Shevardnadze: è guerra di E. St.

Shevardnadze: è guerra Shevardnadze: è guerra Abbattuto un elicottero georgiano Ordine di Tbilisi ai russi, via tutti TBILISI. Russia e Georgia sono «di fatto» in guerra. Lo ha dichiarato Shevardnadze mentre di giorno in giorno si moltiplicano gli scontri e le vittime. Ieri Tbilisi, peraltro smentita dal ministero della Difesa di Mosca, ha accusato caccia russi di aver abbattuto un elicottero militare georgiano nella regione separatista deU'Abkhazia provocando la morte dei due membri di equipaggio. Shevardnadze ha pronunciato parole durissime nel corso di un incontro con il comandante delle truppe russe in Transcaucasia, il generale Alexander Reut. «Qualcuno a Mosca - ha detto l'ex ministro degli Esteri sovietico - desidera provocare una guerra fra1 Russia e Georgia. Di fatto, il conflitto è già in corso e le sue conseguenze saranno tragiche» Shevardnadze ha peraltro tenuto a rimarcare che la tensione fra i due Stati va addebitata alle forze conservatrici presenti nel Parlamento e nell'esercito russo, con ciò escludendo ogni responsabilità del presidente Eltsin, nel chiaro intento di lasciare spazio a una trattativa. L'incontro Shevardnadze-Reut è avvenuto subito dopo l'abbattimento dell'elicottero nei pressi di Gagra, la città che i separatisti abkhasi hanno riconquistato venerdì infliggendo ai georgiani la prima grossa sconfitta militare da quando Tbilisi è intervenuta con le proprie forze in Abkhazia un mese e mezzo fa. I separatisti si sono attribuiti la responsabilità dell'episodio affermando che l'elicottero è stato centrato da un missile Stinger mentre bombardava posizioni abkhase. In una escalation di dichiarazioni sempre più violente, Dzhaba Ioseliani, membro del Consiglio di Stato presieduto da Shevardnadze, ha dichiarato che se le truppe russe non abbandone ranno entro dieci giorni il territorio georgiano «saranno consi derate truppe di occupazione e Tbilisi ne ordinerà il ritiro ricorrendo alla forza in caso di rifiuto». Ad accendere la miccia in una situazione già drammatica è stata la decisione annunciata sabato dal Consiglio di Stato georgiano di trasferire sotto il controllo della Repubblica armi ed equipaggiamento dell'ex esercito sovietico in Georgia. Denunciando la «flagrante violazione di intese precedenti», il ministro della difesa russo Pavel Grachev aveva messo in guardia contro il pericolo di uno scontro armato invitando Eduard Shevardnadze a revocare la decisione e ad intavolare trattative con Mosca. Secondo Ioseliani, sono almeno centomila i militari russi di stanza nella regione caucasica. Non è comunque chiaro per ora se la presa di posizione di Io^ seliani sarà appoggiata dagli altri tre membri del Consiglio di Stato. In seno al massimo organo di potere georgiano non tutto fila all'insegna della concordia ed è possibile che Shevardnadze eviti di tirare eccessivamente la corda con Mosca almeno fino alle ormai prossime elezioni nazionali dell' 11 ottobre. Riferendosi all'accordo del 3 settembre scorso fra russi, georgiani e abkhasi per una tregua, di fatto mai entrata in vigore, Ioseliani ha avvertito che «se Eltsin non userà dei suoi poteri e non farà rispettare le intese di Mosca, se non imbriglierà i suoi generali corrotti, noi troveremo altri interlocutori, America, Inghilterra, Germania, Turchia». Gli abkhasi, sfidando Tbilisi, si erano dichiarati indipendenti il 23 di luglio. La Georgia aveva inviato 3000 uomini in Abkhazia il 13 agosto scorso con la motivazione ufficiale «di sradicare i sostenitori del deposto presidente Gamsakhurdia», ma i leader abkhasi, accusando Tbilisi di puntare a schiacciare il movimento indipendentista, avevano reagito imbracciando le armi. [e. st.]