Prandini: con me l'Anas era l'Oxford degli appalti

Prandini: con me l'Anas era l'Oxford degli appalti Prandini: con me l'Anas era l'Oxford degli appalti IO QUERELO» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Zamorani chi? Io questo signore non ho nemmeno il piacere di conoscerlo». Sotto il portico di casa, che è poi questa villona di Leno, venti chilometri da Brescia, un Gianni Prandini piuttosto arrabbiato, camicia a scacchi e golfone bianco, neppure aspetta la domanda. «Lo sistemerà il mio avvocato!», e si siede dietro la scrivania in legno, la vetrata sul giardino all'inglese, qualche funghetto bianco qua e là. «Gli appalti dell'Anas? Roba da Oxford!». Però che brutta domenica: piove, i titoloni da Tangentopoli, cattiverie in arrivo... Meglio stare al coperto, niente stadio, peccato perché il Brescia ha vinto bene... Tempi tristi per questo ex ministro bresciano e forlaniano: figurarsi, deve pure sorridere e benedire l'odiato Martinazzoli ormai segretario de. Zamorani, allora: chi è, uno che conta balle? «Parla dell'Anas questo signore. Bene, io sono stato ministro dei Lavori Pubblici dal 24 luglio '89 al 30 giugno '92. Non mi risulta nulla di quanto va dicendo. Magari conoscerà l'Anas meglio di me, difficile, però la mia gestione si è attenuta a criteri precisi e oggettivi. Tutti i lavori sono stati appaltati con il consenso della maggioranza del consiglio d'amministrazione dell'Anas, presieduto dal ministro, da me insomma». Zamorani dice appunto che tutto era in regola e però sotto c'era l'inghippo, insomma il giro di tangenti... «Questo signore dice che le aziende si mettevano d'accordo tra loro. Embè? Bella scoperta: proprio io mi ero impegnato nella nuova legge per la disciplina degli appalti, se non scioglievano le Camere avremmo una legge coi fiocchi». Zamorani aggiunge che all'Anas prendevano mazzette tutti, commessi compresi... «Ma dica a chi ha dato i soldi, faccia i nomi di chi li ha presi. In questo clima, affeimazioni di questo genere sono quanto meno da irresponsabile. Dica, dica chi ha pagato in vent'anni! Che polverone, come non bastasse quello che c'è già...». Con un certo fastidio, lei preferisce chiamarlo «questo signore». Ma Zamorani l'ha mai conosciuto? «Mai, né visto né conosciuto». Ne avrà sentito parlare. «In lontananza. Come presidente del Comitato per la salvaguardia di Venezia. Era attivo in quell'ambiente lì, amico di Nino Cristoforo area andreottian-dorotea». Lei lo vuol querelare, dice. Ha proprio deciso o siamo anco- / I r a nelle intenzioni? «Beh, deciderà il mio avvocato che è già al lavoro. Questo signore lascia intendere un mio intervento sui prefetti per ottenere le procedure d'urgenza e il ricorso a trattativa privata, che so? per rimettere a posto strade danneggiate...». E' falso, mai accaduto? «Mai! E doverosamente aggiungo che gran parte della spesa pubblica sfugge persino al controllo u.. la Corte dei conti. Ma non sono io a dirlo, è la Corte». E per la sua gestione, il suo triennio Anas? «L'Oxford degli appalti, anzi no, meglio scrivere che è stato fatto tutto il possibile. Ripeto: criteri oggettivi e precisi». Non è che dell'Anas esca un bel quadretto. Che ne dice? «Prima alla Marina Mercantile, due anni, poi ai Lavori Pubblici, ho sempre trovato ottimi servitori dello Stato. In un settore così delicato e complesso come i Lavori Pubblici, con un organico sotto del 60 per cento, ho verificato sempre impegno e onestà». Non le è venuta la tentazione di contattare i giudici? «E perché dovrei? Io sono tran- quillo. Sì, certo, anch'io mi sono letto le interviste di questo signore, ho letto la frase "se i giudici vanno avanti ne arrestano mille". Ma sono tranquillo,.sa?». É adesso riprendono le voci sul Prandini texano, sulle sue spese elettorali... «Spese elettorali? Alle ultime 280 milioni. Non ho mai chiesto una lira, non mi sono mai indebitato. Ho un'azienda agricola, sono assicuratore. Le voci? Mah!, forse ho avuto un grave limite: da buon bresciano ho dato più importanza ai fatti e alle parole piuttosto che all'immagine». Lei non è andato allo stadio, Martinazzoli nemmeno. Lei qui alle prese con questo Zamorani; Martinazzoli a casa, da buon avvocato, a preparare la sua prima requisitoria in Piazza del Gesù. Lei che gli ha sempre fatto la guerra, mica dirà di esser felice della scelta... «Io e Martinazzoli rappresentiamo due istanze politiche diverse. Credo di essere sufficientemente consapevole per capire che in questo momento le nostre divergenze si debbano sfumare per consentire alla de di costruire il nuovo». Però si ricorda, proprio un anno fa, la campagna elettorale per Brescia. Martinazzoli, nelle sezioni de, lei non lo nominava nemmeno, lo trattava come ora Zamorani. Diceva: «Non abbiamo più bisogno di avvocati»... «Ricordo, ricordo. Eravamo abituati ad essere maggioranza e ci siamo accorti che il mondo può andare avanti lo stesso senza di noi». La querela a Zamorani, Martinazzoli segretario. E Prandini, in questa domenica senza partita e con troppi seccatori, scoprì che degli avvocati c'è sempre bisogno. Giovanni Cerniti «Zamorani dica a chi ha dato mazzette, chi le avrebbe prese» Vmib L'ex ministro dei Lavori pubblici Gianni Prandini (foto grande) In alto Alberto Zamorani

Luoghi citati: Brescia, Leno, Oxford, Venezia