Patti in deroga, l'Uppi non ci sta
Patti in deroga, l'Uppi non ci sta Cresce il costo dei mutui mentre le banche riducono i finanziamenti in valuta Patti in deroga, l'Uppi non ci sta Ipiccoli proprietari contestano i nuovi accordi ROMA. Non piace a tutti l'accordo sui patti in deroga con i contratti d'affitto. Ieri, dopo l'intesa raggiunta venerdì tra la Confedilizia e tre sindacati degli inquilini, è scesa in campo l'Uppi, l'unione dei piccoli proprietari immobiliari per esprimere il suo disaccordo. L'Uppi contesta la clausola secondo cui gli inquilini hanno un diritto di prelazione in caso di vendita dell'abitazione a loro affittata. «Questa clausola sostiene il segretario generale dell'Unione Pier Giacomo Carini - potrebbe indurre la proprietà a non attivare i patti in deroga e farebbe fallire la ripresa del mercato locativo che è il principale obiettivo della nuova normativa». Carini contesta anche che con l'accordo di venerdì sia stata completata la definizione dei patti in deroga, visto che martedì sarà il turno dell'Uppi di sottoscrivere un protocollo d'intesa con i sindacati degli inquilini. Ancora più dura la posizione dell'ex segretario dell'Uppi, Giuseppe Mannino, che parla dei patti in deroga come di «un nuovo equo canone peggiore di quello che si voleva abrogare». Ma Mannino minaccia anche la disubbidienza fiscale per le eccessive imposizioni sulla casa e contro «l'iniqua Isi e il balletto di notizie sulla nuova imposta comunale (Isi e Tasco) che per demagogia si vorrebbe far pagare soltanto ai proprietari». Intanto, con la situazione di tempesta per la lira sui mercati internazionali e l'alto livello dei tassi si preannunciano tempi duri. La maggior parte delle banche italiane, infatti, hanno aumentato i tassi di ingresso e, viceversa, chiuso i rubinetti dei mutui in valuta, soprattutto quelli in ecu. «Ma se gioisce - affermano gli esperti del settore - chi è riuscito ad accendere pochi mesi fa un tasso fisso oggi convenientissimo, viceversa è molto preoccupato chi, avendo optato per il tasso variabile, non sa ancora come verrà indicizzato il suo prestito». Una delle novità di queste ultime settimane è poi rappresentata dalla quasi «scomparsa» dei mutui in valuta: la difficoltà ad indebitarsi all'estero da parte di istituti di credito affermano gli operatori del settore - ha di fatto costretto le banche ad offrire col contagocce mutui in monete estere. Comunque sia, nel giro di tre mesi, da giugno a settembre, i tassi erogati per finanziare l'acquisto di una prima casa sono cresciuti anche del 4 per cento. A rilevarlo è la rivista Metroquadro che nel numero di ottobre pubblica una tabella dettagliata dei mutui offerti da alcuni istituti di credito operativi in Italia a seguito delle recenti vicende valutarie. La Bnl - afferma la rivista è ad esempio passata in tre mesi da un tasso semestrale del 7,40 per cento al 9,00 per cento (mutuo ordinario a tasso fisso), mentre il Credito Fondiario si è attestato ad una percentuale dell'8,75% (mutuo ordinario a tasso variabile), contro il 7,25 per cento di tre mesi fa. «Molte banche - si legge tra l'altro - non hanno addirittura ritenuto opportuno precisare le proprie condizioni di pagamento vista l'estrema variabilità da una settimana all'altra». [r. e. s.]
Persone citate: Giuseppe Mannino, Mannino, Pier Giacomo, Tasco
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