Se non ci sarà la giunta si salva solo l'anagrafe
Se non ci sarà la giunta si salva solo l'anagrafe Comune, crisi ormai da troppo tempo Se non ci sarà la giunta si salva solo l'anagrafe Bilancio tecnico o il commissario Il governissimo è sempre in alto mare Il grido d'allarme arriva dagli uffici finanziari di Palazzo Civico. Attenzione, dicono i funzionari, se entro il 30 novembre Giunta e Consiglio non approveranno il bilancio per il '93 il prefetto scioglierà l'assemblea comunale e indirà le elezioni. Il 30 novembre sembra lontano, ma di fronte ad una crisi comunale aperta, chi si prenderà la briga di predisporre un bilancio «politico», di fare scelte «impopolari», con il rischio di essere smentito dalla nuova maggioranza in gestazione? Nei prossimi giorni, annuncia 11 psi, gli assessori socialisti lasceranno la giunta. A quel punto, nel Consiglio del 12 ottobre, il sindaco darà le dimissioni. Sarà crisi ufficiale con i 60 giorni di legge per trovare un nuòvo sindaco e una nuova giunta. Ma dal 12 ottobre, il conto alla rovescia per il bilancio '93, avrà a disposizione soltanto 47 giorni. Osserva l'assessore alle Finanze, Sebastiano Prowisiero: «Se entro la metà di novembre non ci sarà una maggioranza, l'attuale amministrazione non potrà che basarsi sulle entrate certe: ossia sui 1200 miliardi che arriveranno per trasferimento dallo Stato e dalla Regione, più cento o 200 miliardi dell'Iciap e di altri incassi consolidati nel tempo. Non avremo più l'Invim, dovremmo poter disporre dell'Ici (la' tassa sugli immobili) e su una sorta di nuova Tasco». L'entità di queste ultime due imposte dovrà essere definita da decisioni ((politiche», che, dopo le dimissioni del sindaco, ossia dal 12 ottobre (e chissà fino a quando) non saranno possibili. Il Comune rischia così di avere un bilancio «tecnico» con la disponibilità per il '93 di 1400-1500 miliardi contro i 1860 miliardi del 1992. «Il che vorrà dire solo spese istituzionali: stipendi, riscaldamento, acqua, luce, telefoni e servizi come l'anagrafe e i cimiteri. Cadranno i contributi, spariranno mostre e concerti. Salvo approvare il conto economico con l'impegno di arricchirlo non appena ci sarà la nuova maggioranza, con il sistema dell'assestamento finanziario». Che cosa ne pensa il pds? «La situazione è certamente difficile - riconosce il segretario Sergio Chiamparino - per questo diciamo che bisogna trovare in fretta l'accordo per la nuova giunta». Con questa consapevolezza il comitato federale del partito di Occhetto, venerdì ha approvato, con un solo voto contrario e un astenuto su 95 presenti, il tentativo della segreteria e del gruppo consiliare di «rafforzare» il go- verno della città, entrando in una «grande coalizione» che comprenda cattolici, socialisti, laici e ambientalisti e che porti ad «un nuovo sistema politico», ossia all'elezione diretta del sindaco. «A quel punto - dice il pds si dovrà provvedere al rinnovo di tutti i Consigli comunali». Il primo «no» alla proposta della Quercia arriva dai verdi. «L'unica soluzione al degrado politico-amministrativo della città - afferma il capogruppo Gianni Vernetti - è la svolta vera, ossia una coalizione democratica tra sinistre, ambientalisti e laici che mandi la de all'opposizione. Non è possibile? Allora è meglio sciogliere subito il Consiglio e preparare nuove elezioni». Consultazione elettorale anticipata chiedono a gran voce anche i missini, perché, afferma il segretario Martinat, «sarebbe l'unico sistema per fare chiarezza». Insomma, mentre de, psi, pds e psdi tentano la carta dell'emergenza per allontanare lo spauracchio delle elezioni di Mantova, l'opposizione (compresa Rifondazione comunista) alza gli scudi contro «l'inutile ammucchiata». I tre consiglieri eletti nella Lega Nord (Farassino, Borghezio e Molino) stanno alla finestra e sorridono: le beghe altrui fanno il loro gioco. Giuseppe Sangicrgio Sebastiano Prowisiero (a sinistra) assessore de al Bilancio e Gianni Vernetti, capo gruppo dei Verdi
Luoghi citati: Mantova
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