«La secessione non è follia La Lega tenta gli industriali» di Ugo Bertone

«La secessione non è follia La Lega tenta gli industriali»L'ITALIA SI DIVIDE? «La secessione non è follia La Lega tenta gli industriali» VARESE DAL NOSTRO INVIATO «Bossi? Era un fenomeno di protesta, la cecità dei partiti romani l'ha trasformata in qualcosa di serio». Soffia, soffia il vento della Lega. E arriva pure là dove, pochi mesi fa, certe «bizzarrie», tipo la secessione, non venivano nemmeno considerate. Flavio Sottrici, già presidente dell'Unione Industriale di Varese, un imprenditore solido, il re della carta con un fatturato che viaggia sui 500 miliardi, ha saltato il fosso. «La secessione? Pochi mesi fa mi sembrava una follia. Oggi la credo probabile». Parla così Sottrici, uno dei più stimati tra gli imprenditori locali. Uno che, in un dibattito pubblico a Brescia, è stato capace di tener testa a un Andreatta e ad altri mostri sacri. Uno che, prima di parlare, pensa a lungo. E tanti, tanti lo ascoltano in questa tormentata terra di Lombardia, ricca di imprenditori e di crisi economiche. E lunedì sera, davanti alle telecamere di Raitre Sottrici ha parlato, ha lanciato la sua provocazione. Gad Lerner, quasi folgorato, ha lasciato cadere il discorso. C'era il de Adamoli, come ha reagito? «Era prostrato - risponde Sottrici - il pidiessino Basilico, invece, era contento». E Roberto Maroni, il leader della Lega a Varese, terra di Bossi? «Non lo so - replica Sottrici non ci siano parlati. Vede, non ho rapporti con la Lega, non sono leghista e non credo che lo sarò». Eppure, dottor Sottrici, la sua è stata una bomba. Lei, già presidente degli industriali di Varese. Lei, che già nel '90 aveva ammonito i socialisti a non trascurare la Lega, a non considerarla un fenomeno provinciale... «Per lungo tempo replica lui - ho ritenuto assurda la scelta federale. Ora credo che possa diventare una scelta obbligata». Piovono le telefonate all'Unione industriali. Tanta gente vuol sapere che cosa è successo. Alcuni (pochi) protestano. Altri (molti) applaudono. In via ufficiale tutto tace. Antonio Bulgheroni, il presidente, leader della società che produce il cioccolato Lindt in Italia, non parla. E' a Milano, in riunione. Si pronuncerà solo stamane, in una conferenza convocata in tutta fretta dall'associazione degli industrali, seconda solo a Torino e Milano. «Ma io - protesta Sottrici - ho pai lato da cittadino. E' da più di un anno che non guido l'unione di Varese. E garantisco, queste sono mie idee, non ho parlato con altri industriali». Ma cosa l'ha spinto a cambiare idea? A fare un annuncio del genere? «Ha visto cosa ha scritto Prodi? La via federale acquista consensi. No, ripeto, non sono leghista, anzi, c'è una certa labilità, nei pensieri leghisti sull'industria, sono ben lungi dal rappresentare il mio ideale. Ma la realtà un industriale la deve pur guardare». E che vede, un imprenditore, nel futuro dell'Italia e della Lombardia? «Vedo la cecità dei partiti tradizionali, romani. L'inchiesta sulle tangenti, la scelta di Mancino di non far votare Varese e altre città. Mi scusi, ma se i ministri non rispettano la legge, cosa devono pensare i cittadini, con il loro carico di contributi e di sacrifici...». Tutto giusto, dottor Sottrici. Ma la Lega è una soluzione? Anche lei ha dei dubbi in materia economica... «Mi scusi - replica sereno - ma mi spieghi qual è la politica industriale degna di questo nome fatta in questi anni. La realtà è che la rigenerazione dall'interno dei partiti tradizionali mi sembra difficile, anzi, ormai quasi impossibile». E allora? «Allora l'ipotesi della secessione mi sembra probabile. Guardi la scena pubblica: al Nord, grazie anche gli errori politici dei partiti romani, cresce la Lega. Ma Bossi è un uomo del Nord, forte nel Nord ma incapace di crescere nelle altre regioni dove avrà un piccolo seguito. Dall'altra parte c'è la de, forte sul resto del territorio nazionale. Ma di fronte a una forza così antitetica, non potrà più avere tutto». E aggiunge: «Gli altri partiti trattano la Lega con una certa sufficienza, Bossi è renitente a qualsiasi dialogo. In questa condizione, il rischio di spaccatura è reale. No, non credo ci sia stato finora un avvicinamento tra la Lega Nord e gli imprenditori. Ma, di fronte all'evoluzione della situazione, il problema concreto rischia di porsi molto presto: come si fa a trascurare una forza con il 40%...». Parla Sottrici, e il caso Lega cresce nella Confindustria del Nord. Finora tutto si riduce alla «secessione» personale dell'onorevole Vito Gnutti, paladino della Lega in terra di Brescia. Ma la pietra lanciata da Sottrici produrrà i suoi frutti, a breve. Ieri no, non era possibile. Da Mantova a Brescia, a Varese, gli industriali erano fuori. Chi in Cina, chi in Germania, chi in Francia. Tutti a fare affari, a tamponare la crisi, a sfruttare la svalutazione. Ma tutti, chi più chi meno, arrabbiati con quei «partiti di Roma». Ugo Bertone Secondo l'ex presidente degli industriali di Varese, «La cecità dei partiti ha trasformato il vento leghista in qualcosa di molto serio» A sinistra: Flavio Sottrici A destra: Gad Lerner A fianco: Antonio Bulgheroni, a sinistra: Romano Prodi