Per formaggi e salumi cominciano i rincari

Per formaggi e salumi cominciano i rincari L'inquietudine dei consumatori di fronte all'impennata di alcuni prezzi Per formaggi e salumi cominciano i rincari Possibile che aumentino persino le olive liguri? E come si spiega, nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti, il rincaro di salumi e formaggi? La borsa della spesa si riempie di mc^ietudim, i lettori chiedono spiegazioni e prezzi chiari. Abbiamo messo a punto una verifica che esige una premessa. Nei mercati come nei negozi e nei supermarket, ciò che ora interessa è «tener duro», nella speranza che al caos attuale si sostituisca un minimo di chiarezza. Innegabili, nel frattempo, i rincari sulle 2000-5000 lire al chilo che stanno incidendo sulle importazioni. Contano più le previsioni che i listini, insomma, anche se la spesa quotidiana va salvaguardata. Da ricordare in proposito che lo stesso prodotto può avere prezzi diversi a seconda del punto di acquisto. Ad esempio, il «ricarico» delle «scatolette» alimentari nei negozi si aggira sul 25-27 per cento, contro il 17-19 di un supermarket e il 12-13 di un ipermercato, in grado di «rifarsi» con i vantaggi finanziari legati al suo rapido, gigantesco giro di merce. Così all'ipermercato italofrancese «Continente», per ora, salumi e formaggi sono invariati. Qualche prezzo: 41.900 lire il prosciutto «Parma», 16.900 quello cotto, 10.900 la spalla; 20.900 il salame crudo; 18.100 la fontina d'Aosta, 12.800 la mozzarella e la gorgonzola, 9900 il Brie, 10.300 l'Emmenthal francese e 13.500 quello svizzero. Una stasi non condivisa nelle migliori salumerie dove (invariato il prosciutto crudo di Parma) tutti i formaggi francesi sono già saliti di 200-400 lire l'etto e il salame crudo «Felino» di marca (ritoccato di 200-300 lire) tocca le 3000-3500, mentre il prosciutto cotto di qualità è passato a 3500-3600 lire da 31003200. Dice il presidente di categoria Mauro Rosada: «Al nostro livello, la differenza di cambio sulle importazioni a base di carne suina o di prodotti caseari si è fatta sentire immediatamente». A partire dalla «Berna» svizzera, impennata di circa mille lire e ieri venduta ieri sulle 16-17 mila lire in via Barbaroux e via Garibaldi. Fermi invece i prezzi del «made in Italy», dove spicca il ribasso sulle 600-700 lire dell'olio ligure, compreso l'extravergine di prima spremitura. Significa che dovremo tornare a «mangiare italiano» e, magari, ad accantonare sino a tempi migliori il prosciutto cotto a base di suini olandesi? Porta Palazzo, fedele al suo «pronto soccorso» della spesa, contesta l'ipotesi. Spiegano i bottegai: «Qui ci basiamo quasi totalmente su prodotti di importazione perché, anche se rincarati, restano meno costosi di quelli italiani. Noi dettaglianti, ad esempio, paghiamo 6 mila lire il fontal belga». Che però, fatto con latte in polvere, non consente paragoni con la fontina nostrana. Anche sui prodotti nazionali incide ima rilevante altalena di prezzi, legata a qualità e marchio. «Se è vero che il prosciutto cotto è aumentato di un buon 10 per cento, bisogna distinguere. Chi pretende l'ottimo "granbiscotto" della Rovagnati qui a Porta Palazzo ormai lo paga da 45 a 48 mila lire al chilo, chi invece si accontenta della "spalla" continua a spenderne 9900, come prima. E lo stesso per il salame, aumentato di circa 5000 lire il chilo: il medio va dalle 15 alle 18 mila, il migliore tocca le 29 mila». [1. r.] La svalutazione della lira incide sui prodotti importati: pagheremo di più anche il baccalà? FORMAGGI ESTERI +5,6% In salumeria i consumatori scrutano i cartellini dei prezzi: oggi quanto paghiamo?

Persone citate: Brie, Mauro Rosada, Rovagnati

Luoghi citati: Aosta, Parma