Catturati i terroristi dei tralicci di Vincenzo Tessandori

Catturati i terroristi dei tralicci Fra La Spezia e Carrara, farebbero parte di «una frazione dissidente» che usava la dinamite Catturati i terroristi dei tralicci Quattro anni di attentati, in cella 6 anarchici CARRARA DAL NOSTRO INVIATO Sei arresti, indagini lunghe e minuziose e il mistero degli attentati ai tralicci dell'alta tensione disseminati fra La Spezia e Lucca sarebbe risolto, almeno nelle grandi linee. I carabinieri ne son certi, la magistratura conferma e i «libertari» protestano a voce alta e chiamano a raccolta i compagni per un «presidio davanti alla caserma dei carabinieri». Il gruppo, ha spiegato il sostituto procuratore Augusto Lama che ha coordinato le ricerche, sarebbe «una frazione dissidente a carattere violento che metteva in atto gli attentati dinamitardi, una cellula eversiva che potrebbe essere composta anche da altre persone e avere collegamenti con altri simili gruppi eversivi». Insomma, euro-terroristi con collegamenti continentali, si lascia capire. I nomi: Emanuela Centi, 31, disoccupata; il marito Ubaldo Giorgioni, 36, muratore; Riccardo Delle Piane, 28, anch'egli muratore; Alessandro Gazza, 26, milanese, ambulante; Catia Canozzi, 27; tutti residenti a Monzone, presso Carrara; e Raffaella Ruberti, 28, di Roma, residente a Carrara. Secondo il col. Gianfranco Petricca, comandante del Gruppo di Massa, su di loro sarebbero emersi «elementi probanti di reità». In attesa delle prove provate, le accu- se: associazione per delinquere a scopo di eversione dell'ordinamento democratico, gli attentati ai piloni dell'alta tensione avvenuti fra il maggio '90 e il 24 settembre '92, detenzione e trasporto di materiale esplodente. Ma non sarebbe tutto: infatti gli inquirenti sottolineano come sia stato sequestrato materiale «molto interessante per le indagini, che comprova la partecipazione degli accusati a specifici attentati, la loro attività delittuosa e il coinvolgimento del terrorista svizzero Marco Camenisch». Accuse che la Fai, la Federazione anarchica italiana, respinge con decisione e in un comunicato parla di «una per¬ quisizione risultata negativa, alla ricerca di armi ed esplosivi» mentre «i compagni della tipografia» di via San Pietro a Carrara, che è un po' il cuore del cuore anarchico, qui sulla costa tirrenica, sottolineano come la «pretestuosità delle accuse e assoluta inconsistenza degli elementi di prova a carico siano un film già visto». Di Camenisch, a Carrara, si preferisce non parlare: dopo l'arresto avvenuto il 5 novembre 1990, a Cinquale di Monti gnoso, presso Massa, seguito a una sparatoria con feriti, per qualcuno conoscerlo sembra divenuto imbarazzante. Eppure, è un «compagno anarchico»; per lui garantiscono quelli del movimento svizzero che, proprio oggi a Locarno, presentano «Rassegnazione e complicità», che racconta una storia violenta, la sua storia. Figlio di una guardia di frontiera, Camenisch ha oggi 39 anni ed è in attesa di due processi: a Milano e a Massa, per la vicenda degli attentati e della sparatoria; poi dovrebbe tornare in Svizzera dove lo attende una condanna pesante per l'omicidio di una guardia. Antinucleare convinto, per protesta contro la centrale nucleare di Goesgen, nel 1980 a Winterthur, presso Zurigo, avrebbe fatto saltare alcuni tralicci. Ma si lascia dietro tracce fin troppo vistose e la polizia lo arresta: condanna a 8 anni ma lui evade con alcuni della banda Facchinetti, italiani decisi a tutto, e nella fuga viene ammazzata una guardia. Tornare indietro per Camenisch è ormai impossibile: la polizia lo cerca e non gli da tregua. Nel dicembre del 1989 tenta di lasciare la Svizzera e quando si trova davanti Kurt Moser, una guardia di frontiera, dicono i rapporti di polizia, lo uccide a pistolettate. Trova rifugio nella casa di Franco Scoppacasa, pastore protestante. Poi, quando sente gli inseguitori vicini, fugge e ancora una volta sembra scomparso nel nulla, ma è pas¬ sato in Italia. Il 5 novembre 1991, alle 15, sulla provinciale da Carrara a Montignoso una pattuglia s'imbatte in due uomini. C'è sparatoria, un carabiniere viene ferito, Camenisch e Giancarlo Sergiampietri sono arrestati. Sarebbero loro, lasciano capire gli inquirenti, gli ideologi della guerra dei tralicci. La tecnica degli attentati, che in cinque anni sono stati 28, sarebbe sempre la stessa: vengono segati tre piloni del traliccio e alla base del quarto, dicono gli inquirenti, vien fatta esplodere una carica, «come quelle usate nelle cave». Vincenzo Tessandori I loro compagni «Accuse assurde dall'inchiesta nessuna prova» Tralicci dell'Enel, bersaglio di attentati anarchici