I nemici segreti di «Zivago» scoperti negli archivi di Mosca

I nemici segreti di «Zivago» scoperti negli archivi di Mosca La morte dello slavista Zveteremich e il caso Pasternak I nemici segreti di «Zivago» scoperti negli archivi di Mosca S~|E ne è andato fulminato da un infarto, come il «Dottor Zi vago», l'eroe del romanzo che tradusse fra I il maggio '56 e l'estate '57 (e non in tre mesi, secondo la diffusa leggenda). Pietro Zveteremich, docente di letteratura russa a Messina, narratore (Le notti di Mosca), ha legato indissolubilmente il suo nome all'opera di Pasternak, la «mina» letteraria scoppiata negli Anni Cinquanta. Una lunga fedeltà, rinnovata di recente ricostruendo con Valerio Riva il Caso Zivago, in uscita dall'editore Ponte alle Grazie. Sono i personaggi al corrente di ogni segreto dell'operazione «Zivago» in Italia. Valerio Riva, in quegli anni, curava la narrativa per la neonata Feltrinelli, la casa editrice che lanciò il Dottor Zivago da noi e nel mondo. Ora i due svelano i retroscena dell'ostracismo sovietico al romanzo dopo aver consultato in esclusiva gli archivi del pcus. «Ho sentito Zveteremich l'ultima volta venerdì sera. Stabilimmo di vederci sabato, doveva consegnarmi le bozze corrette. Si sarebbe congedato dall'Università in novembre. La penultima sessione di esami, in particolare, lo aveva provato. La sua carta d'identità? Settantanni, natali in Germania, padre triestino, geniale (ideò la pubblicità per l'Olivetti), cosmopolita: avviò il figlio alla conoscenza di quattro, cinque lingue». Il Caso Zivago, un capitolo di storia politico-culturale fino a ieri zeppo di omissis, cancellati dalle indagini di Riva e Zveteremich. Spiega Riva: «Un anno fa venni a sapere che l'editore Ponte alle Grazie si era assicurato i diritti sui documenti custoditi negli archivi del pcus. Manifestammo il nostro interesse per il dossier "Zivago". Seguirono le ricerche e la stesura del libro». «Una vicenda miserrima, nefanda»: ecco il giudizio maturato leggendo gli «atti Pasternak», in calce firme illustri: da Kruscev a Breznev, da Suslov a Polikarpov, segretario della sezione culturale pcus. «Fecero di tutto - interviene Riva - per sabotare la stampa del Dottor Zivago nel nostro Paese e in Europa. Non esitarono ad affamare, umiliare, imbavagliare l'autore, una quotidiana tortura. Quando Pasternak morì, nel 1960, la persecuzione toccò la sua compagna, Olga Ivinskaya, e la figlia che la donna aveva avuto da un altro uomo: patirono tre anni di gulag». Una violenza subita da Pasternak? La rinuncia al Nobel, ad esempio, nel '58: «Non è vero che lo rifiutò, fu costretto a respingerlo con un telegramma compilato sotto dettatura: "Visto il significato con cui l'alto onore è stato interpretato dalla società alla quale appartengo, sono costretto a respingere l'immeritato premio attribuitomi"». Pasternak rimase alla gogna fino all'87, quando Likhaciov, presidente del Fondo sovietico per la cultura, sollecitò la pubblicazione di Zivago. Erano trascorsi giusto trent'anni dalla comparsa in Italia. Si dice che fu Sergio D'Angelo, direttore della libreria comunista di Roma, il primo a scoprire il capolavoro: «Ma no - corregge Riva -. Inseguivamo i romanzi del "disgelo", testimoni di un cambio di linea nell'Unione Sovietica, di una rottura con lo status quo. Ma eravamo una piccola casa, non potevamo competere con editori più solidi. Sì, qualche colpo ci riuscì, una volta sgambettammo Einaudi, forse due. Decidemmo così di inseguire i manoscritti. Ci arrivò la notizia del Dottor Zivago, D'Angelo si limitò a fare da tramite con Pasternak. Insomma: ce lo fece avere. Zveteremich lo lesse a tamburo battente, entusiasta. Seguì la traduzione, fra alti e bassi, via via respingendo i tentativi di sospenderla». Evaso dall'Urss, Zivago anda- va bloccato. «Nelle carte sovietiche - spiega Riva - si confida, ricorrendo a un linguaggio mafioso, sull'aiuto degli "amici" italiani». Come si mossero i comunisti verso Feltrinelli? Scese in campo Togliatti? «Certo, ma ambiguamente, badò a non esporsi, mandò avanti altri. Si "tradisce" solo in una lettera ad Antonello Trombadori. Ma in soccorso della ragion di Stato sovietica si distinsero anche, numerosi intellettuali: nel Caso Zivago sono ampiamente dimostrate le loro responsabilità. I nomi? No, mi consenta di tacerli, li troverà nel libro, citati a chiare lettere». A proposito di intellettuali: si dice che Pasternak, in Urss, in¬ ciampò nell'invidia di scrittori modesti... «Favole, un meschino tentativo di assolvere i politici s'inalbera Riva -. Alle penne e ai pennini sovietici era unicamente riconosciuta la libertà di obbedire al partito. Marionette, un drappello di marionette... Qualcuna, a dire il vero, con il tallone d'Achille. Surkov, segretario dell'Unione Scrittori, pur abituato a subire, non riuscì a sopportare per intero le direttive su Pasternak. Gli capitò di alzare il capo: "Non posso continuare a interpretare la parte del boia"». Il Dottor Zivago apparve in Italia nel '57, 22 novembre. Da allora, nel mondo, ha venduto cinque milioni di copie e ispirato il film non meno fortunato di Da vid Lean con Omar Sharif e Julie Christie. Una valanga di diritti d'autore. La cortina di ferro im pedi a Pasternak di soppesare e godere un solo rublo che è un rublo. «Ma era molto generoso - ricorda Riva -. Sapendo dell'esistenza di un Fondo a lui intitola to, faceva giungere a Feltrinelli per vie rocambolesche le sue istruzioni: "Faccia avere cento dollari a Tizio, mille a Caio... I miei saluti». Bruno Quaranta «Quante pressioni su Feltrinelli perché rinunciasse alla traduzione» Valerio Riva: «Non furono gli scrittori russi magli uomini politici a colpire Pasternak» Omar Sharif e Julie Christie nel film di David Lean tratto dal romanzo, che ha venduto 5 milioni di copie. Ma lo scrittore non potè incassare i diritti d'autore Valerio Riva, autore con Zveteremich del «Caso Zivago» Nella foto sotto: l'editore Giangiacomo Feltrinelli Boris Pasternak Lo scrittore fu costretto a rinunciare al premio Nobel A sinistra, Palmiro Togliatti