Professione reporter, e modella

Professione reporter, e modella Milano, in passerella per la stilista anche Marta Marzotto con la figlia e le attrici Marina Suma e Nancy Brilli Professione reporter, e modella Chiara Boni fa sfilare le giornaliste MILANO DAL NOSTRO INVIATO Per una volta è il giornalista a essere «sbattuto in prima pagina». O meglio in passerella. L'idea di far sfilare redattrici di moda, insieme con alcune signore note e qualche star del cinema, è stata di Chiara Boni. Le modelle facevano giusto da contorno. Una trovata spiritosa che ieri ha distratto il pubblico milanese. Con molta ironia, e un filo di imbarazzo, in pedana è comparsa Chiara Beria. La giornalista dell'Espresso indossava un abito di seta grezza col bustino decorato dal ricamo di un grosso orologio. Lina Sotis, del Corriere, ha scelto un tailleur decorato dalle bocche di Dalì sulle tasche. Mentre Marina Fausti, del mensile Moda, ancheggiava in un modello di stretch, beige e nero, con una spalla scoperta. Urli, applausi e frasi di incitamento si confondevano con le musiche Anni Sessanta scelte dalle protagoniste per accompagnare le uscite in passerella. Nei panni di indossatrici c'erano anche Marta Marzotto e la figlia Paola, giovane stilista. Entrambe in versione marinara, avvolte in tuniche invase da enormi stampe di conchiglie. A Marina Suma invece è toccata la parte della sirenetta, con tanto di corona e abito decorato da due grandi pesci. Marta Flavi, romantica per eccellenza, volteggiava in una toilette fiorita, da debuttante. Infine Nancy Brilli esibiva un procace decolleté che straripava da un vestito nero tutto pizzi e tulle. «L'idea, di non far sfilare soltanto le modelle professioniste, mi è venuta perché credo nella moda reale, quella che si vede in giro. Volevo dimostrare che i miei abiti possono essere indos¬ sati da chiunque. E poi in tutto questo c'è anche una componente di divertimento, di allegria. Siamo in un momento difficile, bisogna reagire con creatività e fantasia, sperimentando nuove strade, in tutti i sensi», ha detto Chiara Boni. Senza dubbio, la sua, è stata un'intuizione felice. Tutti si sono divertiti, comprese le giornaliste che, nonostante l'impaccio iniziale, sono state al gioco facendo il verso alle top model. «Comunque è meglio scrivere che sfilare», ha risposto Chiara Beria a chi la interrogava sull'esperienza in pedana. Chiara Boni non si è limitata a mostrare la collezione di prét-à-porter, ma ha dato anche un flash della sua ultima linea «Abiti», composta esclusivamente da vestiti che non costano più di trecento mila lire: una formula che sembra riscuotere molto successo fra le giovani. D'altronde contenere i prezzi è la strategia di molti. «Ho fatto i salti mortali per riuscire a mantenere un giusto rapporto fra prezzo e qualità e ci sono riuscita», dice fiera Anna Molinari creatrice del marchio Blumarine. La sua collezione per la prossima estate si ispira ad alcune donne mito. Una, guarda caso, è Madonna. Alla star più chiacchierata del momento la stilista dedica tute elasticizzate, accappatoi e magliette da jogging in versione elegante. Realizzate quindi con tessuti lucidi e ricamati. Segue un omaggio a Twiggy e alle sue forme esageratamente filiformi (pericolosa tendenza che pare stia tornando in auge osservando le passerelle), nascono i vestitini di patchwork in chiffon e le gonnellone a fiori. Ma questi Anni Settanta non sono un po' troppo noiosi e didascalici? «Non dimentichiamoci che i ragazzi di oggi, non avendoli vissuti, li trovano fantastici», commenta Anna Winthour, direttrice di Vogue America, una delle maggiori «fiutatrici di tendenze». Dimenticando per un attimo gli eccessi di certe tendenze, si nota che un altro filone sta facendosi strada. E' quello che soppianta il vecchio genere scollacciato e volgare degli Anni Ottanta, per concentrarsi su uno stile che è stato subito definito «maschile al femminile». Vale a dire giacca e pantaloni che, spogliati da quella rigida aggressività che avevano un tempo, si arricchiscono di contenuti morbidi e romantici nel taglio, nella scelta dei tessuti, ma anche nel modo di portarli. Il blazer di Erreuno, scivolato e senza collo, si indossa senza niente sotto, mentre lo spolverino tinta unita grazie a maniche gonfie, diventa meno severo. Non c'è il rischio di apparire una fanatica donna manager nemmeno con il tailleur sabbia di San Lorenzo: la lunga giacca che si stringe sui fianchi e i pantaloni a sigaretta ristudiati nelle proporzioni aggraziano la figura. Anche le tute da operaio, tanto in voga ora in America, diventano uno spunto iperfemminile. Basile le ha reinventate in shantung periato, asciugandole nel taglio. Poi c'è Krizia, che fa indossare alle sue maschiette cravatte di cuoio portate sul nudo, cinture a bustino, pantaloni a vita bassa, sobri blazer ingentiliti da applicazioni in legno, e ancora gilet in pelle nera con zainetto incorporato sulla schiena. Krizia, è concentrata sui vestiti. E ha abolito feste e sfarzi per devolvere una somma di denaro in favore dei bambini somali. Antonella Ama pane Da Blumarine omaggio a Madonna e Twiggy Sotto il blazer di Erreuno, niente A sinistra. Marina Suma. Sopra, Sotis; sotto, Armani. A destra, una modella di Basile Giorgio Armani e Valentino vanno controcorrente

Luoghi citati: America, Milano