La folle corsa del padre non salva Greta di Pierangelo Sapegno

La folle corsa del padre non salva Greta Vercelli, la piccola è morta poco dopo che l'uomo è riuscito a consegnarla ai medici La folle corsa del padre non salva Greta Partorita in auto, la neonata si era ferita nell'incidente VERCELLI DAL NOSTRO INVIATO Greta non piangeva quando è nata. «Non piangeva», ripete il papà con le mani sul volto. Aveva due grandi occhi neri che guardavano quell'uomo che la portava in braccio senza vederlo, senza capire. «Mi guardava, sa?», dice al medico con lo sguardo perso. Sembrava una bimba placida, una creatura tranquilla, a dispetto del destino: aveva appena visto la luce staccandosi dal cordone ombelicale dopo una botta per un incidente in macchina. Eppure, Greta s'è affacciata al mondo solo per quei pochi minuti, con gli occhi neri coperti da un velo invisibile, «giusto il tempo di attraversare una strada per correre come un disperato in ospedale con quel fagotto fra le braccia». Il dolore molte volte ha qualcosa di assurdo, di grottesco. Perché Greta ha lasciato il mondo restando senza fiato, senza respiro, senza un battito, alla fine di una corsa folle che il padre Gianni aveva fatto proprio per salvarla, magari rischiando la vita della mamma. Gianni Guglielmotti, coltivatore diretto, da Prarolo, Vercelli, trentun 31 anni, marito e già padre felice, ha perso la figlia appena nata per uno strano scherzo del destino, per un dispetto del cielo. La moglie Giuseppina aveva le doglie, l'altra notte, e lui l'ha portata di corsa all'ospedale Sant'Andrea di Vercelli, fino a quando la macchina se n'è andata via contro un palo, schiacciandosi il muso, e lui allora non ci ha pensato due secondi e ha preso quella creatura che era ancora stretta tra le gambe della madre, e s'è buttato con il fiatone per quei cinquanta metri che lo separavano dal Pronto Soccorso. «Non piangeva», questo lo ricorda bene. E lo guardava, anche questo lo ricorda bene. «E' nata adesso», ha urlato al medico con il camice bianco che si stropicciava gli occhi sdraiato su una sedia. Gliel'ha lasciata così, e si è girato. «Devo andare a salvare mia moglie». Gianni Guglielmotti è tornato indietro rifacendo di corsa quei cinquanta metri sotto la pioggia, fino alla curva, dove c'era la Prisma grigia sfracellata contro il palo. Ha tirato fuori Giuseppina dalle lamiere, mentre lei gli chiedeva: «Come sta? La masnà, come sta? Sta bene?». E l'ha sorretta per dieci metri, rincuorandola, ripetendole che sì, andava tutto bene. Poi ha sentito un'esplosione alle spalle, un boato, una fiammata. S'è voltato. La macchina bruciava, si levavano lingue di fuoco sotto la pioggia. «Santo cielo, giusto in tempo», ha mormorato stringendo la moglie. Ma quando è arrivato in ospedale i medici non gli dicevano più niente, non gli dicevano «va tutto bene». Greta stava morendo: polmoni troppo deboli, insufficienze respiratorie. Appena il tempo di battezzarla, dopo aver ricoverato la moglie, di lasciarla andare via con il suo nome. Greta è morta alle tre e quarantacinque minuti di una notte livida, nell'ospedale Sant'Andrea di Vercelli, pochi minuti dopo essere nata. Ma se quello che ha vissuto conta qualcosa, allora tutta la sua vita deve stare in quegli attimi, stretta fra le braccia del padre che correva verso l'ospedale, in un gesto d'amore ch'era cieco, disperato, persino egoista, come è sempre ogni impeto d'amore. Gianni Guglielmotti è un bel¬ l'uomo tutto d'un pezzo, con le mani grandi di chi lavora la terra. Adesso, mentre veglia la moglie in una stanza del Sant'Andrea, quelle mani grosse si muovono a disagio per coprire il volto, per nascondere una lacrima. In questa camera del dolore, con i letti e le pareti bianchi, anche il silenzio ha un significato assurdo, quasi inspiegabile. «Io ricordo il silenzio di quella corsa, un tempo che sembrava eterno, e ricordo gli occhi della bambina che mi guardavano. Un neonato ha gli occhi diversi, forse guarda il mondo con i tuoi. Adesso non so dire se ho fatto bene, so che a raccontarle certe cose sembrano semplici, ma a viverle sono terribili, crudeli». Certo, questa notte, mentre la macchina bruciava a cinquanta metri dall'ospedale e Greta si spegneva, anche quest'uomo con le mani grosse e le spalle larghe dev'essere crollato. I medici gli si sono fatti attorno, l'hanno rincuorato, l'hanno riempito di complimenti: «Guardi, pochi avrebbero fatto quello che ha fatto lei. Non deve disperarsi. Nessuno sarebbe riuscito a prendere la creatura, portarla qui, tornare subito indietro, prendere la moglie, salvarla dall'incendio e accompagnare qui anche lei». Certo, nessuno. Nello Gili, agricoltore, suo vicino di casa fra i campi piatti di Prarolo, dice che «è un uomo d'altri tempi, fatto con stampo antico». II nonno, Giuseppe Guglielmotto, sessantacinque anni, racconta con voce stanca che «la masnà l'è morta», ma che San Grato deve aver premiato il coraggio di Gianni, perché almeno ha salvato loro due, lui e Giuseppina, non lasciandoli morire nella macchina in fiamme. «Adesso la macchina è là, nel cortile, quella Prisma grigia racconta il nonno -, Lui m'ha svegliato questa notte poco do¬ po le tre. Giuseppina ha le doglie, mi ha detto. Chiama la Croce rossa, ho detto io. Ma no, fa lui, ci vado io in 5 minuti e ti chiamo. Quella chiamata però non arrivava mai. Stavo per uscire quando è squillato il telefono. "Papà non dire niente alla mamma, m'è capitato un incidente. Giusy aveva la bimba già per strada, nelle gambe, e io guidavo e la tenevo. Poi, la macchina non ha frenato, è andata contro un palo"». E gli ha raccontato quella corsa inutile con la piccola in braccio. Il vecchio si piega due volte, nella sala buia, con le persiane abbassate. Umberto, tre anni, l'altro figlio di Gianni, gioca con una biglia. «Sai cos'è capitato alla sorellina?», fa il nonno. «E' caduta». «No, che ti ha detto la nonna?» «Che se n'è andata in cielo come un angioletto». «Sì. Ma ne compriamo un'altra, vedrai. Vendiamo un po' di riso e ne compriamo un'altra». Pierangelo Sapegno La madre intrappolata nell'auto che poi ha preso fuoco è stata tirata fuori dal marito ritornato sui suoi passi Ora sono entrambi in ospedale Gianni e Giuseppina Guglielminotti hanno un altro figlio di tre anni. A fianco, il luogo dell'incidente

Persone citate: Gianni Guglielmotti, Gili, Giuseppe Guglielmotto, Giuseppina Guglielminotti

Luoghi citati: Prarolo, Vercelli