Riso, l'invasione arriva dai Tropici di Gianfranco Quaglia

Riso, l'invasione arriva dai Tropici IMPORTAZIONI Riso, l'invasione arriva dai Tropici La Cee esenta dai dazi Suriname e Guyana MILANO DAL NOSTRO INVIATO E' scoppiata la «guerra dell'Indica», il riso di origine subtropicale verso cui sono orientati i consumatori di quasi tutta Europa. La produzione italiana è minacciata da una massiccia importazione dai Paesi e territori d'Oltremare, ai quali la Cee ha concesso «l'esenzione da dazi doganali e tasse di effetto equivalente». Questo trattamento preferenziale ha già consentito l'afflusso dal Suriname e dalla Guyana di 19 mila tonnellate di prodotto semigreggio e semilavorato. Dura la reazione dei nostri risicoltori: temono che questa concessione spinga il mercato del riso a speculazioni sui prezzi. E' già intervenuto il ministro dell'agricoltura Giovanni Fontana, che al Consiglio dei ministri Cee ha sollevato formalmente il problema annunciando la richiesta della clausola di salvaguardia: sarà presentata alla prossima riu- nione prevista per metà ottobre. L'arrivo del prodotto dal Centro-America esentasse, è un «colpo basso» alla nostra risicoltura che da qualche anno sta compiendo sforzi per riconvertirsi e adeguarsi alle esigenze commerciali. Nella scorsa campagna sono stati prodotti circa 159 mila tonnellate di varietà Indica che rappresentano il 12 per cento dell'intero quantitativo. Continua, nel frattempo, la raccolta del cereale. La mietitura è in ritardo rispetto allo scorso anno, a causa delle condizioni del tempo non favorevoli delle ultime settimane. La produzione stimata su 217 mila ettari dovrebbe aggirarsi attorno a un milione e 300 mila tonnellate. Il 30 per cento sarà assorbito dal mercato italiano, mentre si prevede di vendere nell'ambito del Paesi Cee e sul mercato internazionale quasi tutta la rimanenza. In questa prima parte della campagna commerciale sono state registrate vendite per 90 mila tonnellate, ma le quotazioni sono inferiori di 3-5 mila lire rispetto al prezzo d'intervento (53.600 lire il quintale) stabilito dalla Cee, una soglia sotto la quale non si dovrebbe scendere. Il presidente dell'Ente nazionale risi, Leo Carrà, parla di «spinte ribassistiche non giustificate, e che vanno ben oltre i fisiologici livelli di assestamento». Eppure il settore risicolo italiano (che fattura circa mille miliardi) dovrebbe avere, almeno sulla carta, buone possibilità. Infatti fra i partner Cee che, come l'Italia producono riso, la Spagna ha ridotto le semine di 88 mila ettari; il Portogallo lo ha addirittura dimezzato passando da 32 mila a 16 mila ettari; con un forte taglio la Grecia è scesa sotto i 14 mila ettari e soltanto la Francia si è attestata sui 22 mila ettari. Per l'Italia (59 per cento delle superfici seminate nell'Europa comunitaria e il 57 per cento della produzione), si sono aperti più spazi di vendita. Ecco perché preoccupano le iniziative della Cee a favore delle importazioni esentasse: secondo i produttori 'italiani rischiano di ripercuotersi su tutto il settore. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Giovanni Fontana, Leo Carrà