«Taglia» sui superboss

«Taglia» sui superboss Dallo Stato una ricompensa a chi fornirà notizie per la cattura dei venti più pericolosi ricercati d'Italia «Taglia» sui superboss //premio più alto sulla testa di Totò Riina, il capo di Cosa Nostra siciliana Nella lista anche una donna: Rosetta Cutolo, sorella del re della camorra ROMA DALLA REDAZIONE Tornano di moda i bounty-killer, i cacciatori di taglie che, sotto il miraggio di laute ricompense, inseguivano anche per anni pericolosi ricercati da assicurare alla giustizia. I tempi cambiano e così forse non sarà necessario ripercorrere le piste polverose del Far West: più semplicemente basterà indicare alla polizia, magari da un «telefonino», il rifugio di un latitante per avere diritto ad una ricompensa. Già, torna di moda la «taglia». Anche se nessuno la chiama così, sembra proprio essere stata ripristinata ufficialmente. Ogni latitante ha un suo prezzo. Nella lotteria dei ricercati, il premio più alto è abbinato a nomi tristemente famosi: Totò Riina, capo di Cosa Nostra siciliana conosciuto col nomignolo di «belva». Poi c'è il suo fido braccio destro, quel Bernardo Provenzano (anche lui corleonese) che tutti chiamano «il trattore» per via dell'attitudine a rimuovere ogni ostacolo con metodi facilmente immaginabili. La hit parade dei «wanted» può proseguire con Benedetto «Nitto» Santapaulu, boss catanese, da nove anni uccel di bosco, anche se di tanto in Unto segnalato nei bar più «in» della sua amatissima via Etnea. Anche la cattura di Umberto Ammaturo, «star» della camorra, promette ricchi premi. Si, proprio ricchi. Quanti? Milioni, centinaia di milioni? Anche un miliardo può valere la testa di uno dei capi delle tante mafie italiane. Certo, per riuscire ad ottenere il premio bisognerà collaborare concretamente con la polizia. Niente indicazioni vaghe ma notizie sicure. Bisognerà, insomma, dimostrare di essere stati indispensabili per individuare i covi dei latitanti, spine nel fianco del governo. Non sono invenzioni giornalistiche. A confermare la «disponibilità» dello Stato verso chi vuol collaborare alla cattura dei ricercati è il direttore della Criminalpol, prefetto Luigi Rossi. «Non si tratta - dice il funzionario-di vere e proprie taglie. Certamente, però, sono previste delle ricompense finanziarie adeguate per gli informatori che forniscano elementi utili per la cattura dei latitanti». La lista-guida dei «super-ricercati» è composta da venti nomi, secondo una priorità stabilita dal grado di importanza e pericolosità del latitante. Ogni volta che qualcuno viene preso, nella lista dei «super» viene inserito un altro «pescato» dalla fascia più bassa. Ed è abbastanza numerosa questa «seconda categoria»: secondo una stimo del Viminale, si tratterebbe di 230 persone, distribuite prevalentemente nelle Regioni più a rischio. Questi ricercati «valgo- no» di meno: il premio prevede qualche decina di milioni. E' possibile quantificare? Per il prefetto Rossi è «difficile indicare cifre precisp" «Dipende dice - da vari elementi: dai contenuti più o meno vaghi delle informazioni, dal personaggio al quale si fa riferimento». Secondo Rossi, «naturalmente un'informazione relativa a Totò Riina vale di certo di più rispetto ad una notizia riferita ad un latitante di minor peso». E, visto che non si può chiamare taglia, la ricompensa prende il nome di «contributo», o «incentivo». Per il prefetto, la ricompensa non è un istituto nuovo. In effetti è così: Michele Greco, per esempio, venne catturato dopo che i carabinieri pagarono (sembra duecento milioni) uno degli uomini più fidati del boss. Il prefetto, tuttavia, nega che per le ultime operazioni (come la cattura di Giuseppe Madonia) vi sia stato il contributo, più o meno disinteressato, di informatori. Anzi, l'augurio del prefetto Rossi è «che quei soldi si possano spendere presto». D'altronde, per i nuovi cacciatori di taglie, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Possono scegliere su chi puntare, ci sono ricercati della camorra e della mafia, dell'ndrangheta e dell'Anonima sarda. Vediamo qualche altro nome. Oltre a Umberto Ammaturo, rivale storico di Cutolo, arrestato in Brasile nel 1990 e poi evaso, sono quattro i superlatitanti della camorra: Rosetta Cutolo, unica donna nel gruppo dei supermercati e sorella di Raffaele; Umberto Imparato, che ha il suo regno a Castellammare di Stabia; pasquale Scotti, boss di Casoria; Mario Fabbrocino, che controlla la zona compresa nel triangolo Pomigliano, Nola e Ottaviano. Sul fronte della 'ndrangheta sono pericolosissimi «uccel di bosco» Antonino Imerti, detto «nanu feroce»; Orazio De Stefano, boss reggino; Antonino Strangio, membro della famiglia di San Luca che ha legato il suo nome ai più feroci sequestri. Altri due latitanti di primissimo ordine si trovano nell'ambito dell'Anonima sarda: Mario Sale e Matteo Boe, accusati di numerosi rapimenti. Ma c'è una taglia anche su un uomo della quarta mafia: la Sacra Corona unita: Giuseppe Scarci, originario di Taranto, protagonista di primo piano in molte inchieste nelle Puglie. Il capo Criminalpol: «Ci auguriamo di spendere presto questi soldi» Da sinistra in senso orario, tre super-ricercati: Totò Riina. capo di Cosa Nostra, Nitto Santapaola, numero due della mafia, Umberto Ammaturo, star della camorra

Luoghi citati: Brasile, Casoria, Castellammare Di Stabia, Italia, Roma, Taranto