«Kolka, dopo 55 anni voglio gridarti addio»

«Kolka, dopo 55 anni voglio gridarti addio» «Kolka, dopo 55 anni voglio gridarti addio» AN. I. Bukharin, «all'altro mondo» Cosa si può dire, caro Kolka, dei tanti anni passati dalla tua fine, ora che i tuoi figli son più vecchi di quanto tu non fossi allora? Forse solo che tu sei rimasto tanto ingenuo e credulo quanto lo sei stato per tutta la tua (ora mi pare breve) vita. Per me «la grande causa dell'Urss», per la quale hai sacrificato la tua vita, se non è morta già in quei giorni, comunque si è spenta. Ma tu non dici fino in fondo di quello che alla fine ti ha spezzato. Eppure prima dell'arresto con rara perseveranza ti battevi contro la calunnia. Mi immagino quale quantità di testimonianze menzognere ti hanno presentato. Davanti al fascismo crescente, tu non ti sei deciso a compromettere il «padre dei popoli» (Stalin, ndr). So che non hai dimenticato quanto abbiamo sopportato assieme in quel mezzo anno (agosto 1936 - febbraio 1937), quando tu non eri ancora stato arrestato ma ti trovavi già sotto inchiesta. Il battere delle ore che ci arrivava dalla torre Spasskaja del Cremlino misurava le ore di vita. I nervi erano tanto tesi che ogni giorno trascorso può essere considerato un secolo. Era ingenuo pensare che allora mi avrebbero fatto avere la tua lettera: a quel tempo erano già sei mesi che mi avevano arrestata. Non so per quali motivi «umanitari» Koba (il nome di battaglia di Stalin, ndr) non mi fece fucilare, anche se si preparava a farlo, e mi assegnò una condanna di appena 25 anni di vagabondaggio per prigioni, lager ed esilio. Scadeva una condanna e, mit der deutschen ordnung (con precisione germanica) arrivava l'ennesima delibera della Riunione speciale per una nuova condanna. Solo nel 1959 ho ottenuto la piena riabilitazione, dopo un appello personale a Nikita Sergheevich Krusciov. Nostro figlio l'ho rivisto per la prima volta che aveva vent'anni, quando è venuto a trovarmi in Si¬ beria. Dopo il mio arresto il bambino passò di mano in mano. Prima visse con mia madre, poi con tuo fratello Volodja, poi dalla sorella di mia madre e da suo marito. Quando li arrestarono tutti, lui si ritrovò all'orfanotrofio. Ora tuo figlio è un pittore, e tua figlia una storica. Il processo contro di te iniziò che io ero in un lager presso la prigione di Tomsk. I giornali di solito non ce li davano, e ad un tratto una guardia mi portò il giornale con il tuo interrogatorio. Gridò: «Leggete, guardate chi siete!» Quando annunciarono la condanna, in un primo momento mi si spezzò l'anima. Poi fu più facile: capii che i tuoi, tormenti erano finiti, mentre io avrei dovuto portare questa pesante croce fino alla fine. Tornata a Mosca, riuscii ad avere la relazione stenografica completa del processo contro il cosiddetto «blocco anti-sovietico della destra trotzkista». Tu svelasti onestamente la tua concezione programmatica: «Se si formula praticamente la mia posizione programmatica, in campo economico ne consegue il capitalismo di Stato, una forte classe di contadini singoli, la riduzione delle fattorie collettive, le concessioni straniere, un compromesso nel monopolio sul commercio estero e, come risultato, il ritorno del Paese al capitalismo» (verbale processuale della causa contro il blocco antisovietico della destra trotzkista, Mosca 1938, pag. 341). Questo è appunto il proseguimento della Nuova politica economica, secondo Bukahrin, la via verso il socialismo. Per la tua riabilitazione mi sono ripetutamente rivolta a diversi organi superiori. Nel 1961 ho per la prima volta consegnato al Comitato di controllo del partito la tua lettera «Alla futura generazione di dirigenti del partito». Ho dovuto aspettare per 50 anni la riabilitazione, dopo il terribile processo. Ma l'ho ottenuta, Kolka, capisci? Tutti i tuoi libri furono vietati. Temendo l'arresto, molti li distruggevano. Ora tutti i tuoi lavo¬ ri più importanti sono stati tradotti. Due tue preghiere non sono stata in grado di esaudire. 1 ) Non son riuscita a farti avere la fotografia di me col bambino. Il tuo giudice istruttore mi sfuggiva in tutti i modi, e non riuscii a mettermi in contatto con lui neanche per telefono. La fotografia la portai con me (in prigionia, ndr), ma all'ennesima perquisizione una guardia la fece in pezzi, ci sputò sopra, la calpestò con i suoi stivali sporchi e gridò: «E ti porti ancora appresso un cucciolo di Bukharin!» La fotografia di cui tu scrivi, probabilmente, ti è arrivata dopo la perquisizione a casa di Nadja. 2) Mi inviti alla precauzione, sapendo benissimo che non è nel mio carattere, e del resto anche la vita è andata così che non avevo niente da perdere. Mi hanno privata di te, del bambino pure, e mi hanno lolto la libertà. Con l'aiuto dei delatori hanno raccolto un intero fascicolo di «materiale compromettente», e mi hanno mandata a Novosibirsk, per «l'inchie¬ sta». Lì stavo in un sotterraneo umido, pieno di topi, in cella d'isolamento. Poco dopo il tuo processo cominciai ad avere allucinazioni. Mi apparivi crocifisso. E' ora di concludere. La lettera mi è venuta lunga, ma io e te non ci parliamo dal 27 febbraio del 1937, da più di 55 anni. E prima di concludere devo assolutamente dirti ancora qualcosa d'importante. Ti ricordi che, nei duri giorni dell'inchiesta, ricevesti due lettere di Leonid Pasternak? In una c'era la comunicazione della Procura, secondo cui «nel corso dell'inchiesta non sono stati acquisiti dati di fatto giuridici per l'apertura di un processo penale contro Bukharin e Rykov, e la presente causa è archiviata». Poi, quando nei giornali ripresero i velenosi attacchi, Pasternak mandò ancora una lettera, più o meno di questo genere: «Non credo lo stesso alla vostra colpa, e comunque non capisco cosa sta accadendo». Romain Rollad verso il 10 settembre mandò un telegramma di congratulazioni, ma poi non ricevesti da lui più alcuna notizia. Tu eri dispiaciuto e pensavi che Rolland, evidentemente, aveva smesso di crederti. Ma non è così. Rolland si rivolse due volte a Stalin per te. Cito un passo della sua ultima lettera: «Durante il processo a Bukharin, senza essere minimamente d'accordo con le accuse mosse contro di lui, mi rivolsi alla Sua grande umanità ed alla Sua comprensione degli interessi superiori dell'Urss. Un intelletto come quello di Bukharin è una ricchezza per il suo Paese, egli deve essere salvato per il bene della scienza sovietica e lo sviluppo del pensiero teorico». Ma è meglio che mi fermi qui. Di quanto oggi accade nel nostro Paese, anzi, meglio, «nei nostri Paesi» (tu infatti non puoi immaginare che l'Urss è crollata), non ti scriverò, ma non perdo le speranze per un futuro migliore. Non condanno il tuo comportamento al processe: era l'unica possibile via d'uscita dalla situazione data. Addio Kolka! Voglio che tu sappia che non mi sono mai pentita di aver legato la mia vita alla tua. Dimenticarti è impossibile! Tua Anjutka 20 Luglio 1992

Persone citate: Leonid Pasternak, Nikita Sergheevich Krusciov, Pasternak, Rolland, Romain Rollad, Stalin

Luoghi citati: Mosca, Urss