Retata alle nozze della 'ndrangheta

Retata alle nozze della 'ndrangheta Blitz dei carabinieri, controllati i 1500 invitati della figlia del boss Arena Retata alle nozze della 'ndrangheta Per il banchetto affittato il villaggio di Isola Capo Rizzuto Da due partecipanti un regalo di 216 milioni in contanti ISOLA CAPO RIZZUTO NOSTRO SERVIZIO Il tintinnìo dei calici ricolmi di champagne di marca era ancora nell'aria, così come l'aroma del caffè ed il forte odore dei liquori quando i carabinieri sono entrati in azione, con un tempismo frutto di un'operazione nient'affatto improvvisata: la zona circondata, i cani sguinzagliati, i fucili mitragliatori ed i visori all'infrarosso puntati. Un assalto ad uno dei «santuari» della 'ndrangheta? Ad un fortino protetto da un alto muro e da telecamere? Niente di tutto questo. Obiettivo: un villaggio turistico nel quale, fino a pochi minuti prima, era stato celebrato con sfarzo principesco il pranzo per il matrimonio tra Raffaella Arena (figlia di Nicola Arena, capo indiscusso della cosca che tiene in pugno Isola Capo Rizzuto ed il suo circondario) e Leonardo Trapasso, di San Leonardo di Cutro, il cui padre Giovanni è ritenuto un elemento di primo piano nella zona. L'operazione è stata effettuata con un dispiegamento di forze a dir poco imponente: un centinaio di uomini, armati di tutto punto. I controlli miravano ad identificare chi aveva partecipato al ricevimento e, magari, arrestare chi aveva osato troppo. Alla fine, negli elenchi redatti dai carabinieri, sono finiti in 1500 circa ed in questo numero, è bene precisarlo, non sono stati computati i bambini. Teatro dell'operazione è stato il villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto, dove si erano dati appuntamento gli invitati per il matrimonio dei due ragazzi. Un matrimonio che, così come accadeva nel Medioevo, ha sancito il rafforzamento di legami tra famiglie sulle quali carabinieri e polizia hanno steso più d'un rapporto. Una cerimonia molto bella nel duomo di Isola Capo Rizzuto, con la sposa che indossava un vaporosissimo abito bianco. Poi, con la mano pigiata sul clacson, il corteo di automobili si è diretto al villaggio Valtur per il pranzo. I carabinieri erano già in attesa, con vedette in borghese un po' dovunque. Il pranzo è cominciato puntuale e tra i tavoli i camerieri hanno cominciato a distribuire le portate, una quindicina in tutto: antipasti d'ogni tipo, primo e pietanze, secondi a base di pesce e carne, formaggi frutta gelato fino alla torta, una montagna di panna innaffiata di champagne. Mentre tutto si svolgeva sotto gli occhi soddisfatti di Nicola Arena (tranquillo anche per il rispetto dei tempi: sorvegliato speciale, alle 21 deve tornare a casa) i carabinieri avevano ormai completato il loro accerchiamento, un posto di blocco lungo la sola strada d'uscita dal villaggio; il pattugliamento all'esterno del villaggio stesso affidato ai «cacciatori» (una unità che è specializzata in rastrellamenti ed operazioni di prima linea, che ha messo a segno importanti successi nella lotta alla 'ndrangheta) ed alle unità cinofile. Gli ultimi convenevoli e la consegna delle bomboniere sulla porta del locale hanno preceduto il saluto agli sposi e quindi per gli invitati il momento di riprendere la strada di casa. Una speranza, più che altro, perché gli invitati hanno trovato sul loro cammino i carabinieri che, con grande meticolosità, hanno cominciato a controllare le identità di tutti. E che controlli! Basti pensare che per velocizzarli i carabinieri hanno utilizzato un centro mobile per fare da ponte radio con i comandi territoriali anche di altre Regioni (tra cui Sicilia e Campania) per comunicare le identità al fine di controllarle ed averne le risposte in tempi brevissimi. Mentre tutto questo accadeva e davanti ai carabinieri sfilavano Bmw, Volvo, Mercedes, Alfa- Romeo (alcune delle quali blindate), due persone hanno cercato di andarsene alla chetichella lungo la spiaggia, portando con sé due borsoni. Per loro sfortuna sono finiti tra le braccia di una pattuglia di «cacciatori». Nei borsoni c'erano 216 milioni in contanti, comunque di provenienza più che lecita: erano i regali in denaro fatti agli sposi. Che, nel trambusto generale, hanno avuto un trattamen- to di favore: i carabinieri li hanno fatti passare subito verso il loro viaggio di nozze. Che diamine: in fondo era un giorno di festa. E' questo il secondo episodio in pochi giorni che vede i carabinieri rovinare la festa a elementi ritenuti implicati nella malavita organizzata. La scorsa settimana sulla collina di Posillipo, a Napoli, è stato sequestrato il ristorante «Le Cascine», dove venivano celebrati matrimoni e feste dei boss della camorra. Il ristorante apparteneva a Domenico Ferrara, latitante, che aveva costruito un ricco impero economico con proventi di attività illecite. In quel locale anche si era svolto il pranzo di nozze della figlia di uno dei fratelli Giuliano: e anche allora la polizia controllò i documenti di tutti gli invitati. Diego Minuti Una veduta del villaggio turistico di Isola Capo Rizzuto, in Calabria

Persone citate: Diego Minuti, Domenico Ferrara, Isola Capo Rizzuto, Leonardo Trapasso, Nicola Arena, Rizzuto

Luoghi citati: Calabria, Campania, Cutro, Napoli, Posillipo, San Leonardo, Sicilia