Mani pulite chiama Roma di S. Mr.
Mani pulite chiama Roma Mani pulite chiama Roma Nella capitale due dossier di Di Pietro MILANO. Non era stata sicuramente solo una visita di cortesia quella che il sostituto Antonio Di Pietro aveva fatto nei giorni scorsi agli uffici giudiziari romani. E ieri, infatti, sono arrivati nella capitale due dossier. Uno, destinato alla procura presso la pretura, su un episodio di truffa; l'altro, ben più consistente, destinato invece al procuratore capo Vittorio Mele. Si tratta di diversi fascicoli con episodi di corruzione e concussione. E' probabile che i fascicoli contengano brani degli interrogatori resi dai dirigenti delle aziende di trasporto di Roma. Tre di loro hanno raccontato diverse cose ai magistrati milanesi, riguardanti non solo le tangenti pagate dalla Socimi (l'azienda ora in bancarotta, per cui è competente Milano) ma anche altri episodi. Il procuratore Mele esaminerà il fascicolo ed è possibile che anche da questa lettura decida se sollevare o meno «conflitto di competenza» (cosa che comunque hanno già fatto i legali di alcuni arrestati romani). Ma la questione Atac-Acotral non è la sola su cui, se non proprio un conflitto, si profila quantomeno una discussione sulla competenza. Proprio le dichiarazioni di Mario Zamorani, ex vicedirettore dell'Italstat, sembrano portare dritto alle segreterie amministrative dei partiti e ai vertici dell'Anas e della società Autostrade: tutto a Roma. Zamorani si mantiene sul generico: non indica né date né pagamenti precisi; si limita a descrivere un «sistema». Ma su questo «sistema» chi deve indagare? Di Pietro e Mele ne hanno già parlato, trovando magari un «gentlemen agreement», oppure si deve ancora discutere? In attesa di sciogliere il nodo, continuano le indiscrezioni sui verbali di Zamorani, e fioccano le smentite. L'ex manager Iri, ad esempio, ha raccontato che, per la sostituzione del vecchio guard-rail con il sistema «New Jersey» (in cemento), «si interessarono varie imprese: seppi però che a molte di queste venne risposto che per accordi ad altissimo livello doveva essere data la precedenza ai gruppi Gavio e Todini». E ancora, la terza corsia della Milano-Piacenza: «Ritengo che le imprese abbiano versato denaro», dice Zamorani. Cosa che valeva anche per l'autostrada Bolzano-Merano e così via. La società Autostrade ieri ha risposto con un comunicato in cui «precisa di avere sempre operato nel puntuale e pieno rispetto delle norme di legge e di convenzione» e «informa di avere dato incarico ai propri legali di proporre ogni azione a tutela del proprio operato». Altre smentite dai partiti. La segreteria amministrativa del psi: «Prive di ogni fondamento e quindi false le affermazioni di Mario Zamorani». Quella della de: «Nello smentire nel modo più reciso di aver mai partecipato ad accordi per tangenti Anas, auspica che sia fatta al più presto piena luce». Sul fronte delle indagini «solo lombarde» ieri Di Pietro ha nuovamente interrogato il direttore generale della Cogefar Impresit, Vittorio Del Monte, su episodi di corruzione che sarebbero avvenuti per la costruzione del nuovo ospedale di Lecco. [s. mr.]
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