Addio moneta crudele

Addio moneta crudele Addio moneta crudele Prima di investire in marchi è bene dare un'occhiata da noi UNA volta riaperto il mercato dei cambi e una volta chetatosi l'uragano valutario che ha investito l'Europa, molti risparmiatori saranno tentati di sganciarsi, almeno in parte, dalla lira. Ma prima di varcare la frontiera con la Svizzera o la Francia, è bene riflettere. Ed è bene sapere che, anche senza andare all'estero, esistono valide alternative per investire nelle divise cosiddette forti: in marchi tedeschi o in fiorini olandesi. Un'alternativa è offerta da quelle obbligazioni in valuta estera, di cui esiste un'ampia gamma, che non solo sono liberamente comprabili da qualunque italiano, ma sono anche esenti da ogni imposta e assolutamente sicure, nel senso che i loro emittenti sono affidabilissimi. Si tratta delle obbligazioni della Banca Europea degli Investimenti (Bei), della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Birs o Banca mondiale), della Ceca e dell'Euratom. A queste si aggiungono poi quelle emesse all'estero da enti come le Ferrovie dello Stato o dallo Stato italiano stesso (le cosiddette Republic of Italy). E' di questa categoria di titoli, e delle loro caratteristiche, che merita parlare. Non vuole invece essere questa la sede per formulare previsioni sull'andamento delle singole valute nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. L'esenzione fiscale. In Italia queste obbligazioni sono generalmente note come eurobbligazioni (o eurobonds) esenti. Eurobbligazioni in quanto circolano sul mercato europeo dei capitali (il cosiddetto euromereato) e non in qualche Stato particolare. Esenti in quanto per gli investitori italiani godono di un trattamento fiscale privilegiato, interessante da più punti di vista. Primo perché gli interessi che pagano non sono soggetti a ritenuta fiscale. Secondo perché è molto probabile che non verranno tassati neanche in futuro, pure nel caso di un aumento della ritenuta fiscale applicata agli altri prestiti. Terzo perché non sono neppure soggette all'imposta sulle eredità e sulle donazioni. Di questi titoli ne esistono in diverse valute. A tasso variabile se ne trovano in marchi tedeschi, fiorini olandesi e dollari americani. A tasso fìsso ce ne sono anche in franchi svizzeri, franchi francesi, sterline, yen, dollari australiani ecc. I prossimi prestiti della Bei, Birs, Ceca ecc. non saranno più esenti dalla normale ritenuta del 12,5% che colpisce obbligazioni e titoli di Stato, perché un recente decreto (n. 372/1992 del 9 settembre scorso) ha abolito questa agevolazione per le nuove emissioni, ma non per quelle già in circolazione. Un esempio concreto. Il senso di un investimento in queste obbligazioni è semplice. Per evitare complicazioni prendiamo per esempio le Birs 7% 1-8-85/95 in marchi tedeschi, che quotano vicino alla pari e fruttano appunto il 7%, che però è un 7% in marchi e non in lire. Comprandone per 100 mila marchi si incasseranno ogni anno 7 mila marchi. Questo è certo. Quello che è incerto è il valore in lire di questi 7 mila marchi al 1° agosto del 1993, del 1994 e del 1995. E soprattutto è incerto il valore in lire dei 100 mila marchi che la Birs rimborserà al possessore dei titoli a scadenza, fra poco meno di tre anni. Per chi vive, e continuerà a vivere in Italia, quello che conta, in ultima analisi, è il risultato in lire dei propri investimenti. Acquistare un'obbligazione denominata in una valuta estera equivale dunque, per un italiano, a comprare un titolo indicizzato al cambio fra la lira italiana e quella valuta. L'orizzonte temporale. Questi titoli sono interessanti per chi desidera investire con un'ottica di medio termine. Diverso il discorso per chi vuole operare sul breve o brevissimo periodo. Per giocare sui cambi non c'è bisogno, e non conviene, procedere a un investi mento obbligazionario. Quindi non è il caso di comprare titoli della Bei, o Birs o Ceca, sui quali le banche ricaricano costi di intermediazione alquanto alti. Tanto vale comprare direttamente dei marchi o dei. dollari o dei franchi svizzeri. La scelta a monte. Resta però aperta un'altra questione. E infatti il caso di chiedersi, a monte, se sia veramente opportuno inve stire in una valuta cosiddetta for te. Il problema sorge per il diffe renziale fra i tassi. Prendiamo per esempio le Bei o le Birs a tasso va riabile in marchi tedeschi o fiorini olandesi. Attualmente rendono grosso modo intorno all'8,5%. Di per sé non è pochissimo, ma molto meno di quanto rendono alcune obbligazioni o titoli di Stato in lire. Anche dando per scontato un certo recupero delle quotazioni, si può far conto di trovare titoli italiani con rendimenti tendenziali a scadenza superiori al 17% netto. Investire a medio termine in marchi o in fiorini (ma anche in franchi svizzeri), significa dunque scommettere che tali valute si rivalutino di parecchi punti percentuali ogni anno. Può darsi che ciò capiti. Ma può anche darsi di no. Comunque negli anni passati le cose sono andate diversamente. Nonostante la recente svalutazione della lira nell'ultimo lustro gli investimenti obbligazionari in lire hanno reso di più di quelli in marchi. Beppe Scienza

Persone citate: Beppe Scienza

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Svizzera