche metro la protesta, due colpi di scopa e la monnezza finisce sotto il tappeto buono, tutto torna come prima. Ma «come prima» quando? Che non è mica, anzi non è mai stata una piazza qualsiasi, Montecitorio, che tra vMonsAcceptorium», «Mons Saeptorum» e «Mons Citatorius» non si sa bene nemmeno perché si chiama in quel modo. Luogo davvero singolare: basti pensare che dal palazzo di fronte alla Camera è stato sfrattato, sì, sfrattato Giulio Andreotti. Intermittente nei suoi repentini pieni e vuoti di portaborse e simboliche auto (che non sono più blu). Per certi versi anche poetico con il gracchiare delle cornacchie all'imbrunire, con quel virgiliano sciame d'api impazzite che un giorno planò sulle colonnine di pietra serena davanti all'ingresso della Camera, o quegli autisti che parlano tra loro dei «loro» onorevoli con la stessa affettuosa malagrazia con la quale parlavano dei «loro» padroni cardinali i cocchieri del Belli (che al luogo infatti ha dedicato un paio di strepitosi, crudeli sonetti). Sempre strana gente, davanti Montecitorio. Con bizzarre abitudini protestatarie, sempre. Per esempio: quella di fare i propri (beffardi) bisogni, quando c'è seduta notturna, nelle automobili degli onorevoli incautamente lasciate aperte pare sia nata con gli sfollati del Belice (Anni Sessanta) e rinverdita dai pacifisti della Pantera che manifestavano contro la guerra del Golfo (Anni Novanta). Tra queste due cronologiche estremità la piazza, che nel frattempo si è arricchita di un'incredibile garitta semi-tirolese cresciuta all'ombra dell'obelisco di Psammetico II, ha finito per registrare con una certa flemma i contraccolpi e anche i cambiamenti che avvenivano nel Paese e nel Palazzo. Qui, in gruppo o da soli, sono venuti tutti. Così, a un certo punto sono arrivati gli animalisti e i cacciatori, hanno protestato il transessuale e il mancato onorevole possibile vittima dei brogli (si incatenò il socialista Scotton). Qui si sono fatti sentire dei civilissimi federalisti europei, degli esasperati operai dell'Acna e si sono spogliate, tutte insieme, Cicciolina, Moana e Malù Ramba. Sotto gli occhi di alcuni neofascisti, non proprio silenziosissimi, che comunque digiunavano per la libertà del professor Signorelli. I guai più seri, con le transenne che erano saltate via e i dimostranti arrivati a un paio di me¬ tri dall'ingresso della Camera, li avevano procurati (giugno 1991) i dipendenti licenziati delle basi Usa in Italia. Mentre durante l'elezione di Scalfaro, in un angolo riparato, si scopriva una covata di gattini (adottati dalla Lega del Cane e battezzati uno «Oscar» e l'altro «Luigi»). E dall'altra parte del Palazzo l'occhiuto onorevole leghista Borghezio denunciava perfino un cantiere abusivo. Piazza Montecitorio. Un po' Hyde Park Corner, un altro po' metafora dell'Italia politica: tutti lì stretti, scomodi, a protestare, ma nessuno che se ne vada. Ma soprattutto efficace misuratore della pressione sociale. Che oggi, a giudicare dalle troppe trombette, dai troppi stracci che sventolano dietro le simboliche barricate, dagli insulti continui spesso mirati ma il più delle volte generici indica «Sudamerica». Alla Magliana! dunque, alla Magliana! Filippo Ceccarelli

Persone citate: Borghezio, Giulio Andreotti, Magliana, Scalfaro, Scotton, Signorelli

Luoghi citati: Civitavecchia, Italia, Mons, Napoli, Pomezia, Roma, Usa