Strangola in casa il figlio segreto di Cesare Martinetti

Strangola in casa il figlio segreto Aveva tenuto nascosta anche la gravidanza, l'ha ucciso con uno spago in cucina Strangola in casa il figlio segreto Poi confessa: «Non avremmo potuto mantenerlo» NOVARA DAL NOSTRO INVIATO Chissà quale mistero c'è dietro il viso pallido e bello di Carmen, che fino all'altro ieri, come tutte le mattine, ha fatto il suo giro di premurosa assistenza agli anziani e che ieri notte, dopo aver nascosto la gravidanza sotto larghi camicioni e tante bugie, ha partorito e subito strangolato il suo piccolo. Maschio, tre chili e qualche grammo, ben formato e vitale, nato al termine di una gravidanza compiuta. Poteva essere il sesto nato del R ottobre, qui all'ospedale San Giuliano, e invece è un corpicino all'obitorio sul quale, alle 8 di sera, il medico legale ha concluso un'autopsia che non lascia dubbi: morte per strangolamento. Il piccolo è nato vivo: ha i polmoni pieni d'aria. Aveva respirato e subito pianto. Vediamo Carmen Tonelli, 24 anni, per un momento soltanto attraverso l'uscio socchiuso della camera B, letto 38, reparto di ostetricia, piantonata da due poliziotti cortesi, ma fermissimi. E' arrestata per infanticidio, nemmeno la mamma e il fidanzato le hanno potuto parlare. Ha confessato all'ispettore di polizia Stefano Monda: «L'ho ucciso io, non avremmo potuto mantenerlo». Ha un viso molto bello, Carmen, sotto la luce bianca del neon d'ospedale, e una storia che ancora non si è capita. Bisognerà aspettare qualche giorno, riascoltare la mamma, scavare dentro questi ultimi mesi vissuti tra ansie e bugie. Perché ha negato la gravidanza? Davvero la paura di non poterlo mantenere, la vergogna con la famiglia del fidanzato, il timore di perdere un posto di lavoro che aveva conquistato da pochi mesi? Per ora è soltanto una storia di orrore senza pietà. E' accaduto intorno alle 4 della notte. Carmen era sola, nella cucina dell'alloggetto al piano terreno di viale Giovanni XXIII, dove vive con la madre e il suo primo figlio, Jury, 3 anni e mezzo, che porta il nome della madre perché il padre non l'ha riconosciuto. Sola - secondo il suo racconto - sul tavolo della cucina, ha partorito il piccolo, poi l'ha strangolato (cinque giri di spago intorno al collo, dice il rapporto della polizia), l'ha messo in un sacchetto della spesa e l'ha posato sul balcone. La mamma, Maria Molinari, 54 anni, si è accorta del trambusto, si è alzata ed ha trovato la figlia in un lago di sangue. La cronaca della notte dice poi che la madre ha chiamato un'ambulanza ed ha accompagnato la figlia al San Giuliano: «Mi ha detto che aveva avuto un aborto, non ho pensato ad altro che a lei». Il fagottino, ormai senza vita, è rimasto sul balcone. E qui lo ha trovato Angelo Peci, 32 anni, originario di Paterno, fidanzato di Carmen, avvertito per telefono. Peci, meccanico all'AmaSun (l'azienda di trasporti municipalizzata), ha pensato che la sua Carmen fosse a casa, è entrato nell'alloggio, ha visto il sangue e trovato il fagottino. Con la borsa di plastica e il corpicino di suo figlio strangolato ha fatto anche lui la sua corsa in ospedale dove così tutto si è chiarito, dissipata la nebbia delle prime confuse dichiarazioni delle due donne. In ospedale incontriamo Enza Sorrenti, direttrice della cooperativa La Cupola che fornisce vari servizi sociali agli anziani, tra cui l'assistenza domiciliare. Carmen Tonelli era stata assunta per tre mesi, provvisoria, a luglio. Alla fine di settembre era stata confermata. Ci dice la signora Sorrenti: «Si occupa di una decina anziani. Ogni giorno li va a trovare a casa, fa i lavori domestici e gli acquisti. Un'ottima ragazza, molto gentile, premurosa. L'avevamo confermata senza alcuna riserva». Ma davvero nessuno si era accorto che era incinta? «Certo, avevamo notato, ma lei si era giustificata: un raschiamento, una piccola operazione, niente di più. Chi poteva immaginare?». E' possibile che avesse paura di perdere il posto? «Non ci sarebbero stati problemi», dice Enza Sorrenti venuta al San Giuliano per poter salutare Carmen, ma anche lei respinta dai poliziotti. Attraverso la por¬ ta le due donne si sono viste, ma non c'è stato un saluto. Viale Giovanni XXIII è alla periferia di Novara, zona stadio, strade ampie e molto verde. Il numero 60 è una palazzina a quattro piani, modesta ma molto decorosa. Al piano terreno c'è l'alloggio dove vive Carmen, le tapparelle sono abbassate, la mamma è in casa. Signora, ci fa capire il dramma di sua figlia? Ma la porta resta chiusa: «Lasci stare...». Alla polizia la signora Molinari ha raccontato di sapere che la figlia era incinta, «ma non di nove mesi, pensavo mancasse ancora un po'». Davvero Carmen, questa notte ha potuto fare tutto da sola? Si sospetta di no, ma l'inchiesta per il momento non ha prodotto altre accuse. Il fidanzato, Angelo Peci, ha raccontato che Carmen gli aveva detto di essere incinta. Ma che poi, insieme, avevano deciso per l'aborto. E lui davvero credeva che la ragazza avesse abortito. Il pancione non lo ha insospettito? «Carmen - ha risposto alla polizia - mi ha detto che il raschiamento le aveva lasciato un gonfiore, ma che sarebbe scomparso». Inutile dire che anche questa versione lascia molti dubbi. E infatti, in un primo tempo, Carmen aveva giustificato il suo gesto disperato con la vergogna e la difficoltà di farsi accettare dalla famiglia del fidanzato. Per almeno una settimana la ragazza resterà in ospedale. «Al momento non sta molto bene», dice la dottoressa che l'ha appena visitata. La sua sembra l'unica stanza triste del piano: qui in poche ore sono nati cinque bambini, 4 femmine e un maschio ora esposti dietro la vetrata del nido. C'è anche una neonata di colore, Miriam. Cesare Martinetti Dopo l'infanticidio voleva nascondere il cadavere Scoperto dal fidanzato della giovane novarese ÉH É Carmen Tonelli, l'infermiera H infanticida, è piantonata in ospedale L'appartamento a piano terra dove la donna la scorsa notte ha partorito e subito dopo ucciso il neonato

Luoghi citati: Novara, Paterno